Sanzioni di Trump contro la Corte penale dell’Aja, 79 Paesi la difendono. Non c’è l’Italia
E Roma attacca il tribunale sulla vicenda Almasri. Salvini e Tajani: “Dovrebbe essere indagato invece che indagare”. Il caso finisce al Parlamento europeo che ne discuterà in seduta plenaria
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New York. 7 febbraio 2025 – La Corte penale dell’Aja al centro dell’agenda politica e mediatica internazionale. Mentre il governo italiano polemizza sull’azione del tribunale in merito al caso Alamsri, arriva a sorpresa la mossa di Donald Trump. Il presidente Usa ha infatti ordinato sanzioni contro la Corte che ha la funzione di indagare e processare per i reati di crimini di guerra, crimini contro l'umanità, genocidio e aggressione.
La vicenda italiana non c’entra. C’entra invece il mandato di arresto spiccato dai giudici per il premier israeliano Benjamin Netanyahu, sospettato di crimini contro l’umanità nella guerra a Gaza. Netanyahu ha ringraziato, definendo il gesto dell’alleato “coraggioso". Ma l’ordine esecutivo di Trump punta il dito anche contro le indagini della CPI sui presunti crimini di guerra commessi dai soldati americani in Afghanistan. Va detto che né Usa né Israele sono membri della Corte penale internazionale, di cui fanno parte 125 Paesi (non aderiscono, tra gli altri, anche India, Iran, Egitto, Arabia Saudita, Turchia, Pakistan, Iraq, Libia e Sudan).
79 Paesi contro le sanzioni Usa, non c’è l’Italia
E oggi, in una dichiarazione congiunta, 79 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno condannato le sanzioni decise da Trump. Tra i firmatari non figura l'Italia, mentre sono presenti Francia, Germania e Spagna, oltre a, tra gli altri, Paesi Bassi, Grecia, Irlanda, Danimarca, Portogallo e, fuori dall'Ue, la Gran Bretagna.
I firmatari rappresentano i due terzi delle 125 nazioni che hanno ratificato lo Statuto di Roma che ha istituito la Corte Penale Internazionale. Nel documento si sostiene che le sanzioni degli Stati Uniti nei confronti dell'organismo internazionale "comprometterebbero in modo grave tutti i casi attualmente sotto inchiesta, perché la Corte potrebbe doversi trovare costretta a chiudere i suoi uffici sul campo". Il rischio, aggiungono i firmatari, e' anche quello di "erodere lo stato di diritto internazionale".
Le sanzioni
Ma in cosa consistono le sanzioni? Il testo del decreto firmato dal presidente degli Stati Uniti e diffuso dalla Casa Bianca, proibisce l'ingresso negli Usa ai funzionari, a dipendenti e agenti della CPI, nonché ai loro familiari più stretti e a chiunque sia ritenuto aver collaborato al lavoro investigativo della Corte. Prevede anche il congelamento di tutti i loro beni negli Stati Uniti.
Già nel precedente mandato il presidente degli Stati Uniti Trump aveva preso di mira Fatou Bensouda, allora procuratore della Corte.
Il monito Ue e Onu
Dal canto suo, la Corte ha reagito “condannando” le sanzioni Usa che “danneggiare il loro giudiziario indipendente e imparziale" dei propri funzionari. Per il presidente del Consiglio Ue, Antonio Costa, “minano il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso”. “L'ordine esecutivo rappresenta una seria sfida al lavoro della Cpi con il rischio di influenzare le indagini e i procedimenti in corso, anche per quanto riguarda l'Ucraina, incidendo su anni di sforzi per garantire la responsabilità in tutto il mondo" afferma invece un portavoce della Commissione europea.
“Rammarico” per l’iniziativa americana è stata espressa dall’Olanda. "Il lavoro della Corte e' essenziale per la lotta contro l'impunita'", ha affermato il ministro degli Esteri olandese Caspar Veldkamp su X. L'Onu ha chiesto agli Stati Uniti di revocare le sanzioni. "Deploriamo profondamente le sanzioni individuali annunciate ieri contro il personale della Corte e chiediamo che questa misura venga revocata", ha dichiarato la portavoce dell'Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani Ravina Shamdasani. Difficilmente le sue parole faranno breccia sul tycoon, che ha di fatto disconosciuto le Nazioni Unite, ritirando gli Usa dall’organizzazione.
L’Italia e il caso Almasri
In Italia intanto si infiamma il dibattito su una presunta indagine della Cpi a carico del governo italiano che ha liberato il comandante libico Almasri, accusato di stupri e torture, poco dopo l’arresto in ottemperanza a un mandato di cattura emesso proprio da L’Aja.
"Condivido le parole del ministro Tajani. Invece di indagare dovrebbe essere indagata", ha commentato oggi il vicepremier Matteo Salvini, plaudendo alle parole del collega. Il governo continua a fare muro dopo l’informativa in Parlamento. Nel frattempo la delegazione di Alleanza Verdi Sinistra al Parlamento Europeo ha presentato oggi un'interrogazione scritta alla Commissione Ue per denunciare il ruolo del governo italiano nella liberazione, ottenendo il dibattito in seduta plenaria.