Taglio aliquota IRPEF per il secondo scaglione: caccia alle coperture
Il viceministro Leo ribadisce la linea di prudenza, il nodo restano le risorse per finanziare il taglio dell'aliquota del secondo scaglione IRPEF e l'allargamento della platea.
Se da un lato il Governo invita alla prudenza sul taglio delle tasse al ceto medio, con la riduzione dell’aliquota IRPEF applicata al secondo scaglione di reddito, dall’altro non manca l’ottimismo sulla caccia alle risorse per finanziare la misura.
Certo, è difficile prevedere oggi quale sarà la situazione dei conti pubblici da qui ai prossimi mesi, ma è anche vero che al momento sono stati recuperati già 32,7 miliardi dalla lotta all’evasione fiscale e, come ha spiegato il viceministro all’Economia Maurizio Leo, intervenendo all’evento Telefisco, ora “bisognerà individuare la parte strutturale che può essere messa al servizio dell’intervento per il ceto medio”.
Taglio secondo scaglione IRPEF: a che punto siamo?
L’Esecutivo aveva prima ipotizzato di inserire questa misura nella Legge di Bilancio 2025, non riuscendo però a raggiungere l’obiettivo per mancanza di coperture. Nella conferenza stampa di inizio anno la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, era tornata sull’argomento definendo la misura una priorità.
Ma il punto resta sempre lo stesso: le risorse per finanziare la misura non ci sono ancora tutte e non sembrano essere facilmente reperibili nel breve termine, per quanto il responsabile economico di Fratelli d’Italia, Marco Osnato, prefiguri un decreto su misura addirittura entro Pasqua, più verosimilmente entro l’estate.
Sullo sfondo, la prudenza del MEF, Viceministro Leo in primis. Questa, del resto, è sempre stata anche la posizione del titolare del dicastero, Giancarlo Giorgetti.
Per avanzare ipotesi più concrete, bisogna attendere il 31 marzo, quando scadranno i termini del ravvedimento speciale associato al Concordato Preventivo Biennale: soltanto allora si saprà quante risorse aggiuntive potranno essere destinate alla riforma IRPEF oltre al tesoretto da 1,6 miliardi già messo da parte.
Le possibili modifiche
L’obiettivo è quello di ridurre dal 35 al 33% l’aliquota fiscale sui redditi tra 28mila e 50mila euro (ossia quei redditi che ricadono nel secondo scaglione IRPEF) e di estendere la platea, probabilmente fino a 60mila euro. In tutto, questa modifica costerebbe 4 miliardi: 2,5 per il taglio dell’aliquota e un altro miliardo e mezzo per l’allargamento della platea.
Come reperire le risorse
La possibilità di utilizzare le somme che derivano dal recupero dell’evasione per il momento è più che altro teorica. Nel 2024 sono entrati 32,7 miliardi, ovvero 1 miliardo e 700 milioni di euro in più rispetto ai 31 miliardi del 2023. Ma non sono risorse facilmente utilizzabili per una misura strutturale, almeno fino a quando non saranno disponibili stime precise sulla composizione di questo gettito extra.
Se si tratta di un recupero strutturale dell’evasione, le somme sono più facilmente spendibili, mentre se il gettito deriva da misure straordinarie, ad esempio dalle rottamazione, il discorso è diverso.
Un’altra strada percorribile è quella di utilizzare il maggior gettito che deriva dal Concordato Preventivo Biennale. La misura in sè non è riuscita a dare i risultati sperati ma, come anticipato sopra, ancora non si conoscono le cifre relative alla mini-sanatoria che è stata introdotta in corsa e che consente alle Partite IVA che hanno utilizzato il CPB di effettuare un ravvedimento speciale sulle annualità ancora sanabili.
La sanatoria prevede il pagamento di un’imposta sostituiva sul maggior reddito emerso che varia dal 10 al 12 a 15% a seconda dell’affidabilità fiscale. Con un minimo di mille euro per ciascuna annualità. Quando ci saranno stime precise sulle adesioni e sul gettito prodotto, sarà più semplice fare i calcoli.
Così come saranno rilevanti le stime sull’impatto delle diverse misura di compliance introdotte dalla riforma fiscale che hanno l’obiettivo di recuperare strutturalmente l’evasione fiscale attraverso un rapporto più collaborativo con il contribuente.
In ultima analisi, al momento la posizione ufficiale del ministero dell’Economia resta all’insegna della massima prudenza, pur con la consapevolezza che la riforma fiscale andrebbe completata entro la prossima estate.