La sapete la grande riforma invocata da sor Beppe Sala a Milano?
La Milano di Sala non è poi così amica della tecnologia (e della trasparenza). La lettera di Claudio Trezzano
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La Milano di Sala non è poi così amica della tecnologia (e della trasparenza). La lettera di Claudio Trezzano
Caro direttore,
scopro quest’oggi dal Sole24Ore che il progressista Beppe Sala, in pressing su Roma sia per la “salva Milano” sia per una norma sul terzo mandato (ovviamente estesa anche ai sindaci) ha chiesto un parere all’Autorità anticorruzione presieduta da Giuseppe Busia per capire se è possibile derogare agli obblighi di pubblicazione online di dati e documenti che una Pubblica amministrazione deve osservare per legge.
Ohibò, e perché?
Per proteggersi dalle Intelligenze artificiali che pescano a setaccio nomi, dati per allenarsi. Insomma, se ho capito bene, dati che per legge devono essere pubblici e dunque conosciuti da tutti potrebbero creare problemi se finissero nelle maglie delle Big Tech. Possibile sia così?
Leggo pure che Palazzo Marino proponeva diverse fantasiose soluzioni alternative quella più logica – data la natura della lagnanza – di procedere con la rimozione di tutto dai siti istituzionali, come per esempio «la creazione di aree riservate accessibili solo previa registrazione e autenticazione; o l’inserimento di clausole antiscraping nei termini di servizio dei siti; o il monitoraggio del traffico verso le pagine web per individuare eventuali flussi anomali di dati in entrata e in uscita; o interventi specifici sui bot, utilizzando – tra le altre – le soluzioni tecnologiche rese disponibili dalle stesse società responsabili del web scraping».
Fa ghignare che una città importante come Milano, ma anche assediata dai problemi come Milano (il caro casa e caro affitti, le periferie sempre più insicure, la corsa per le Olimpiadi invernali del 2026, ecc…) si alambicchi col problema dell’Ai che ti ruba e ti copia ciò che pubblichi sul Web perdendo anche tempo a inventarsi soluzioni che in certi casi mi paiono costose e di non facile realizzazione, in altri avrebbero come solo effetto quello di rendere meno agevole la lettura di documenti che per legge devono stare alla luce del sole. Beppe Sala dovrebbe spiegare pubblicamente, proprio in nome della trasparenza, perché se numeri, dati, nomi, stipendi possono essere letti da tutti non dovrebbero essere letti dalle Intelligenze artificiali. Quali problemi esistenziali creerebbe ai funzionari del Comune di Milano?
Tutto questo, peraltro, mentre proprio Milano vive un deficit di credibilità con la magistratura che, se il Parlamento glielo lascerà fare, intende scoperchiare cosa avvenisse alla commissione per il Paesaggio, alla Direzione urbanistica e allo Sportello unico edilizia, dato che secondo le tesi dei Pm che hanno bloccato decine e decine di cantieri (che Sala ha fretta di far ripartire con la Salva Milano, appunto) in città nel disinteresse apparente dei funzionari sarebbero sorte dal nulla vere e proprie torri nonostante i progetti presentati fossero ben altri, riguardassero semplici ristrutturazioni o i lavori sarebbero stati avviati sulla base di mere autocertificazioni. Naturalmente ai giudici – spero – l’opportunità di dire se le cose stiano davvero così, ma a noi cittadini la facoltà di continuare ad avere accesso a più dati possibili.
A mio avviso, in questa situazione un sindaco come Beppe Sala che si è sempre battuto per il green, per la città più vivibile ma anche per la Pubblica amministrazione più amica del cittadino, dovrebbe non solo essere il primo a non volere la Salva Milano che aumenterà in modo selvaggio le cubature con un’ulteriore cementificazione del territorio meneghino (non lo dico io: lo scrivono paesaggisti, giuristi, architetti, ecc), ma anche farsi promotore di una campagna votata alla trasparenza, attraverso la quale tutti gli atti, anche quelli che riposano nei cassetti, vengano pubblicati. Non perché credo sia giusto ma perché sarebbe consequenziale a quello che il primo cittadino ha sempre dichiarato ai milanesi in tutti questi anni.
Questa improvvisa paura di essere letti da ChatGpt e soci mi pare un po’ sospetta e anche farlocca.
Sicuramente è un tema sul quale i milanesi dovrebbero riflettere e che potremmo trattare sul magazine, con un tuo assenso direttore.
Nel caso, mi candido. Ma non come Beppe Sala.
Un caro saluto,
Claudio Trezzano