Trump “punisce” la Cpi: sanzioni e restrizioni sui visti a chi ha indagato su Usa e alleati. Netanyahu ringrazia, l’Ue attacca

Usa e Israele sono tra i Paesi che non riconoscono il tribunale dell'Aia. All'origine della decisione di Trump il mandato di arresto per Netanyahu, che anche Tajani - nel caso il premier israeliano venisse in Italia - ha definito "irrealizzabile". Il presidente del Consiglio europeo Costa: la decisione della Casa Bianca "minaccia l'indipendenza della Corte e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso" L'articolo Trump “punisce” la Cpi: sanzioni e restrizioni sui visti a chi ha indagato su Usa e alleati. Netanyahu ringrazia, l’Ue attacca proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 7, 2025 - 10:14
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Trump “punisce” la Cpi: sanzioni e restrizioni sui visti a chi ha indagato su Usa e alleati. Netanyahu ringrazia, l’Ue attacca

Una ritorsione sotto forma di sanzioni finanziarie e restrizioni sui visti a chi ha partecipato alle indagini su cittadini statunitensi o alleati. I destinatari dell’ultimo ordine esecutivo firmato da Donald Trump sono i funzionari della Corte penale internazionale e i loro famigliari: il presidente americano ha così deciso di punire con un ordine esecutivo l’organismo internazionale, per avere emesso i mandati di arresto per il premier Benjamin Netanyahu e l’ex ministro della Difesa Yoav Gallant. La Camera dei Rappresentanti aveva già approvato il mese scorso un disegno di legge che sanziona la Cpi, ma i democratici del Senato ne avevano bloccato l’approvazione. Il presidente americano ha dunque accusato di aver preso di mira in modo improprio gli Stati Uniti e Israele, che non sono tra i firmatari dello Statuto di Roma, e dunque non l’hanno mai riconosciuta. Da ricordare che anche il predecessore di Trump, Joe Biden, aveva biasimato la decisione dell’Aja, e preso le difese del governo di Tel Aviv: “L’emissione di mandati di arresto da parte della Cpi contro i leader israeliani è scandalosa – aveva detto -. Voglio essere chiaro ancora una volta: qualunque cosa la Cpi possa insinuare, non c’è equivalenza, nessuna, tra Israele e Hamas. Saremo sempre al fianco di Israele contro le minacce alla sua sicurezza”.

Ma se il premier israeliano Benjamin Netanyahu ringrazia pubblicamente Trump per la sua decisione “coraggiosa”, dall’Unione europea arriva la condanna all’ordine esecutivo. “Sanzionare la Cpi minaccia l’indipendenza della Corte e mina il sistema di giustizia penale internazionale nel suo complesso“, ha dichiarato il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, mentre un portavoce della Commissione Ue sottolinea che il provvedimento “rappresenta una seria sfida al lavoro della Cpi con il rischio di influenzare le indagini e i procedimenti in corso, anche per quanto riguarda l’Ucraina, incidendo su anni di sforzi per garantire la responsabilità in tutto il mondo”. “La Corte penale internazionale – ha proseguito – è di fondamentale importanza nel sostenere la giustizia penale internazionale e la lotta contro l’impunità. L’Ue sostiene la Corte penale internazionale e i principi stabiliti nello Statuto di Roma”, “monitorerà le implicazioni dell’ordine esecutivo e valuterà possibili ulteriori misure“. E anche dalla Cpi arriva la reazione di condanna per “l’ordine esecutivo volto a imporre sanzioni ai propri funzionari e a danneggiare il loro lavoro giudiziario indipendente e imparziale”.

Il mandato dei giudici dell’Aia è stato più volte dibattuto in questi mesi in Italia. Il vicepremier Tajani, già pochi giorni dopo la sentenza, aveva definito l’arresto “irrealizzabile, mentre a caldo il governo era andato in ordine sparso. Ma è stato lo stesso esecutivo israeliano a dichiarare di avere ricevuto rassicurazioni rispetto a Palazzo Chigi che il premier israeliano avrebbe goduto dell’immunità se fosse arrivato in Italia. E anche l’Europa non aveva reagito in maniera compatta: se da una parte Madrid e Londra avevano subito assicurato di rispettare la decisione della Corte, Berlino e Parigi si erano mantenute equidistanti rispetto alla delibera, dichiarando di esaminare “i passi da compiere”. Contro la Corte si era invece schierata l’Ungheria di Orban.

La soddisfazione del premier israeliano – “Grazie, Presidente Trump, per il suo coraggioso ordine esecutivo sulla Cpi – ha scritto su X Netanyahu -. Difenderà l’America e Israele da un tribunale corrotto, antiamericano e antisemita, che non ha alcuna giurisdizione o base per impegnarsi in azioni legali contro di noi”, si legge nel post. “La Corte penale internazionale ha condotto una campagna spietata contro Israele come prova per un’azione contro l’America. L’ordine esecutivo del Presidente Trump protegge la sovranità di entrambi i Paesi e i suoi coraggiosi soldati. Grazie, Presidente Trump”, ha aggiunto Netanyahu.

I mandati di arresto e il voto al Congresso – La mossa è legata a quanto successo lo scorso novembre, quando la Corte dell’Aja suscitò uno sdegno bipartisan a Washington per gli ordini d’arresto contro il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, il suo ex ministro della Difesa Yoav Gallant e i leader di Hamas, tutti accusati di crimini di guerra e contro l’umanità. Joe Biden criticò la Cpi per aver messo sullo stesso piano Bibi e l’organizzazione terroristica che attaccò Israele il 7 ottobre 2023. Una tesi riecheggiata da Trump nel suo provvedimento, che accusa l’organismo di aver creato “una vergognosa equivalenza morale”. La Camera Usa aveva approvato un disegno di legge per sanzionare la Cpi, ma la scorsa settimana i democratici del Senato l’avevano affondato, costringendo Trump a ricorrere ai suoi poteri esecutivi. Lo aveva già fatto nel suo primo mandato, nel giugno del 2020, due mesi dopo che la Corte aveva avviato un’inchiesta per presunti crimini di guerra in Afghanistan dal 2003 col possibile coinvolgimento delle truppe Usa. All’epoca la Casa Bianca aveva spiegato la decisione del presidente come parte del suo impegno “per proteggere i militari americani e la sovranità nazionale”, accusando la Cpi di essere “manipolata” da nazioni avversarie ed evocando il sospetto di corruzione per la sua procura. “Gli Usa – argomentò la Casa Bianca – non sono uno Stato membro dello Statuto di Roma e hanno ripetutamente rifiutato la rivendicazione di giurisdizione della Corte penale internazionale sul personale americano”. La Cpi “fu stabilita per accertare responsabilità in crimini di guerra ma in pratica è un organismo burocratico internazionale, inefficace e che non deve rendere conto a nessuno, che prende di mira e minaccia il personale americano e quello dei nostri alleati e partner”. “Nonostante i ripetuti inviti degli Usa e dei nostri alleati per una riforma – accusò la presidenza americana – la Corte penale internazionale non ha preso alcuna iniziativa per riformarsi e continua a perseguire indagini politicamente motivate contro noi e i nostri alleati, compreso Israele“.

(immagine d’archivio)

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