Portafoglio Rischio Bilanciato, Orizzonte Temporale Breve | Analisi
Caso studio: come costruire un Portafoglio Rischio Basso, Orizzonte Temporale Breve L’orizzonte temporale “Breve” (che nella presente trattazione considero congruo ad un investimento il cui risultato va valutato dopo un minimo di 1 anno ed un massimo di 3 anni) serve ad investire quelle risorse e disponibilità economiche che, pur non essendo necessarie per altra […]
Caso studio: come costruire un Portafoglio Rischio Basso, Orizzonte Temporale Breve
L’orizzonte temporale “Breve” (che nella presente trattazione considero congruo ad un investimento il cui risultato va valutato dopo un minimo di 1 anno ed un massimo di 3 anni) serve ad investire quelle risorse e disponibilità economiche che, pur non essendo necessarie per altra destinazione in maniera imminente, devono rendersi potenzialmente disponibili in un prossimo futuro.
Uno dei caratteri della scelta di questo orizzonte d’investimento non è legato alla sua “consigliabilità” o “sconsigliabilità” per ottenere risultati (cosa che si azzardano ad affermare alcuni ‘consulenti’), bensì all’estremizzazione dei caratteri del “rischio”.
Il rischio è un concetto generalista che aggrega elementi di volatilità dei valori, di potenziale illiquidità degli investimenti, di possibilità di non ottenere il rendimento atteso oppure di riportare anziché un guadagno una perdita di valore delle risorse impiegate o assoluta o relativa all’inflazione.
Questa premessa serve a capire quanto si renda complesso iniziare a parlare di “portafoglio bilanciato” in particolare o anche di investimento a rischio “consistente” con un orizzonte temporale basso.
Il proporre oggi un’allocazione del rischio “BILANCIATA” di “Breve Termine” è quindi più un’astrazione ed un compromesso, che una trattazione esaustiva del tema.
L’approccio del gestore di un patrimonio di fronte ad una simile sfida deve, a mio avviso, contrapporre l’aspettativa di rendimento e l’assunzione di rischio in maniera simmetrica, ma è proprio dell’orizzonte temporale “breve” estremizzare il rischio (ovvero uno scenario negativo ha avuto storicamente poco spazio di ‘recupero’ sia in termini di potenziale perdita che di obiettivo di rendimento atteso) senza favorire le aspettative di rendimento.
Valutazioni strategiche
Una maggiore diversificazione rispetto alle asset allocation che abbiamo trattato precedentemente (ovvero il rischio basso e rischio moderato di breve termine) è una chiave importante per cercare di equilibrare quel rischio potenzialmente ‘imponderabile’ nel processo di equo bilanciamento, senza rinunciare a varie fonti di rendimento che anche in 1-3 anni possiamo cercare di portare a casa.
Questo è il motivo per cui nello scenario “bilanciato” solo 1/3 del capitale verrebbe da me impiegato in quella ‘asset class’ definita come “liquidità” che investe in strumenti monetari remunerati oppure in titoli di debito a rimborso quanto più possibile “certo” ed a scadenza congrua con l’orizzonte temporale breve, che sono indispensabili a stabilizzare il portafoglio nel breve termine.
Allo stesso tempo solo la metà di questa quota di liquidità verrebbe da me impiegata in capitale di rischio (azionario) dato che il ciclo di recupero delle azioni è usualmente ampiamente superiore ai 3 anni e non potremmo ‘bilanciarne’ il rischio in un periodo così breve.
Propongo quindi la seguente asset allocation.
33% liquidità suddivisa per:
- un terzo (11% circa) in strumenti monetari veri e propri (pura remunerazione del capitale, come un conto deposito)
- per il resto in titoli di Stato di buon merito creditizio con scadenza inferiore all’orizzonte temporale d’investimento (quindi massimo 3 anni)
16,5% in azionario suddiviso tra:
- azioni in euro di paesi dell’Eurozona (che abbattono il rischio valutario) per un 7,5% circa
- 5% in azioni del Nord America
- 1% o 2% al massimo in titoli azionari di paesi emergenti
- il resto suddiviso tra azionario di altre aree del mondo quali l’oriente evoluto e le economie del Pacifico oppure l’investimento in materie prime (raccomandando la preferenza, in questo caso, di metalli preziosi quali l’oro fisico).
Il restante 50% del capitale viene bilanciato con il ricorso ad un paniere di strumenti di capitale di debito (obbligazioni) ben diversificato:
- 30% in titoli di Stato possibilmente di durata finanziaria non superiore a 5-6 anni, evitando se non per quote assolutamente marginali l’esposizione al rischio di investimenti in valuta estera
- 15% in obbligazioni societarie per 2/3 prediligendo gli emittenti di buon merito creditizio (cosiddette emissioni “investment grade”), per 1/3 potendo investire anche su titoli più speculativi (“high yield”) sempre rispettando i medesimi criteri di durata finanziaria;
Il restante 5,5% del capitale può essere investito in obbligazioni di paesi emergenti, preferendo per almeno 4/5 di tale investimento le emissioni governative di buon merito creditizio e solo per un quinto residuo emissioni societarie o speculative.
Questa asset allocation da me proposta: 1/3 in liquidità, 1/6 in capitale di rischio, metà in obbligazioni suddivise al 30% per titoli governativi, 15% societari ed un marginale ventesimo circa del capitale in emissioni di economie emergenti, che rendimento avrebbe garantito e quale bilanciamento offerto nel passato più o meno recente?
Valutazioni storiche
Nei 12 anni precedenti alla fine del 2024 questo portafoglio avrebbe perfettamente bilanciato tutte le componenti di rischio principali: azionario, tassi d’interesse, inflazione, mantenendo la capacità di un ‘ritorno’ dell’investimento nell’orizzonte temporale breve.
Si può stimare una crescita del capitale investito tra il 30 ed il 33% in 12 anni, che è esattamente pari all’inflazione di periodo (bilanciamento del rischio ‘inflazione’) nonostante la grave crisi del capitale di debito ed il picco d’inflazione che avrebbe affrontato l’investimento tra l’estate del 2021 e la fine del 2022.
La crescita annua composta di un investimento per 5/6 del capitale in titoli di di debito dalla durata finanziaria non lunga (per non esporsi al rischio tassi d’interesse!) ha affrontato oltretutto in questi 12 anni l’altra grande sfida della bassissima remunerazione del capitale (liquidità) e delle obbligazioni brevi.
Queste hanno presentato per lunghi periodi rendimenti nulli o negativi, mentre questo portafoglio avrebbe restituito una crescita media annua composta di periodo tra il 2,5% ed il 3%.
In realtà se l’investimento non tenesse conto del forte “Shock” del 2022 con un’inedita uscita da rendimenti negativi delle obbligazioni alimentata da una fiammata inflattiva, il rendimento medio annuo composto di questo investimento, nonostante la scarsissima redditività del capitale di debito tra il 2015 ed il 2021, avrebbe ampiamente superato il 3% annuo, ma, soprattutto sarebbe stata superiore al suo ‘rischio’ inteso come volatilità ed oscillazione dei valori del patrimonio di brevissimo termine (quindi il cosiddetto “Indice di Sharpe” avrebbe mantenuto un valore superiore a 1, considerato estremamente positivo).
Pur affrontando la ‘dura prova’ del 2022 il massimo storico, toccato nel dicembre del 2021, sarebbe stato recuperato al termine del primo trimestre del 2024, quindi, anche qui, il rischio mercato (ovvero il rischio che eventi sfavorevoli dati dal contesto di mercato delle azioni o delle obbligazioni) è stato bilanciato all’interno dell’orizzonte temporale dei 3 anni.
In generale la forte diversificazione delle obbligazioni avrebbe portato la flessione massima, nel corso dell’anno 2022, a livelli inferiori al 10% (più precisamente tra il 8% e il 8,5% a seconda degli asset selezionati per comporre il portafoglio finale). E questo, in 12 anni, sarebbe stato l’unico anno negativo dopo il 2018 (con una flessione annuale pari circa al 2%).
Questo portafoglio che può apparire ‘prudente’ e che è indubbiamente tale per chi dispone di un orizzonte d’investimento superiore a quel “BREVE TERMINE” che, come abbiamo detto, ‘estremizza le caratteristiche del rischio’ mostra quindi un’esposizione se non bassa ma bilanciata al rischio per investimenti che devono rimanere ‘corti’ e ‘stabili’.