Obiezione di coscienza climatica? Si può fare! La battaglia vinta da Gianluca Grimalda
Battaglia legale vinta per lo scienziato che si rifiuta di volare. Un riconoscimento dell'obiezione di coscienza per il clima. E un'iniezione di fiducia per l'attivismo L'articolo Obiezione di coscienza climatica? Si può fare! La battaglia vinta da Gianluca Grimalda proviene da Valori.
In tempi di magre soddisfazioni per i movimenti per il clima e di venti di negazionismo climatico che soffiano su entrambe le sponde dell’Atlantico, va salutata come una boccata d’ossigeno – e per di più di notevole spessore giuridico – la vicenda che si è da poco chiusa in Germania. La si può definire una climate litigation sui generis.
Gianluca Grimalda, il ricercatore licenziato per non aver preso l’aereo
Il protagonista è Gianluca Grimalda, ricercatore e scienziato per il clima che da anni si rifiuta di volare avendo sposato la filosofia del viaggio “lento”, a basso impatto ambientale, come forma di attivismo per il clima. Una scelta che era stata rigettata dal suo datore di lavoro, l’Istituto per l’Economia Mondiale (IfW) di Kiel, che lo aveva licenziato quando aveva rifiutato di volare per rientrare da un progetto di ricerca a Bougainville, in Papua Nuova Guinea. La vicenda, la prima del suo genere, aveva reso Grimalda un simbolo del climattivismo mondiale.
Dopo una disputa legale di oltre un anno, ora il Tribunale del lavoro regionale di Kiel gli ha dato ragione: il licenziamento è stato revocato e Grimalda è stato esonerato da qualsiasi violazione contrattuale. «Durante tutto il procedimento ho sempre pensato a cosa fosse meglio non tanto per me, quanto per tutto il movimento climatico», spiega Grimalda. «Per questo non ho cercato di portare il procedimento a giudizio, dove un’eventuale sconfitta sarebbe stata deleteria per il movimento, e ho accettato il patteggiamento. Ho pensato che avrebbe potuto risollevare un po’ gli animi».
Il sostegno ai movimenti per il clima: «Serve unità»
Oltre alla revoca del licenziamento, infatti, la buona notizia è che le parti hanno concordato un patteggiamento che permetterà a Gianluca Grimalda di effettuare una donazione di 75mila euro a vari movimenti per il clima. E questo significa che, di fatto, per gli attivisti la vicenda si è chiusa con una vittoria. «Da oggi in poi – sottolinea Grimalda – possiamo dire che, se in Germania un’impresa vuol licenziare un lavoratore che fa obiezione di coscienza climatica, sa che deve pagare almeno 75mila euro».
A beneficiare della donazione saranno principalmente i movimenti a cui Grimalda è più vicino, come Scientist Rebellion, Just Stop Oil, l’italiana Ultima Generazione e in generale quelli riuniti in A22 Network. Una parte dei fondi sarà donata anche a realtà come Extinction Rebellion e Fridays for Future, insieme a iniziative come il network globale Stay Grounded o il Fossil fuel Treaty. «Oltre a un’iniezione di fiducia, in questo modo vorrei dare un messaggio di unità. Perché ritengo sia importante che frange di attivisti più radicali e frange più moderate agiscano insieme, in quanto parlano a pubblici diversi», precisa Grimalda.
Questi fondi per gli attivisti climatici possono risultare particolarmente utili in un periodo in cui in vari Paesi, fra cui l’Italia, si respira aria di repressione per chi protesta – sebbene in modo non violento – per denunciare l’inazione sul clima. In tale contesto cresce il rischio di finire in carcere e crescono le spese legali da affrontare. Per esempio, quelle di Extinction Rebellion Italia (finanziate dal movimento nazionale, ma qualcuno potrebbe aver coperto anche di tasca propria) sono passate da 2mila a 21mila euro tra 2023 e 2024. E quest’anno si prevede cresceranno ancora.
Riconoscere il diritto all’obiezione di coscienza climatica
Tornando al punto giuridico, la vicenda di Gianluca Grimalda ha detto in pratica che l’obiezione di coscienza climatica si può fare. «È stato il primo passo – commenta Grimalda – verso il diritto all’obiezione di coscienza climatica. Ma non è l’ultimo, perché non rappresenta ancora un suo pieno riconoscimento legale». Il passo successivo potrebbe essere una sentenza su un caso di obiezione di coscienza climatica. O, ancor più, un pronunciamento sulla questione da parte della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Grimalda comunque non tornerà a lavorare per IfW. Le parti si sono accordate per una risoluzione consensuale del rapporto di lavoro e hanno riconosciuto l’impossibilità di proseguire, stanti le differenze di convinzioni ideologiche. Tra l’altro, se Grimalda fosse stato reintegrato, IfW in base al diritto del lavoro tedesco avrebbe potuto metterlo a lavorare obbligatoriamente di stanza a Kiel. Cioè senza più nessun viaggio di lavoro.
Appuntamento con Gianluca Grimalda a Milano e in libreria
Prima di tornare “lentamente” a Papua per i suoi studi, Gianluca Grimalda sarà a Milano sabato 8 febbraio (Cam Garibaldi di Via Strehler 2, ore 10:00) per la proiezione de “Il ricercatore”, un road movie sulla sua storia realizzato dal regista Paolo Casalis. L’evento è in collaborazione con la commissione Ambiente del Comune di Milano e vedrà la partecipazione di consiglieri dell’amministrazione meneghina.
In arrivo nei prossimi mesi anche un libro edito da Feltrinelli (“A fuoco. Il mondo brucia, è ora di disobbedire”), dove Grimalda racconta la sua storia ma parla anche di scienza climatica in tono divulgativo. E cita incontri e dialoghi tratti dai lunghi viaggi in cui ha attraversato continenti e conosciuto persone delle più diverse culture, che gli hanno raccontato come stanno vivendo i cambiamenti climatici. Un’esperienza da cui Grimalda ha ricavato una convinzione: «Sulle strade del mondo – conclude – la fratellanza universale si avverte. Non altrettanto alle Cop. Se le negoziazioni globali fossero affidate a gente comune, avremmo già un accordo sul clima da un pezzo».
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