Perché Orcel cresce in Generali?
l giorno dopo le anticipazioni del Sole 24 Ore, Unicredit ha confermato in un comunicato ufficiale della banca guidata da Andrea Orcel di essere diventato il quinto azionista delle Assicurazioni Generali. Sul mercato ha messo insieme un pacchetto del 4,1% della compagnia triestina, a cui può aggiungere un altro 0,6% di capitale che ha in […] L'articolo Perché Orcel cresce in Generali? proviene da Iusletter.
l giorno dopo le anticipazioni del Sole 24 Ore, Unicredit ha confermato in un comunicato ufficiale della banca guidata da Andrea Orcel di essere diventato il quinto azionista delle Assicurazioni Generali. Sul mercato ha messo insieme un pacchetto del 4,1% della compagnia triestina, a cui può aggiungere un altro 0,6% di capitale che ha in portafoglio per gestire le coperture da investimento dei suoi clienti. In tutto dunque fa 4,7%, appena sotto la quota del quarto singolo azionista (4,8%) che è il gruppo Benetton.
Alle spalle, dunque, dei principali contendenti da due anni per il controllo di Generali che sono Mediobanca (13,10%), gruppo Del Vecchio (9,93%) e gruppo Caltagirone (6,92%). Nel suo comunicato, la banca di Orcel ci tiene a precisare che «UniCredit non ha un interesse strategico in Generali e rimane pienamente concentrata sull’esecuzione del piano UniCredit Unlocked, sull’offerta di scambio in corso su Banco BPM e sull’investimento in Commerzbank».
Ora è difficile credere che si metta insieme un costoso pacchetto di Generali solo come investimento speculativo per godere del buon andamento del titolo.
Quando Orcel sostiene che non «ha interesse strategico» per la compagnia triestina manda in realtà un messaggio sia ai contendenti che a parte della classe politica di governo che vorrebbe mettergli i bastoni fra le ruote nella sua proposta di acquisto della Banca popolare di Milano. Al contrario di quanto ci si poteva immaginare visti gli storici rapporti finanziari, in Generali, Unicredit non si schiera al fianco di Mediobanca. Ma non si schiera nemmeno con i suoi avversari, Caltagirone e Del Vecchio. Orcel lancia un messaggio chiaro: «non mi schiero, non entro strategicamente in una guerra, ma potrei farlo da un momento all’altro». Quel pacchetto è quindi una pistola messa sul tavolo, con la sicura ben innestata. Ma è pronta a sparare se dovessero essercene le condizioni.
Il messaggio di Orcel sembra essere rivolto sia al governo che alla sua parte di maggioranza più critica con la sua offerta su Bpm, e cioè la Lega di Matteo Salvini e una parte di Fratelli di Italia.
Già nei primi giorni del lancio dell’offerta su Bpm era circolata l’ipotesi di un governo pronto a usare il Golden power, ritenendo Unicredit una banca non più italiana e l’operazione stessa un favore ai francesi, compresi quelli di Credit Agricole che controllano il 15 per cento di Bpm. Se non avrà bastoni fra le ruote su quel fronte, Unicredit non ostacolerà (e quindi in qualche modo favorirà) quell’operazione Mps-Mediobanca che ha sullo sfondo proprio la presa di controllo sulle Generali che due anni fa non era riuscita per un pelo alla cordata Del Vecchio-Caltagirone-Benetton.
Ma se il governo di Giorgia Meloni dovesse mettersi di traverso a Unicredit sul fronte Bpm, allora la musica sarebbe diversa, e quel pacchetto Generali diventerebbe se non «strategico», sicuramente un’arma di difesa pronta a sparare cartucce pesanti.
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