Baby-sitter scomparsa. Fermato il compagno. Filmato con un borsone

Pablo Gonzales Rivas non ha risposto alle domande del magistrato. I carabinieri: in un video si vede l’uomo mentre carica il corpo in auto.

Feb 8, 2025 - 08:38
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Baby-sitter scomparsa. Fermato il compagno. Filmato con un borsone

e Nicola Palma

Sono quasi le 2 di notte del 25 gennaio, siamo in piazza dei Daini 4/2, complesso residenziale in zona Bicocca a Milano. Una delle telecamere inquadra l’ingresso del primo monolocale a destra del piano terra: i fotogrammi mostrano il quarantottenne salvadoregno Pablo Gonzalez Rivas, che lì convive con la quarantenne Jhoanna Nataly Quintanilla Valle, che esce di casa e si dirige verso i box. Scende qualche minuto dopo, con un borsone da palestra in spalla: è vuoto. Passa un’ora, e la porta si riapre: l’uomo risale nei box, tira fuori la sua Punto grigia e la parcheggia in fondo alla rampa; poi va in casa e ne esce qualche secondo dopo con lo stesso borsone. Stavolta lo trascina a fatica, fa anche una sosta nel tragitto che lo separa dalla macchina; poi carica il borsone sui sedili posteriori, risale in auto e la infila nel garage. In quel borsone, per Procura e carabinieri, c’era il cadavere della compagna, di cui ancora non c’è traccia: diversi elementi fanno pensare che sia stato abbandonato al confine con la provincia di Bergamo, tra Cassano d’Adda e Treviglio. Lì passano l’Adda e il canale Muzza, che verranno scandagliati per trovare i resti di Jhoanna.

È la cronaca di un femminicidio ancora senza corpo né movente, messa in fila dall’inchiesta che ieri ha portato al fermo di Rivas per omicidio e occultamento di cadavere. Lui, che ha accreditato per giorni la pista dell’allontanamento volontario, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio; una scelta che stamattina potrebbe confermare a San Vittore davanti alla gip Anna Calabi. Stando agli accertamenti dei militari dell’Arma, coordinati dalla aggiunta Maria Letizia Mannella e dalla pm Alessia Menegazzo e guidati dal colonnello Antonio Coppola e dal tenente colonnello Fabio Rufino, la quarantenne sarebbe stata uccisa tra le 0.39, orario dell’ultimo sms scambiato via chat con un’amica (anche se il sospetto è che non sia stato lei a inviarlo), e le 2 del 25 gennaio, quando la telecamera che punta sulla porta d’ingresso ha ripreso Rivas che usciva per salire nei box. L’uomo avrebbe atteso il tardo pomeriggio per disfarsi del corpo della donna: le telecamere hanno immortalato la partenza dell’auto da piazza dei Daini 4/2 alle 18.45. La macchina è rispuntata circa tre ore dopo, alle 21.45. Da quel momento, il quarantottenne, che di mestiere fa l’operaio manutentore, ha ripreso la sua vita come se niente fosse. Fino al 28 gennaio, quando la telefonata al 112 di una dottoressa, che aveva assunto Jhoanna come baby-sitter e che aveva provato più volte a contattarla, ha generato un primo sopralluogo delle forze dell’ordine, che non ha riscontrato anomalie macroscopiche.

Solo tre giorni dopo, Rivas si è recato in caserma per la denuncia, forse convinto che nel frattempo la videosorveglianza avesse resettato le immagini. E invece quei filmati lo hanno inchiodato: quando gli investigatori gliene hanno mostrato alcuni frame, ha tradito sorpresa, senza aprire bocca. Com’è stata uccisa Jhoanna? Il silenzio del presunto omicida non dà certezze. Così come non è chiaro neppure il movente: si parla di possibili tensioni per litigi legati ai soldi che lui inviava in patria, dove ha due figli, o per possibili tradimenti; si era vociferato pure dell’arrivo in Italia di una ex moglie di lui, ma il viaggio in realtà non era in programma. Di sicuro, Jhoanna non voleva morire: di lì a qualche giorno aveva un colloquio di lavoro.