Sanzioni Usa alla Cpi: 79 Paesi condannano, ma i genuflessi del governo Meloni non firmano la dichiarazione
Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Corte penale internazionale potrebbero amplificare il rischio di impunità per i crimini più gravi e compromettere il diritto internazionale, elemento chiave per garantire l’ordine e la sicurezza globale. L'articolo Sanzioni Usa alla Cpi: 79 Paesi condannano, ma i genuflessi del governo Meloni non firmano la dichiarazione proviene da Globalist.it.
Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti alla Corte penale internazionale potrebbero amplificare il rischio di impunità per i crimini più gravi e compromettere il diritto internazionale, elemento chiave per garantire l’ordine e la sicurezza globale. Questo è quanto espresso da 79 Paesi membri dell’Onu in una dichiarazione congiunta a difesa dell’”indipendenza, imparzialità e integrità della Cpi”. La presa di posizione arriva dopo la firma di un ordine esecutivo da parte del presidente statunitense Donald Trump, volto a colpire la Corte con misure restrittive. Tra i firmatari figurano importanti nazioni europee come Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna, mentre l’Italia non risulta tra i sottoscrittori.
L’iniziativa per la dichiarazione congiunta è stata promossa da cinque Paesi: Slovenia, Lussemburgo, Messico, Sierra Leone e Vanuatu. I firmatari rappresentano circa due terzi degli Stati che hanno ratificato lo Statuto di Roma, atto fondativo della Cpi. Pur non figurando l’Italia, tra i Paesi che hanno aderito vi sono, oltre al Canada e al Regno Unito, la maggior parte dei membri dell’Unione Europea, tra cui Francia, Germania, Belgio, Grecia, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia, Bulgaria, Danimarca, Finlandia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia, Lussemburgo, Estonia, Spagna, Cipro, Lettonia, Croazia, Austria e Malta.
La presidente della Cpi, Tomoko Akane, ha commentato con preoccupazione le sanzioni imposte dagli Stati Uniti: “Prendiamo atto con profondo rammarico dell’emissione da parte degli Stati Uniti di un ordine esecutivo che cerca di imporre sanzioni ai funzionari della Cpi, di danneggiare l’indipendenza e l’imparzialità della Corte”. Ha inoltre aggiunto che “l’ordine esecutivo è solo l’ultimo di una serie di attacchi senza precedenti che mirano a minare la capacità della Corte di amministrare la giustizia in tutte le situazioni. Tali minacce e misure coercitive costituiscono gravi attacchi contro gli Stati parte della Corte, l’ordine internazionale basato sullo Stato di diritto e milioni di vittime”.
A esprimere una posizione fortemente contraria alla Cpi è stato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha definito l’istituzione un’organizzazione “scandalosa e corrotta”. Netanyahu ha inoltre ringraziato il presidente Donald Trump per le sanzioni imposte alla Corte e per le altre misure “immediate” adottate a sostegno di Israele, tra cui lo sblocco di un miliardo di dollari in forniture militari.
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