Abbiamo sempre più microplastiche nel cervello
Più passano gli anni più la quantità di microplastiche nel nostro cervello aumenta. Secondo un recente studio, è quanto accaduto negli ultimi 50 anni e ora i ricercatori indagano se abbiano un ruolo nei disturbi neurologici o in altri effetti sulla salute umana. Tutti i dettagli
Più passano gli anni più la quantità di microplastiche nel nostro cervello aumenta. Secondo un recente studio, è quanto accaduto negli ultimi 50 anni e ora i ricercatori indagano se abbiano un ruolo nei disturbi neurologici o in altri effetti sulla salute umana
L’aumento della produzione e dell’uso della plastica è evidente anche dalla quantità di microplastiche rintracciate nel corpo umano. Dopo ritrovamenti nel sangue, nel fegato, nei reni, nello sperma, nel latte materno, nella placenta e nel midollo osseo, ora, un nuovo studio ha osservato come col passare degli anni la loro quantità sia aumentata nel cervello. Gli esperti si chiedono quindi se questo implichi un coinvolgimento nello sviluppo di alcune patologie.
PIÙ MICROPLASTICHE NEL CERVELLO
Le micro e nanoplastiche sono ovunque e, dunque, anche nel cervello ma, secondo una ricerca pubblicata su Nature Medicine, il loro aumento esponenziale negli ultimi 50 anni potrebbe riflettersi in una crescente contaminazione del cervello umano.
I ricercatori sono giunti a questa conclusione dopo aver analizzato il tessuto cerebrale di decine di autopsie effettuate tra il 1997 e il 2024. In particolare, analizzando i campioni di tessuto cerebrale, epatico e renale di 28 persone decedute nel 2016 e di 24 decedute nel 2024 nel Nuovo Messico, hanno osservato sia che la concentrazione di microplastiche era molto più alta nel tessuto cerebrale sia che nei campioni di cervello e fegato del 2024 era più alta rispetto a quelli del 2016.
Gli scienziati hanno poi esteso l’analisi a campioni di tessuto cerebrale di persone decedute tra il 1997 e il 2013 sulla costa orientale degli Stati Uniti e anche in questo caso la contaminazione da microplastiche nei cervelli era aumentata nel tempo.
CHE MICROPLASTICHE SONO
Le microplastiche sono scomposte dai rifiuti di plastica e hanno inquinato l’intero pianeta. Le persone le ingeriscono attraverso il cibo, l’acqua e l’aria. Dallo studio infatti è emerso che, sul 75% del totale, la plastica più comunemente trovata è il polietilene, utilizzato nei sacchetti e nelle confezioni di alimenti e bevande.
Le particelle presenti nel cervello erano per lo più frammenti e scaglie di plastica di dimensioni nanometriche e la loro concentrazioni negli organi non è stata influenzata dall’età della persona al momento del decesso, dalla causa di morte, dal sesso o dall’etnia.
L’IMPATTO SUL CERVELLO RESTA (PER ORA) SCONOSCIUTO
Nonostante la quantità di micro e nanoplastiche fosse circa sei volte superiore nei campioni di cervello delle persone affette da demenza, gli autori dello studio ritengono che non si debba ipotizzare un nesso causale perché i danni che la demenza provoca nel cervello dovrebbero aumentare le concentrazioni.
“Dato l’aumento esponenziale della presenza nell’ambiente di micro e nanoplastiche, questi dati impongono uno sforzo molto più ampio per capire se esse abbiano un ruolo nei disturbi neurologici o in altri effetti sulla salute umana”, hanno dichiarato i ricercatori, guidati dal professor Matthew Campen dell’Università del Nuovo Messico negli Stati Uniti.
Inoltre, il basso numero di campioni e la difficoltà di analizzare le minuscole particelle di plastica senza contaminazione impongono di essere scrupolosi nell’interpretare i risultati.
Anche un altro studio che aveva rilevato la presenza di microplastiche nel bulbo olfattivo non escludeva una connessione con lo sviluppo di malattie neurodegenerative. “Considerando i potenziali effetti neurotossici causati dalle microplastiche nel cervello e la diffusa contaminazione ambientale con la plastica, i nostri risultati dovrebbero destare preoccupazione nel contesto della crescente prevalenza di malattie neurodegenerative” come Parkinson, Alzheimer, Sla e altre patologie, avevano dichiarato i ricercatori.
Il contatto con le microplastiche può infatti causare infiammazioni e stress ossidativo nel cervello, fattori che potrebbero favorire l’insorgenza di queste malattie. Inoltre, il fatto che si accumulino nel bulbo olfattivo, e dunque vicino ai lobi frontali e prefrontali del cervello, è particolarmente allarmante perché queste aree sono associate a funzioni cognitive complesse come la memoria e la consapevolezza.
ALTRI EFFETTI NOTI
L’impatto delle microplastiche sulla salute umana è in gran parte sconosciuto, ma sono state collegate a ictus e attacchi cardiaci. E non mancano nuove scoperte. Uno studio pubblicato la scorsa settimana ha rilevato che l’inquinamento da microplastiche è significativamente più elevato nelle placente dei bambini nati prematuri e un’altra recente analisi – pur ricordando che i capillari umani sono molto più grandi – ha rilevato che le microplastiche possono bloccare i vasi sanguigni nel cervello dei topi, causando danni neurologici.
Tutti questi risultati, concordano gli esperti, evidenziano la necessità di comprendere meglio le vie di esposizione, i percorsi di assorbimento e di eliminazione e le potenziali conseguenze per la salute della plastica nei tessuti umani.