Pensione con 41 anni di contributi: i pro e i contro

Come si può andare in pensione con 41 anni di contributi? I possibili canali agevolati, i vantaggi e gli svantaggi della scelta e un esempio di quanto si prende mensilmente

Feb 3, 2025 - 22:46
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Pensione con 41 anni di contributi: i pro e i contro

Il mondo della previdenza è ricco di percorsi differenziati per l’accesso all’agognata pensione. Specialmente al sopraggiungere dei 60 anni, ma anche prima, non mancano i lavoratori e le lavoratrici che iniziano a porsi, con una certa insistenza, le seguenti domande: posso andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica? Quali sono le alternative per l’ingresso in quiescenza, senza aspettare di raggiungere l’età pensionabile della pensione di vecchiaia ordinaria?

Ebbene, tra i canali agevolati, troviamo quelli per l’accesso al trattamento pensionistico, cogliendo il requisito dei 41 anni di contributi regolarmente versati. Di seguito vedremo insieme quali sono – in concreto – queste soluzioni e come avere la pensione con 41 anni di contributi.

Inoltre, evidenzieremo quali sono i pro e i contro della scelta e proveremo infine a rispondere alla seguente domanda: quanto prende un pensionato con 41 anni di contributi? Se vuoi saperne di più, e soprattutto se ambisci ad andare in pensione prima dei 67 anni di età, prosegui nella lettura: troverai alcune informazioni che ti potranno tornare utili per il tuo futuro previdenziale.

Pensione con 41 anni di contributi, ecco quando

Anche nel 2025 la pensione di vecchiaia rimane il principale itinerario previdenziale, avente i requisiti dei 20 anni di anzianità contributiva e del compimento dei 67 anni di età anagrafica. In particolare, quest’ultimo requisito è fissato dalla legge al fine di garantire la sostenibilità del sistema pensionistico e rispondere a una varietà di fattori demografici, economici e sociali (come ad es. l’aumento dell’aspettativa di vita).

Ma, come anticipato in apertura, vi sono diverse alternative per ritirarsi dal lavoro prima di questa età – e con 41 anni di contributi per la pensione. Ricapitoliamole in sintesi:

  • pensione anticipata ordinaria (legge Fornero), con la precisazione che tale anzianità contributiva varrà – anche per il 2025 – per le sole lavoratrici, dipendenti o autonome, ossia 41 anni con 10 mesi di contributi (e finestra mobile trimestrale). Mentre gli uomini avranno bisogno di un anno di anzianità contributiva in più. Inps ricorda che il meccanismo si applica agli iscritti all’Ago, a forme sostitutive o esclusive dell’Ago, alla Gestione Separata, che abbiano maturato requisiti contributivi utili;
  • grazie a Quota 41 precoci, chi – uomo o donna – ha versato almeno 12 mesi di contributi da lavoro effettivo, prima dei 19 anni di età anagrafica, potrà accedere alla pensione anticipata con 41 anni di contributi. Tuttavia per accedere sarà necessario anche rientrare in una di specifiche categorie svantaggiate o con condizioni lavorative meritevoli di specifica tutela (ad es. caregiver o addetti ad attività usuranti come ad es. i muratori o gli infermieri). Si applica ai lavoratori iscritti all’Ago, alle forme sostitutive o esclusive della stessa, con anzianità contributiva al 31 dicembre 1995;
  • con Quota 103 (prorogata dalla legge di Bilancio 2025) è invece possibile andare in pensione con 41 anni di contributi, senza alcuna differenza tra uomo e donna, e il compimento di almeno 62 anni di età (con applicazione di una soglia massima all’assegno fino a 5 volte il trattamento minimo Inps, fino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia ordinaria). Quota 103 può essere richiesta da tutti i lavoratori autonomi, dipendenti privati, pubblici e dagli iscritti alla gestione separata Inps anche per il tramite del cumulo gratuito dei periodi contributivi.

Vantaggi del ritiro dal lavoro con 41 anni di contributi

Vediamo ora quali sono i pro e contro del pensionamento con 41 anni di contributi? Conviene sempre? Proviamo a distinguere nei termini seguenti, iniziando con i lati positivi:

  • l’uscita anticipata dal mondo del lavoro permette, appunto, di smettere prima di lavorare e – quindi – di avere più anni di pensione rispetto a chi attende la pensione di vecchiaia (67 anni);
  • ritirarsi prima permette di troncare definitivamente lo stress lavorativo, che può affliggere specialmente chi si avvicina alla terza età e vorrebbe dedicare più tempo ad altre attività, hobby o interessi;
  • il canale preferenziale della Quota 41 precoci è “premiante” per taluni lavoratori e lavoratrici ritenuti particolarmente meritevoli dal legislatore;
  • i meccanismi sopra visti permettono di svolgere attività integrative del reddito, senza il peso di un lavoro full-time. Attenzione però, l’agevolazione vale soltanto per i titolari di pensione anticipata ordinaria (al pari dei titolari della pensione di vecchiaia), perché specifiche limitazioni al cumulo dei redditi valgono, infatti, per i titolari di Quota 41 precoci e di Quota 103.

Svantaggi del ritiro dal lavoro con 41 anni di contributi

Ecco di seguito i principali aspetti negativi dell’ingresso in quiescenza, scegliendo uno dei meccanismi sopra riportati:

  • importo dell’assegno più basso, perché in generale pensionarsi in modo anticipato porta ad accumulare meno contributi. Il coefficiente di trasformazione sarà inferiore rispetto a chi si lavora più a lungo. Aggiornato periodicamente da Inps sulla scorta dell’aspettativa o speranza di vita, tale coefficiente è una percentuale che converte il montante contributivo accumulato in pensione annua lorda e, in particolare, è legato all’età di pensionamento perché più una persona va in pensione in là con gli anni, più tale coefficiente sarà maggiore (e maggiore sarà l’importo della pensione);
  • Quota 41, come visto, si applica oggi soltanto ad alcune persone, i cd. lavoratori precoci (l’ipotesi della Lega è infatti finora rimasta tale). Mentre per quanto riguarda Quota 103, oltre alla non “strutturalità” della misura e al divieto di cumulo con altri redditi, c’è un tetto all’importo fino al raggiungimento dell’età per la pensione di vecchiaia.

Non dimentichiamo poi che il sistema contributivo penalizza chi percepisce stipendi elevati, riducendo l’ammontare della pensione rispetto al reddito da lavoro. Tale situazione potrebbe essere particolarmente evidente con l’accesso ai meccanismi di cui sopra.

Con 41 anni di contributi quanto prendo di pensione

A questa ricorrente domanda non è possibile – evidentemente – esprimere una risposta universale, ma si possono dare alcuni chiarimenti. L’ammontare della pensione dipenderà da fattori chiave come il sistema di calcolo (contributivo, retributivo o misto), il montante contributivo accumulato, il coefficiente di trasformazione ed eventuali penalizzazioni o incentivi. 

Ad esempio nella pensione anticipata ordinaria l’ammontare sarà basato sul sistema misto (lavoratori con contributi prima del 1996), senza necessità di ricalcolo integrale contributivo penalizzante. La pensione potrebbe essere stimata, in concreto, in circa 1.900-2mila euro lordi al mese per una retribuzione media di circa 30mila euro lordi annui.

Concludendo, per saperne di più sulla propria situazione previdenziale personale e prospettare distinti scenari pensionistici, è disponibile – in questa pagina – il simulatore “Pensami” di Inps. Immettendo pochi dati anagrafici e relativi alla contribuzione, lo strumento fornirà infatti le informazioni relative alle pensioni alle quali è possibile accedere sia nelle singole gestioni previdenziali, sia cumulando tutta la contribuzione.