La Bce taglia ancora i tassi Il futuro? «Guardiamo i dati»

Politica monetaria. L’istituto abbassa il costo del denaro per la quinta volta, ma non prende impegni sulle prossime mosse. Lagarde: sappiamo la direzione dei tassi, «non tempi e sequenza» La Bce, come previsto e scontato dai mercati, ha ridotto ieri i tassi di riferimento portando quello sui depositi, che è il più importante per banche, […] L'articolo La Bce taglia ancora i tassi Il futuro? «Guardiamo i dati» proviene da Iusletter.

Feb 2, 2025 - 14:07
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La Bce taglia ancora i tassi Il futuro? «Guardiamo i dati»

Politica monetaria. L’istituto abbassa il costo del denaro per la quinta volta, ma non prende impegni sulle prossime mosse. Lagarde: sappiamo la direzione dei tassi, «non tempi e sequenza»

La Bce, come previsto e scontato dai mercati, ha ridotto ieri i tassi di riferimento portando quello sui depositi, che è il più importante per banche, famiglie e imprese, al 2,75% dal 3%. Quello che invece la Bce non ha fatto è impegnarsi sulle prossime mosse. Il comunicato delle decisioni di politica monetaria è risultato pressoché identico a quello dello scorso dicembre. Non ci sono state sorprese: la Bce continua a non vincolarsi a un particolare percorso dei tassi e prende decisioni di volta in volta a ogni riunione con un approccio guidato dai dati.

A poco sono servite le domande insistenti dei giornalisti sulla forward guidance, su tagli da 25 o da 50 punti base, sulla distanza che resta tra i tassi attuali e il tasso terminale. La presidente Christine Lagarde è stata irremovibile. Ha solo confermato che la direzione si conosce (discesa dei tassi) ma che «i tempi, la sequenza e la dimensione dei tagli» saranno stabiliti di riunione in riunione. Lagarde ha anche affermato con vigore che è prematuro discutere già da ora di tasso naturale (terminale, o neutrale): resta ancora parecchia distanza da coprire per arrivare fino a quel punto. Lagarde si è limitata a far sapere che il 7 febbraio verrà reso noto un box che uscirà nel prossimo bollettino economico e che conterrà una «revisione» sul tasso neutrale: ma non è detto che questa nuova analisi darà la forchetta tra l’1,75% e il 2,25% indicata da Lagarde a Davos (rispetto all’1,75% e 2,50% di un’analisi Bce di circa un anno fa). Le decisioni di politica monetaria, va detto, non sono calibrate sul tasso neutrale, che è un indicatore con corridoio, troppo impreciso, che ha un’enorme dispersione e che si basa su incertezze statistiche e molteplici modelli con stime contrastanti e di ampia varietà. Quel che importa alla Bce è la verifica, di riunione in riunione, dell’andamento dell’inflazione rispetto alla politica monetaria: se l’inflazione tra due anni è troppo alta, significa che la politica monetaria è stata troppo accomodante, se l’inflazione è troppo bassa significa che la politica monetaria è stata

troppo restrittiva.

In risposta alle domande sulla forward guidance, Lagarde con tono secco ha sentenziato che sarebbe «irrealistico» tornare alle indicazioni prospettiche ora perché «l’incertezza sta aumentando in questo momento». La forward guidance è utilizzata dalle banche centrali quando uno scenario è quasi del tutto certo: come quando la Bce ripeteva che le condizioni di finanziamento sarebbero rimaste restrittive finché necessario.

Sono tanti gli scenari più o meno probabili e molto diversi tra loro che compongono l’ampio ventaglio degli andamenti futuri possibili dell’inflazione e dell’economia, di questi tempi di grandi incertezze. Lo scenario base delle proiezioni macroeconomiche della Bce e degli esperti dell’Eurosistema, che è tra tutti il più probabile, è quello di un’inflazione che tornerà al 2% nel corso di quest’anno e attorno a quel livello si stabilizzerà in maniera durevole. Per questo, il processo disinflazionistico «è ben avviato», come confermato ieri. Ma resta aperto il rischio della stagflazione, quando cioè l’economia va male e l’inflazione inizia a salire. È uno scenario molto

improbabile ma non può essere scartato del tutto. Le tariffe di Donald Trump, inoltre, possono far aumentare l’inflazione negli Usa, ma se la Cina dovesse decidere di dirottare il suo eccesso di capacità produttiva in Europa, con prezzi scontati sui beni industriali, l’inflazione nell’area dell’euro scenderebbe. Lagarde sui dazi ha detto che al momento non c’è nulla di concreto sul quale poter discutere.

La Bce resta quindi prudente. Ieri il Consiglio direttivo non ha discusso neppure se ridurre i tassi di 50 centesimi in alternativa ai 25, come ha puntualizzato Lagarde rimarcando che la decisione «è stata presa all’unanimità».

Il fatto che non se ne sia discusso ieri, tuttavia, non significa che una riduzione di mezzo punto non possa essere decisa alla prossima riunione (ha pesato molto ieri il brutto dato sulla stagnazione dell’economia nell’area dell’euro nel quarto trimestre che è risultato inferiore al +0,2% delle proiezioni di dicembre, come il rischio recessione in Germania e l’Italia allo zero per cento da due trimestri): tutte le opzioni sono sul tavolo, come anche quella di non tagliare i tassi. Tutto dipenderà dai dati, e alla prossima riunione in marzo la Bce potrà basarsi sulle nuove proiezioni macroeconomiche, su due rilevazioni dell’inflazione e altro.

Oltre al fronte caldo dei dazi, la Bce infine segue con una certa preoccupazione – per il rischio di instabilità finanziaria – le mosse di Donald Trump nel mondo delle cripto. Lagarde ha chiarito che il Bitcoin non entrerà nelle riserve delle banche centrali dell’Eurosistema perché non ha le caratteristiche richieste di liquidità e sicurezza, e perché è associato al riciclaggio di denaro sporco e alla criminalità organizzata.

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