DeepSeek funziona e costa poco, trauma a Wall Street

Il Nasdaq ha perso il 3,1%: Nvidia ha chiuso in calo del 17%, un ribasso che vale seicento miliardi di dollari di capitalizzazione in meno. La startup cinese DeepSeek, partendo da zero o quasi, è riuscita in due mesi a mettere in azione il suo primo modello V3 basandosi su 2.048 acceleratori di IA: spesa totale 6 milioni di dollari. Gli Stati Uniti imporranno presto tariffe sui chip di semiconduttori, sui prodotti farmaceutici e sull'acciaio prodotti all'estero per costringere i produttori a produrre nel Paese, ha dichiarato Trump.

Feb 2, 2025 - 14:01
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DeepSeek funziona e costa poco, trauma a Wall Street

Oggi, alla fine di gennaio del 2025, l’intelligenza artificiale sta vivendo lo stesso trauma vissuto nell’ottobre del 1957 dall’industria aerospaziale statunitense al momento del lancio dello Sputnik: a far riferimento alla messa in orbita del satellite sovietico è stato ieri uno dei decani degli investimenti in nuove iniziative imprenditoriali nell’high tech, Marc Andreessen. La scoperta che esiste una via low cost all’intelligenza artificiale generativa ha scardinato le assunzioni dell’industria, in particolare quella sull’orgia di investimenti necessari alla realizzazione di una rete di data center alimentati da chip ultra potenti, ultra sofisticati e ultra energivori. Il mercato ne ha preso atto e ha castigato principalmente i grandi beneficiari della corsa all’intelligenza artificiale. Il Nasdaq ha perso il 3,1%: Nvidia ha chiuso in calo del 17%, un ribasso che vale seicento miliardi di dollari di capitalizzazione in meno. Broadcom -17%. Tra le magnifiche sette del tech, sono state penalizzate quelle che più hanno promesso di spendere nell’AI, come Alphabet, -4%. Apple, che ha tenuto sul tema un profilo più basso, è stata vista come titolo difensivo, +3%.

Le aree del mercato azionario trascurate in questi mesi di festa sfrenata di acquisti sul tema dell’intelligenza artificiale, si sono prese una rivincita. Il Dow Jones ha chiuso in rialzo dello 0,65%.

La startup cinese DeepSeek, partendo da zero o quasi, è riuscita in due mesi a mettere in azione il suo primo modello V3 basandosi su 2.048 acceleratori di IA: spesa totale 6 milioni di dollari. ChatGPT di OpenAI, solo per addestrare il suo ultimo modello di chatbox, che a differenza del V3, ragiona e riflette, ha investito cento milioni di dollari.

Con un altra piccola spesa, qualche milione, DeepSeek ha poi messo a punto il modello di dialogo con l’utente R1, quello che oggi è in cima all'App Store di Apple, superando ChatGPT. Barrons li ha provati, interrogandoli su argomenti di varia natura: l’esito del confronto è un pareggio. In aggiunta DeepSeek ha reso il suo modello open source e ha pubblicato i suoi metodi in due white paper dettagliati, il che significa che altri ricercatori potrebbero replicare i suoi risultati.

"R1 di DeepSeek è un modello notevole, soprattutto per quello che può offrire a quel prezzo. Continueremo ovviamente a offrire modelli migliori. Rinvigorisce avere un nuovo competitor". Lo afferma Sam Altman, l'amministratore delegato di OpenAI, la startup a cui fa capo ChatGPT. "Continueremo a eseguire la nostra roadmap per la ricerca", ha aggiunto Altman.

Le borse dell’Europa, poco o nulla esposte al tema della corsa all’intelligenza artificiale, hanno tenuto le posizioni, il Ftse Mib ha perso lo 0,04%. Sono scese le società dei semiconduttori e hanno sofferto le aziende beneficiarie degli investimenti per il potenziamento delle reti elettriche al servizio dei data center. I future anticipano un avvio di seduta sulla parità. Oggi viene pubblicato il Bank Landing Survey della BCE.

Gli Stati Uniti imporranno presto tariffe sui chip di semiconduttori, sui prodotti farmaceutici e sull'acciaio prodotti all'estero per costringere i produttori a produrre nel Paese, ha dichiarato lunedì il presidente Donald Trump. "Guarderemo ai prodotti farmaceutici, ai farmaci, ai chip, ai semiconduttori, all'acciaio e ad altre industrie", ha dichiarato Trump, intervenendo al ritiro dei repubblicani al Trump National Doral, in Florida. Trump ha dichiarato di voler imporre dazi anche sul rame e sull'alluminio prodotti all’estero. "Se volete smettere di pagare le tasse o i dazi, dovrete costruire il vostro impianto proprio qui in America", ha dichiarato Trump.

Scott Bessent, il prossimo ministro del Tesoro sarebbe a favore dell'introduzione di tariffe universali sulle importazioni statunitensi a partire dal 2,5%, secondo quanto riportato dal Financial Times. La tariffa aumenterebbe dello stesso importo ogni mese.

Le dichiarazioni sui dazi, in aggiunta alle indiscrezioni del Financial Times, hanno portato a un apprezzamento del dollaro sulla maggior parte delle altre valute.

In Asia, è iniziato il lungo periodo di chiusura delle borse della Cina. Il Nikkei di Tokyo perde l’1,2%.

Banco BPM - Unicredit bisticciano sul premio relativo al prezzo dell’ops lanciata da Gae Aulenti. Secondo la banca di Piazza Meda, infatti, «ogni riferimento al prezzo di Banco Bpm al 6 novembre è inappropriato e non pertinente perché, in tale data, questo non incorporava i risultati del terzo trimestre della banca, l’operazione annunciata su Anima e l’investimento in Mps. Tali elementi, come già affermato nel comunicato del 17 dicembre, sono rilevanti perché hanno un impatto essenziale sul valore della banca». Non solo. La stessa Bpm sottolinea che nella sua nota UniCredit «precisa che il premio del 14,8% è calcolato sulla base dei prezzi di mercato dei due titoli al 6 novembre; al contrario, il comunicato diffuso da Unicredit in data 13 dicembre rappresentava che la valorizzazione di 6,657 euro - determinata sulla base del prezzo ufficiale del 22 novembre - «incorpora un premio pari al 14,8% rispetto al prezzo ufficiale delle azioni Bpm rilevato al 6 novembre 2024 (pari a 6,408 euro)» ma «tale calcolo risultava erroneo, in quanto il confronto tra i due valori si traduce in un premio del 3,9%».

Mediobanca/Banca MPS. Per S&P, l’offerta della banca guidata da Luigi Lovaglio "è un’ulteriore prova del forte interesse delle banche per le fusioni e acquisizioni in Italia”. "Riteniamo inevitabile il consolidamento del settore bancario italiano, in quanto la maggior parte delle banche cercherà probabilmente di ottenere ulteriori economie di scala e una migliore diversificazione dei ricavi per migliorare la propria capacità reddituale, investendo sempre più nell'innovazione. Su questo fronte, tutti i recenti annunci sono coerenti con la tendenza che vediamo per il settore. Detto questo, il successo delle passate fusioni e acquisizioni tra banche in Italia è stato altalenante" osservano. "Dato il premio marginale incorporato nel tasso di cambio inizialmente proposto, nonché la reazione iniziale del mercato, riteniamo che sia troppo presto per dire se la transazione Mps-Mediobanca e la combinazione finale delle due banche italiane si realizzeranno. Continueremo a monitorare gli sviluppi dell'offerta - concludono - e, se dovesse andare in porto, valuteremo il potenziale impatto di tale operazione sul profilo creditizio di Mediobanca.