Dazi Usa del 920% sugli anodi cinesi? Rischio caro-batterie

Il 31 gennaio, l’International Trade Commission (Itc) americana ha votato a favore del proseguimento delle indagini antidumping e compensative sul materiale anodico attivo proveniente dalla Cina. Questa decisione prepara il terreno a possibili dazi doganali fino al 920% sulle importazioni di grafite e di altri componenti chiave per le batterie al litio dalla Cina verso […] The post Dazi Usa del 920% sugli anodi cinesi? Rischio caro-batterie first appeared on QualEnergia.it.

Feb 4, 2025 - 14:15
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Dazi Usa del 920% sugli anodi cinesi? Rischio caro-batterie

Il 31 gennaio, l’International Trade Commission (Itc) americana ha votato a favore del proseguimento delle indagini antidumping e compensative sul materiale anodico attivo proveniente dalla Cina.

Questa decisione prepara il terreno a possibili dazi doganali fino al 920% sulle importazioni di grafite e di altri componenti chiave per le batterie al litio dalla Cina verso gli Stati Uniti.

Tariffe del genere potrebbero avere effetti dirompenti sull’intera filiera dei veicoli elettrici (EV) Usa e sullo sviluppo di un’industria domestica degli Stati Uniti legata alla produzione di anodi per batterie.

Al centro della scena c’è Elon Musk, nella sua problematica doppia veste di proprietario di Tesla, il colosso americano delle auto elettriche, e di responsabile del nuovo dipartimento dell’efficientamento governativo (Doge) americano.

Come capo del Doge, Musk può influenzare pesantemente come, in quali settori e in quali agenzie governative ridurre la spesa pubblica, compresi i contratti con aziende private come Tesla e altre imprese da lui controllate.

Il Doge non può interferire direttamente con il processo decisionale dell’Itc, ma Tesla e Musk si sono già posti alla guida di un fronte che contesta l’imposizione di dazi di tale portata, denunciando il rischio di aumenti significativi di costo per i consumatori e di rallentamenti negli investimenti destinati a nuove fabbriche di batterie negli Usa.

Le indagini dell’Itc e il rischio di dazi fino al 920%

Gli anodi attivi sono gli elettrodi negativi, usati nelle reazioni che spostano gli ioni di litio durante la carica e la scarica, elementi fondamentali per le batterie agli ioni di litio.

Secondo l’Itc, l’industria statunitense potrebbe subire un “danno materiale o una minaccia di danno” a causa di prezzi cinesi ritenuti ingiustamente bassi e di possibili sussidi statali che agevolano i produttori del Paese asiatico.

Secondo le stime preliminari, queste misure potrebbero sfociare in dazi sino al 920%. Un valore che, se confermato, inciderebbe pesantemente sui costi di produzione delle batterie, rischiando di più che raddoppiare il prezzo finale dei sistemi al litio.

L’anodo, infatti, rappresenta circa il 10-15% del costo complessivo di una batteria, corrispondente a un valore stimato di 15 $/kWh su un costo totale di 120 $/kWh. Con una tariffa di oltre il 900%, il solo anodo potrebbe rincarare a oltre 135 $/kWh, portando il costo totale della batteria a circa 255 $/kWh, ha scritto Justin Clare di Roth Capital Partners in una nota.

In base alla procedura prevista, il Dipartimento del Commercio Usa dovrà esprimersi in via preliminare il 12 marzo 2025 per la componente compensativa e poi il 26 maggio per la componente antidumping. Le decisioni finali potrebbero comunque richiedere più tempo, specialmente se nel frattempo le parti coinvolte cercheranno un accordo.

L’importanza strategica della grafite

Oltre agli anodi attivi in generale, una questione chiave è quella legata alla grafite, fondamentale per la conduzione di elettricità all’interno delle celle agli ioni di litio.

La Cina ne è il principale produttore mondiale. Le importazioni di grafite cinese negli Stati Uniti sono già soggette a un dazio del 25%, ma l’azione dell’Itc potrebbe portare le tariffe a livelli molto più elevati.

I produttori statunitensi, che hanno ottenuto finanziamenti e prestiti in base a politiche federali come l’Inflation Reduction Act, sostengono che i concorrenti cinesi mantengano artificialmente bassi i prezzi, ostacolando la crescita di un’industria americana degli anodi e della grafite.

Secondo queste aziende, i dazi aggiuntivi sarebbero indispensabili per dare al settore la stabilità finanziaria necessaria a svilupparsi e a ridurre la dipendenza dalla Cina (Quest’anno un’auto elettrica su quattro arriverà dalla Cina).

Molti operatori privati, come Syrah Resources in Louisiana o Epsilon Advanced Materials nel North Carolina, hanno dichiarato che senza politiche di protezione non sono in grado di competere con le importazioni a basso costo dalla Cina.

La posizione di Tesla e il fronte contro le tariffe

Sul fronte opposto, Tesla ed Elon Musk si stanno battendo per bloccare o mitigare i nuovi dazi.

Già in passato, Tesla e altre aziende avevano ottenuto esenzioni sulle prime tariffe applicate dall’amministrazione Trump, ma tali esenzioni non sono state prorogate sotto la presidenza di Joe Biden. Ora, con la prospettiva di dazi che superino il 900%, Tesla teme un impatto eccessivo sui propri costi di produzione e sul prezzo dei veicoli elettrici.

Nelle audizioni all’Itc, i manager di Tesla hanno sottolineato come la costruzione di una filiera domestica di materiali critici, in particolare la grafite, non sia un processo immediato. La purezza richiesta per l’impiego nelle celle delle batterie è molto elevata, e la catena di fornitura cinese detiene un vantaggio competitivo sia in termini di competenze che di capacità produttiva, hanno detto.

Secondo Tesla, l’imposizione di dazi giganteschi non accelererebbe la creazione di un’industria per anodi e grafite negli Usa, ma rischierebbe piuttosto di frenare gli investimenti e alzare i prezzi per i consumatori.

Le aziende che si oppongono alle tariffe sottolineano anche il potenziale aumento di costo per l’intera filiera EV. Un forte rincaro dei prezzi dei materiali di base, infatti, rallenterebbe l’adozione dei veicoli elettrici sul mercato di massa, e potrebbe compromettere gli obiettivi ambientali ed economici di espansione del settore, secondo Tesla.

Conflitti di interesse

La battaglia sulla grafite e sul materiale anodico cinese avviene in un clima politico prevedibilmente ad “altissima tensione”, non solo rispetto alla Cina, ma anche all’interno della stessa amministrazione Trump.

Dopo essere diventato uno dei principali sponsor finanziari e di immagine del neo-presidente Usa e avere assunto poi posizioni influenti all’interno della “transizione” governativa, Musk si trova ora a difendere gli interessi del proprio gruppo industriale contro la linea dura dello stesso Trump contro la Cina.

Pur essendo nominalmente responsabile del Doge, non è chiaro se formalmente Musk sia un “dipendente” federale, cosa che lo assoggetterebbe alle leggi sul conflitto di interessi, e che gli impedirebbe di prendere posizione su questioni riguardanti le sue aziende.

“È un conflitto evidente, il problema è che non sappiamo se è nel governo o se ne è fuori”, ha dichiarato, riferendosi a Musk, Richard Painter, professore di diritto societario all’Università del Minnesota, e consulente etico della Casa Bianca durante la presidenza di George W. Bush.

In questo contesto, la possibile nomina di Howard Lutnick a Segretario del Commercio potrebbe incidere in modo decisivo sull’esito delle indagini della commissione.

Lutnick e Musk hanno lavorato a stretto contatto durante la transizione di Trump, trascorrendo settimane nella tenuta di Trump a Mar-a-Lago, in Florida, per valutare vari aspetti della nuova amministrazione. Musk aveva anche appoggiato Lutnick per la carica di segretario al Tesoro, poi andata a Scott Bessent.

Lutnick, coordinatore della strategia dei dazi di Trump, in sede di conferma al Senato, ha usato toni molto duri contro la Cina, lasciando intendere di essere favorevole a una politica tariffaria volta a proteggere l’industria nazionale dei minerali critici.

Da un lato, la spinta di Lutnick verso un approccio più aggressivo potrebbe velocizzare la nascita di un’industria dell’anodo “Made in Usa”. Dall’altro, l’influenza di Musk, la sua vicinanza a Lutnick e il suo ruolo nello staff presidenziale sollevano perplessità su possibili influenze politiche e conflitti di interesse in una procedura che dovrebbe mantenersi indipendente e trasparente.

Le prospettive per l’industria delle batterie Usa

La questione dei dazi si intreccia con le iniziative governative a favore della produzione interna di componenti critici per le batterie. L’obiettivo è ridurre la dipendenza dalla Cina e consolidare una filiera nazionale, sia a tutela della sicurezza energetica che per alimentare occupazione e crescita industriale.

Tuttavia, come evidenziato da Tesla e altri operatori, la creazione di un’industria dell’anodo richiede tempi di sviluppo, competenze e infrastrutture che non possono essere costruiti dall’oggi al domani. “Ulteriori dazi non accelererebbero questo processo”, ha dichiarato Dinesh Swamynathan, responsabile di Tesla per la catena di fornitura delle celle per batterie.

Le aziende favorevoli alle tariffe puntano, dunque, sul fatto che dazi più alti possano proteggere questo neonato settore domestica. Gli oppositori mettono in guardia dai rischi di rincari eccessivi, dannosi per i produttori di veicoli elettrici e i consumatori finali.

E nel frattempo, la transizione energetica si fa sempre più urgente, con lo sviluppo e il dispiegamento delle batterie che riveste un ruolo cardine nella lotta ai cambiamenti climatici. Resta da vedere se gli Usa riusciranno a trovare una soluzione che mantenga l’equilibrio fra la protezione dell’industria nazionale dei materiali di base e la salvaguardia del mercato EV, che continua a crescere nonostante Trump.

Sembra certo comunque che la questione sull’inasprimento dei dazi contro gli anodi e la grafite cinesi rappresenti una prima “resa dei conti”.

È cioè un primo test dell’influenza che Musk riuscirà realmente ad esercitare su un terreno irto di conflitti di interesse, e che potrebbe segnare la direzione che prenderanno i rapporti fra Trump e Musk in vari altri settori presidiati dal capo di Tesla: dai satelliti, ai social media, dall’intelligenza artificiale alle infrastrutture di trasporto.The post Dazi Usa del 920% sugli anodi cinesi? Rischio caro-batterie first appeared on QualEnergia.it.