Ditta scelta per il ribasso. Ma dopo l’ingresso alla Rdb i tecnici si ’spaventano’

L’offerta dell’azienda era di poco la più vantaggiosa, però mancava esperienza. Cottimo e turni di 14 ore: ombre sulla terza impresa che produceva prefabbricati.

Feb 7, 2025 - 07:51
 0
Ditta scelta per il ribasso. Ma dopo l’ingresso alla Rdb i tecnici si ’spaventano’

Perché proprio la Rdb? Una società, per gli inquirenti, "senza esperienza" nel realizzare maxi interventi come per il supermercato Esselunga di via Mariti. Una società, stando alle indagini, priva di requisti tecnici, forza lavoro e attrezzatura adeguata per affrontare un progetto di questa portata. Perché? A rispondere uno dei responsabili delle società committenti: "Non era tra le imprese conosciute, non ci avevo mai lavorato prima, ma forniva l’offerta più conveniente economicamente". Anche se di poco, in confronto alle altre proposte. Questioni di soldi. Ma anche di "fama". Prima del fallimento, la Rdb era infatti considerata "uno dei cinque o sei migliori prefabbricatori dell’Italia settentrionale", spiega un collega.

Le aspettative, però, sono state fin da subito disattese. Quando responsabili e tecnici incaricati dai committenti si sono presentati nello stabilimento della Rdb si sono infatti "spaventati". Era fine aprile del 2023. La sede era quella di Alseno (Piacenza). E al suo interno, durante il sopralluogo, il gruppetto in trasferta da Firenze si è trovato di fronte a una società "disorganizzata" e nessuna "struttura solida" ancora costruita. Il contratto con la Rdb Ita, al momento della vista, era già stato stipulato. E non sono bastati i "casseri" vecchi e non all’altezza di garantire la qualità dei prodotti o le "attrezzature" fatiscenti a far saltare il banco. Rdb, alla fine, ha costruito quella trave, la TL309-2P, che il 16 febbraio scorso è crollata nel cantiere di via Mariti, causando la morte di cinque operai.

Sulla paternità dei prefabbricati la procura, e i testimoni ascoltati, sollevano comunque delle perplessità. A una società terza, non indagata, sarebbe stato infatti affidato l’80 per cento della produzione della Rdb Ita. L’incarico, si legge nelle carte, era stato frutto "verosimilmente di una scelta aziendale legata a risparmio di costi e razionalizzazione del personale". Tante, secondo tecnici e dipendenti ascoltati dai pm, le ombre sulle qualità di questa azienda. I suoi lavoratori non "avevano un’adeguata esperienza e formazione". Alcuni imparavano con il tempo "ma ci volevano anni e solo uno su sei era in grado fin dall’inizio di eseguire i lavori assegnati".

Cottimisti e di origine nordafricana, i dipendenti della società terza lavoravano per turni anche di 14 ore. Tutto per rispettare la tabella di marcia che la Rdb Ita chiedeva, per, a sua volta, non sforare i tempi di consegna dei prefabbricati. Il risultato? Spesso, svelano alcuni teste, nel cantiere di via Mariti "si verificavano problemi legati alla qualità e alle dimensioni dei pezzi prodotti". A volte non era perfino possibile "montare le travi", a causa delle dimensione sballate. Sulle putrelle erano poi effettuate delle "limature in cantiere", e in alcuni episodi sono state anche rispedite allo stabilimento di produzione perché troppo "difformi".

I campanelli di allarme erano tanti. E rumorosi. La produzione della Rdb Ita, al termine della catena di montaggio, risultava spesso "non di livello adeguato". Anche per la troppa "autonomia" fornita ai cottimisti. Passaleva, l’ingegnere fiorentino indagato, era molto critico per l’operato della Rdb e avrebbe "rinviato in stabilimento molti manufatti". Un tecnico incaricato del montaggio della Italprefabbricati, spiega però che a un certo punto è diventato "necessario accelerare la produzione per l’esigenze del cantiere di via Mariti". Da quale momento sono aumentati le visite allo stabilimento da parte anche di referenti dei committenti. La Rdb era molto pressata, si legge.

Proprio il cantiere di via Mariti, ad oggi sotto sequestro poiché a rischio di nuovi crolli, in teoria, previa concessione del tribunale, potrebbe tornare a disposizione della società Villata. Che dovrà rimettere in sicurezza tutta l’area, con approvazione del Comune di Firenze (nello specifico del genio civile). Quando? Ancora presto per dirlo.

Pie.Meca