L’emergenza ratti in città non è solo un problema di igiene, ma anche di clima

Ogni notte, in moltissime metropoli del mondo, eserciti di roditori si aggirano tra tombini, marciapiedi e scantinati, mettendo in crisi le amministrazioni locali. Eppure, a leggere i dati di uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, esiste una spiegazione chiara – e piuttosto inquietante – di questo fenomeno: più  le città si surriscaldando, più i...

Feb 6, 2025 - 17:08
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L’emergenza ratti in città non è solo un problema di igiene, ma anche di clima

Ogni notte, in moltissime metropoli del mondo, eserciti di roditori si aggirano tra tombini, marciapiedi e scantinati, mettendo in crisi le amministrazioni locali. Eppure, a leggere i dati di uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances, esiste una spiegazione chiara – e piuttosto inquietante – di questo fenomeno: più  le città si surriscaldando, più i topi proliferano.

Il nuovo studio: riscaldamento urbano e topi in aumento

L’analisi, firmata da un team internazionale di ricercatori, ha passato in rassegna segnalazioni ufficiali e reclami pubblici in 16 grandi centri urbani (soprattutto in Nord America, ma anche in Asia ed Europa) nell’arco di oltre dieci anni.

I risultati non lasciano spazio a dubbi. “Le città dovranno integrare gli impatti biologici di queste variabili nelle future strategie di gestione”, avvertono gli autori. I dati mostrano che 11 metropoli su 16 hanno registrato un aumento significativo delle infestazioni di topi: in cima alla lista figurano Washington D.C., San Francisco, Toronto, New York City e Amsterdam. Seguono Oakland, Buffalo, Chicago, Boston, Kansas City e Cincinnati. Viceversa, Tokyo, Louisville e New Orleans hanno evidenziato un calo, mentre Dallas e St. Louis sono rimaste stabili.

Un problema di sanità pubblica ed economica

“Si tratta di un problema non da poco, dato che i ratti possono causare danni alle infrastrutture, rovinare i raccolti, contaminare le riserve di cibo”, spiegano i ricercatori. Le stime riportate nello studio parlano di danni economici di 27 miliardi di dollari all’anno solo negli Stati Uniti. Inoltre, i ratti “ospitano e trasmettono anche più di 50 patogeni e parassiti zoonotici alle persone, influenzando la salute pubblica in tutto il mondo”, fra cui leptospirosi, hantavirus e peste bubbonica.

A rendere la presenza dei topi così pericolosa è anche il fatto che questi animali siano estremamente adattabili. “I ratti urbani sono parassiti commensali che prosperano nelle città sfruttando le risorse che accompagnano le grandi popolazioni umane”. Se da un lato l’aumento delle temperature ne prolunga i periodi di attività e l’accoppiamento, dall’altro la crescita della densità abitativa garantisce una maggiore disponibilità di rifiuti alimentari.

Il ruolo del cambiamento climatico e delle isole di calore

Tra i fattori chiamati in causa nello studio, il più determinante appare il riscaldamento complessivo delle città, dovuto in parte al cambiamento climatico e in parte alla riduzione delle aree verdi, che intensifica il fenomeno delle isole di calore urbane. “Le città che hanno mostrato un maggiore aumento delle temperature, una maggiore urbanizzazione e un maggiore incremento nel numero di abitanti sono anche quelle in cui è stata registrata una più forte presenza di ratti”, si legge nella ricerca.

Tuttavia, la questione non riguarda soltanto i centri più densamente popolati. Il livello di urbanizzazione e l’esiguità di spazi verdi favoriscono ulteriormente la proliferazione: quando i roditori trovano temperatura ottimale e cibo abbondante, l’infestazione corre veloce.

Perché i veleni non funzionano

Il tentativo di arginare il problema si è spesso tradotto in un ricorso massiccio ai rodenticidi. Ma i dati sulla loro reale efficacia non sono confortanti. “Gli sforzi di controllo associati a questa ‘guerra ai ratti’ costano circa 500 milioni di dollari USA ogni anno”. Eppure, sottolineano gli studiosi, i numeri di topi continuano a crescere. “La città di New York, si legge nella pubblicazione, avrebbe aumentato l’utilizzo di rodenticidi tra il 2014 e il 2019, ma gli avvistamenti di ratti nello stesso periodo sarebbero aumentati”.

Oltre a non risolvere alla radice l’infestazione, l’impiego di veleni produce conseguenze negative, perché rischia di contaminare l’ambiente e le catene alimentari. E c’è anche un problema di sofferenza animale, sia per i roditori stessi, sia per i loro predatori naturali che ingeriscono prede avvelenate.

Soluzioni sostenibili: rifiuti, verde e lotta al riscaldamento globale

Non sorprende, dunque, che l’attenzione degli esperti si concentri su un approccio integrato di prevenzione.

La prima linea d’azione è la corretta gestione dei rifiuti: bidoni anti-roditori, riduzione degli scarti alimentari e raccolta differenziata più frequente. La seconda consiste nel proteggere, e possibilmente ampliare, gli spazi verdi urbani: avere parchi, giardini e tetti vegetati significa mitigare le isole di calore e, di conseguenza, creare condizioni ambientali meno favorevoli ai ratti.

Più a lungo termine, resta il nodo del cambiamento climatico: “Il controllo del cambiamento climatico in sé richiede normative collettive internazionali per limitare l’aumento del riscaldamento”, puntualizzano gli studiosi. Se le temperature nelle città continueranno a salire, liberando i roditori dai loro limiti termici, la battaglia potrebbe diventare ancora più difficile.

Prospettive future

Le città che finora hanno mostrato segnali di calo o stabilità nelle popolazioni di ratti – come Tokyo o New Orleans – sono anche quelle che hanno avviato politiche più incisive sull’igiene urbana e sul coinvolgimento della cittadinanza. Ogni contesto urbano, però, necessita di strumenti ad hoc, che comprendano monitoraggi regolari e interventi su più fronti.

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