Chi c’è dietro i mercenari americani schierati nella Striscia di Gaza

Era il 30 gennaio scorso quando il conducente palestinese di una Fiat Punto bianca si è ritrovato davanti quattro americani in tenuta mimetica nel centro della Striscia di Gaza. L’uomo, alla guida di un veicolo con la scritta “UN” (che simulava l’emblema delle Nazioni Unite) stampata sul cofano, sugli sportelli anteriori e sul portellone del […]

Feb 7, 2025 - 10:14
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Chi c’è dietro i mercenari americani schierati nella Striscia di Gaza

Era il 30 gennaio scorso quando il conducente palestinese di una Fiat Punto bianca si è ritrovato davanti quattro americani in tenuta mimetica nel centro della Striscia di Gaza. L’uomo, alla guida di un veicolo con la scritta “UN” (che simulava l’emblema delle Nazioni Unite) stampata sul cofano, sugli sportelli anteriori e sul portellone del bagagliaio, aveva cercato di superare un posto di blocco istituito nel cosiddetto “Corridoio di Netzarim” nel quadro dell’accordo di tregua tra Israele e Hamas.

Dopo aver fatto scendere tutti gli altri passeggeri, il personale egiziano di guardia l’aveva però indirizzato verso l’area di ispezione. Mentre la polizia del territorio palestinese controllava il perimetro, i soldati israeliani perlustravano i dintorni e i militari egiziani interrogavano gli sfollati di ritorno nel nord della Striscia, al personale di un consorzio partecipato da due aziende statunitensi spettava l’ispezione dell’auto alla ricerca di armi ed esplosivi, che non sono stati rinvenuti. Il veicolo è stato comunque sequestrato perché camuffato da auto diplomatica e tutti i passeggeri, compreso il conducente, sono stati fermati. L’arresto e la confisca costituiscono una delle prime operazioni condotte dal personale americano privato schierato nella Striscia dopo la tregua entrata in vigore il 19 gennaio scorso. Ma da dove arrivano questi contractor?

Regole d’ingaggio
Il personale schierato al checkpoint istituito lungo la Salah al-Din Road, al centro del territorio costiero, dipende da un consorzio di tre aziende, partecipato dalle società statunitensi Safe Reach Solutions (SRS) e UG Solutions, che gestisce la sicurezza del posto di blocco insieme a un’impresa di sicurezza egiziana collegata ai servizi segreti del Cairo. L’operazione è stata approvata durante i colloqui tenuti in Qatar per la tregua, che ha previsto il ritiro delle forze armate di Israele (Idf) dal corridoio di Netzarim e il ritorno dal sud al nord della Striscia degli sfollati palestinesi, che non subiscono controlli soltanto se si muovono a piedi. Al contrario tutti i veicoli devono passare attraverso una serie di checkpoint, almeno uno dei quali è stato affidato al consorzio partecipato dalle due aziende Usa, il cui personale però non è autorizzato ad avere contatti con i profughi, limitandosi soltanto a ispezionare le auto in transito.

Qui, secondo il quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, operano già un centinaio di guardie di sicurezza private, reclutate fra l’altro tra i veterani delle forze speciali e dell’intelligence statunitense delle guerre in Iraq e Afghanistan, con esperienza in combattimento e conoscenza della lingua araba.

Questi contractor, tutti sistemati in un hotel nel sud di Israele che funge anche da quartier generale, operano sotto il mandato dei mediatori dell’accordo di tregua nella Striscia, ovvero Stati Uniti, Qatar ed Egitto, che insieme a Israele si sono anche fatti carico del finanziamento dell’operazione. Si muovono per il territorio a bordo di furgoni e auto blindate di colore bianco o blu e lasciano al personale egiziano, composto da membri delle forze speciali, il compito di eseguire l’ispezione preliminare dei veicoli e di interrogare i cittadini palestinesi in transito al posto di blocco. Alle guardie americane spetta invece la verifica della presenza di armi o esplosivi, avvalendosi di scanner avanzati, dotati anche di intelligenza artificiale, che analizzano l’auto da tre lati, salvando tutti i dati raccolti.

La pericolosità dell’operazione consente di comprendere le cifre dei compensi offerti e l’equipaggiamento assicurato ai contractor reclutati dalle aziende statunitensi. Secondo un’email di UG Solutions, pubblicata dall’agenzia di stampa britannica Reuters, in base all’esperienza, alle reclute viene offerto un ingaggio compreso tra i 1.100 e i 10mila dollari al giorno ciascuno, oltre alla fornitura di fucili mitragliatori modello M4, come quelli utilizzati dalle forze armate israeliane e statunitensi, e pistole di marca Glock, che i contractor sono «autorizzati a usare per difendersi». A ogni dipendente schierato a Gaza, secondo l’email citata, il consorzio fornisce poi un’assicurazione sulla vita e contro la mutilazione del valore di almeno 500mila dollari e un compenso giornaliero aggiuntivo di 1.250 dollari per i soli ex medici delle forze speciali statunitensi. Ma chi c’è dietro queste aziende?

Origini oscure
Le imprese americane coinvolte svolgono ruoli diversi all’interno del consorzio. Se UG Solutions si occupa del reclutamento, dell’equipaggiamento e del mantenimento del personale al checkpoint, Safe Reach Solutions ha il compito di pianificare le operazioni e la logistica. D’altronde, come spiega il sito-web della società, la SRS fornisce appunto servizi di «pianificazione, logistica e competenza strategica alle organizzazioni che operano negli ambienti più complessi del mondo».

Malgrado queste affermazioni però, secondo i dati forniti dalla piattaforma statunitense OpenCorporates, la società con sede nella nota località sciistica di Jackson, nello stato nord-occidentale del Wyoming, è stata costituita soltanto nel novembre dello scorso anno da una fiduciaria, la Two Ocean Trust, specializzata in gestione patrimoniale e rappresentata da un avvocato dello studio legale internazionale di Chicago, McDermott Will & Emery.
Costituito dai tre dirigenti bancari Joel Revill (ex J.P. Morgan e attuale a.d. del trust), Dustin Sventy (ex Hantz Group e attuale responsabile investimenti) e Cassie Mateosky (a capo dei servizi di amministrazione fiduciaria), il fondo ha sede allo stesso indirizzo di Jackson dove è registrata la SRS e vanta legami con la politica, almeno a livello locale, tanto che a fine gennaio ha accolto tra i suoi soci l’ex Commissario per le Banche dello stato, Albert Forkner, che dall’ottobre 2023 è a capo della gestione rischi.

Meno complicata appare invece la struttura societaria dell’altra azienda americana coinvolta, la UG Solutions. Fondata nel gennaio 2022 dall’ex membro delle forze speciali statunitensi Jameson Govoni, che dal suo profilo LinkedIn ne risulta anche l’amministratore, la società ha sede nella cittadina di Davidson, alla periferia settentrionale di Charlotte, la più grande metropoli del North Carolina. Al contrario dei broker del Wyoming della SRS, Govoni ha un profilo molto diverso da quello che ci si aspetterebbe da un consulente d’impresa. Ex istruttore militare delle forze speciali americane, nel 2017 ha fondato la Sentinel Foundation insieme al commilitone Glenn Devitt, conosciuto tre anni prima durante alcune operazioni riservate in Nicaragua. Definita «un’organizzazione non-profit volta a combattere le sofisticate reti di traffico sessuale a livello globale», la fondazione ha partecipato all’evacuazione del personale statunitense dall’Afghanistan dopo la fuga degli Usa da Kabul nell’agosto 2021. Ma questa non è l’unica iniziativa che vede collaborare i due ex militari.

Per capire chi è l’amministratore e fondatore della UG Solutions conviene approfondire le vicende di un’altra sua impresa, costituita tra l’altro nello stesso periodo. Nel gennaio 2022 infatti Govoni e Devitt, come spiega il sito-web dell’azienda, hanno sviluppato Alcohol Armor, una bevanda per combattere il dopo-sbronza, pubblicizzata come «uno scudo contro le mattine sprecate» nonché «un rimedio contro lo stordimento mattutino dopo aver bevuto». A questo proposito è particolarmente esplicativo il video pubblicato su YouTube in cui i due raccontano com’è nata quest’iniziativa. Qui Govoni definisce se stesso un «degenerato» che «si è arruolato nell’esercito (…) per infliggere dolore alle persone che ci hanno inflitto dolore». Anche ai suoi uomini è ora affidata la sospensione delle ostilità a Gaza.