Chi ci guadagna davvero? L’ombra delle lobby dietro l’iniziativa del latte nelle scuole italiane

Anche quest’anno torna il programma Latte nelle Scuole, un’iniziativa, nelle intenzioni dei promotori, di “educazione alimentare destinata agli alunni delle scuole primarie” finanziata dall’Unione Europea e realizzata dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. L’obiettivo è “incoraggiare il consumo di latte e derivati tra i bambini”.  Negli ultimi anni, infatti, il consumo di...

Feb 3, 2025 - 23:27
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Chi ci guadagna davvero? L’ombra delle lobby dietro l’iniziativa del latte nelle scuole italiane

Anche quest’anno torna il programma Latte nelle Scuole, un’iniziativa, nelle intenzioni dei promotori, di “educazione alimentare destinata agli alunni delle scuole primarie” finanziata dall’Unione Europea e realizzata dal Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste. L’obiettivo è “incoraggiare il consumo di latte e derivati tra i bambini”.  Negli ultimi anni, infatti, il consumo di latte e latticini è in costante diminuzione.

Come funziona?

Le scuole primarie che aderiscono al progetto ricevono gratuitamente latte fresco, yogurt (anche delattosato) e formaggi, permettendo agli alunni di assaggiarli in un contesto guidato. Le degustazioni sono accompagnate da attività volte a far conoscere ai bambini i benefici di questi alimenti e le diverse modalità di consumo.

Il programma non coinvolge solo gli studenti, ma anche famiglie e insegnanti, affinché il percorso non si limiti all’ambiente scolastico, ma prosegua anche a casa. Per questo, sono previsti corsi di formazione per i docenti e giornate tematiche con attività didattiche interattive, aperte anche ai genitori.

Il latte non è la sola fonte di calcio e proteine

Un’iniziativa in apparenza elogiabile, dunque, ma che, a ben guardare, ci lascia invece alquanto perplessi perché, sebbene il latte sia una fonte di calcio e proteine, non è l’unico né il migliore alimento per ottenere questi nutrienti. Verdure a foglia verde (come cavolo riccio e rucola), legumi, frutta secca e semi (come mandorle e sesamo), tanto per fare un esempio, forniscono calcio in quantità adeguata senza gli svantaggi del latte, come la presenza di grassi saturi e potenziali problemi digestivi.

Una parte della popolazione, infatti, ha sviluppato un’intolleranza al lattosio o è allergica alle proteine del latte. Anche se il programma offre yogurt delattosato, ciò non risolve il problema della sensibilità alle proteine del latte.

A ciò si aggiunge il fatto che studi recenti hanno sollevato dubbi sul consumo regolare di latticini, collegandolo a un aumento del rischio di acne, disturbi ormonali e possibili effetti negativi sulla salute ossea in eccessive quantità. In più non è dimostrato il “mito” che il latte sia essenziale per la salute delle ossa.

Un’iniziativa guidata da interessi economici?

Il programma Latte nelle Scuole sembra più un’iniziativa anacronistica e guidata da interessi economici. Insomma, una strategia per contrastare il calo del consumo di latte e sostenere l’industria lattiero-casearia, piuttosto che un’iniziativa di educazione alimentare basata su evidenze scientifiche moderne.

Ma chi ci guadagna davvero? La distribuzione gratuita di latte e derivati è finanziata dall’Unione Europea e realizzata in collaborazione con enti legati al settore agricolo e commerciale (Unioncamere e Camere di Commercio), il che solleva interrogativi sulla reale indipendenza delle scelte nutrizionali promosse.

L’iniziativa, inoltre, non tiene conto dell’impatto ambientale dell’industria lattiero-casearia, che è una delle principali fonti di emissioni di gas serra e consumo di risorse idriche. Promuovere il latte senza educare i bambini sulla sostenibilità delle loro scelte alimentari appare fuori luogo in un’epoca in cui le nuove generazioni sono sempre più consapevoli delle problematiche ambientali. Questo gia ci sembra sufficiente, senza neanche voler considerare questioni etiche, legate al benessere delle mucche negli allevamenti intensivi (e non).

La frutta nella plastica: incoerenze nei programmi scolastici

Cosi, ci viene in mente un altro esempio di iniziativa discutibile nelle scuole italiane: la distribuzione di frutta confezionata in plastica monouso, promossa anch’essa come un progetto di educazione alimentare finanziato dall’Unione Europea. Questa scelta, oltre ad essere un controsenso dal punto di vista ecologico, trasmette un messaggio sbagliato ai bambini: un alimento naturale e sano come la frutta viene privato della sua forma originale, impacchettato e trasformato in un prodotto industriale con un forte impatto ambientale.

Allo stesso modo, il programma Latte nelle Scuole promuove un alimento il cui consumo è in declino senza considerare alternative più sostenibili e in linea con le moderne conoscenze nutrizionali. Entrambi i progetti sembrano più orientati a sostenere specifici settori economici piuttosto che educare i bambini a un’alimentazione davvero consapevole e rispettosa della salute e dell’ambiente.

Se l’obiettivo fosse davvero il benessere dei più piccoli, si dovrebbe incentivare il consumo di alimenti freschi e locali, senza packaging superfluo e con un approccio più inclusivo dal punto di vista nutrizionale. O no? E intanto le scuole cadono a pezzi…

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Fonte: Latte nelle scuole

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