Ti ricordi… Lothar Van Gogh, lo sconosciuto parente del pittore Vincent che fu (anche) uno straordinario calciatore

L'incredibile storia del calciatore dell'Haarlemsche che giocò pure in Nazionale olandese L'articolo Ti ricordi… Lothar Van Gogh, lo sconosciuto parente del pittore Vincent che fu (anche) uno straordinario calciatore proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 7, 2025 - 10:14
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Ti ricordi… Lothar Van Gogh, lo sconosciuto parente del pittore Vincent che fu (anche) uno straordinario calciatore

“Ho un parente calciatore che gioca pure in nazionale”: una frase del genere di solito metterebbe al centro dell’attenzione chi la pronuncia, roba di cui pavoneggiarsi. Esistono casi in cui la regola può essere invertita: un calciatore di massima serie e con presenze in nazionale adombrato da un parente più celebre, più famoso. Ragionamento valido adesso: Vincent Van Gogh lo conoscono tutti in tutto il mondo, Lothar Van Gogh presumibilmente nessuno.

Nasce in Indonesia, allora Indie Olandesi, a Sukabumi nel 1846. Lothar, figlio di Johannes Van Gogh, cugino di Vincent: qui i genitori hanno una piantagione di caffè. In età giovanile però Lothar, più che alla piantagione ed al caffè si interessa allo sport. In famiglia gli sportivi sono numerosi: Lothar e tutti i suoi fratelli, Jo, Frans e Were, giocano a calcio, ma anche a cricket, tennis e hockey.

Lothar è particolarmente bravo col cricket ad esempio, arrivando anche in quel caso in nazionale olandese: vestendone la maglia per ben diciannove volte. Ma è il calcio l’amore di Lothar, o di “Adè”, come viene soprannominato quando giocando nel Koninklijke Haarlemsche Football Club, squadra di Harlem conosciuta come il più antico club d’Olande. Qui si guadagna la stima di tifosi e compagni. Non riesce a vincere il campionato, con l’Hfc, ma nel 1912 grazie a si suoi gol (giocava da attaccante), la squadra riesce a vincere la coppa d’Olanda.

Nei libri che raccontano la storia dell’Haarlemsche, Lothar viene descritto come uno che “quando difendeva sembrava ipnotizzare i giocatori e la palla, lavorando in attacco da preciso calcolatore, grazie anche a un controllo completo della palla, un maestro della tecnica e della tattica come nessun altro”. Quei gol e quelle giocate in maglia biancoblù gli valgono anche la chiamata della nazionale orange: debutta contro il Belgio, in amichevole, segnando nei minuti regolamentari e anche ai tempi supplementari. La seconda partita è ancora contro il Belgio, dove però Lothar non riesce a far gol. Altri tempi per il calcio, però: i campi ai primi del novecento sono pesantissimi, gli allenamenti chissà, e dunque Lothar è costretto a fare i conti con pesanti infortuni alle ginocchia.

Non riuscendo a proseguire la carriera da calciatore, allora Lothar si cimenterà nell’hockey, raggiungendo anche in questo caso eccellenti risultati. Chiuderà poi con lo sport, tornando ad occuparsi delle attività di famiglia e diventando anche amministratore coloniale civile nelle Indie orientali olandesi. Ma anche quel pezzo di mondo verrà sconvolto dalla guerra, con Lothar Van Gogh catturato dalle forze giapponesi di occupazione durante la seconda guerra mondiale e rinchiuso in un campo di internamento a Cimahi, a Java, dove morirà.

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