Tra paure, pericoli e incontri ravvicinati, ecco cosa non ti dicono sugli orsi del Trentino
Il tema orsi è al centro di incessanti dibattito in Trentino. Si continua a parlare del numero di esemplari presenti in natura, di sicurezza, di una convivenza che agli occhi di cittadini, sindaci e politici ai vertici della regione settentrionale appare difficile se non impossibile. Ma è davvero irrealizzabile? Ne hanno discusso veterinari, etologi, giuristi...
Il tema orsi è al centro di incessanti dibattito in Trentino. Si continua a parlare del numero di esemplari presenti in natura, di sicurezza, di una convivenza che agli occhi di cittadini, sindaci e politici ai vertici della regione settentrionale appare difficile se non impossibile. Ma è davvero irrealizzabile?
Ne hanno discusso veterinari, etologi, giuristi e cittadini riuniti in una conferenza tenutasi a Trento il 1° febbraio presso la sala Caritro. L’incontro è stato organizzato dagli attivisti della campagna StopCasteller con l’intento di portare in in città pareri scientifici in merito alla questione orsi in Trentino e fare chiarezza sull’attuale situazione.
A prendere la parola tra i tanti partecipanti gli etologi Roberto Marchesini e Francesco de Giorgio, il veterinario e presidente della Società italiana di Scienze Forensi Veterinarie Rosario Fico, lo zoologo Davide Rufino, il naturalista Gabriele Bertacchini, l’avvocato dell’associazione animalista LNDC Animal Protection Paolo Letrari, l’antropologo e scrittore trentino Duccio Canestrini nonché sociologi, ricercatori, dottorandi e docenti.
Gli interventi hanno affrontato la questione orsi trentini in differenti ambiti al di là di campagne politiche e decisioni accanite contro la fauna selvatica regionale. Non si tratta di preferenze, di pareri strettamente personali o singole percezioni sulla pericolosità degli orsi, come quelle espresse dagli abitanti della Val di Sole in una consultazione referendaria sui grandi carnivori.
Sono la coesistenza tra uomo e orso in Trentino e il conflitto tra le due specie a essere oggetto di indagine per rispondere a una domanda comune: la convivenza è realmente (im)possibile? È possibile ed è auspicabile, come gli attivisti di StopCasteller precisano, investendo nella fantomatica prevenzione, nell’educazione degli abitanti e di chi, per piacere o altri motivi, frequenta la regione e la sua natura e nell’informazione (corretta).
Negli ultimi tempi abbiamo assistito a una narrazione distorta dei fatti realmente accaduti in Trentino, narrazione che per il veterinario Rosario Fico è opera di una “copertura mediatica negativa e deformata rispetto alla veridicità dei fatti. Gli episodi sono narrati senza che vi sia stata un’indagine scientifica condotta da esperti”.
Ciò vale, ad esempio, per gli incontri proclamati come episodi di aggressione che, tuttavia, “hanno le caratteristiche di falsi attacchi o incidenti provocati consapevolmente o inconsapevolmente dall’uomo. Quindi non sarebbero dovuti essere soggetti ad azioni “energiche” ” che hanno come risultato l’abbattimento dell’esemplare selvatico.
Forti delle parole di politici e della paura, nell’immaginario comune le misure drastiche finiscono per apparire le sole e uniche realmente efficaci per garantire l’incolumità pubblica. Della prevenzione neanche l’ombra.
In questo ambito, prevenire vuol dire mettere in atto tutte le forze e le risorse per ridurre al minimo il rischio di incidenti in caso di incontro ravvicinato con l’orso. È davvero possibile, ce lo ha dimostrato il piccolo Alessandro già anni fa trovandosi a pochi metri da un orso e continuano a dimostrarlo le vicende accadute in altre aree del mondo dove è attestata la presenza dell’orso.
Se da un lato bisogna essere consapevoli che ogni occasione di incontro è a sé e può essere, di conseguenza, più o meno pericolosa per le circostanze definitesi del momento, dall’altro è essenziale ribadire l’importanza del attuare comportamenti corretti in natura. Le regole sono davvero semplici affinché le nostre azioni non creino disturbo alla fauna selvatica e non vengano percepite da queste come una minaccia.
La paura è un sentimento normale e, infatti gli esperti non considerano un male il timore provato, “un timore reverenziale, verso queste presenze non umane che coabitano con noi in questi ambienti” ha affermato lo zoologo Davide Rufino.
Alla paura, però, non deve seguire l’accanimento verso una specie animale, la cui “colpa” è condividere il proprio territorio con quello in cui l’uomo si è insediato sentendosi padrone assoluto.
“Quando entri in un bosco devi sapere che non sei solo, che ci sono altri che abitano in questo spazio perché non sei nel giardino di casa tua” ha concluso Rufino. Convivenza vuol dire anche avere consapevolezza di questo concetto.
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Fonte: StopCasteller
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