Presidenza Trump, le prime misure colpiscono donne e minoranze: reprimere i loro diritti non li cancella

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Feb 3, 2025 - 23:25
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Presidenza Trump, le prime misure colpiscono donne e minoranze: reprimere i loro diritti non li cancella
Dal suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente statunitense Donald Trump ha trasformato in atti concreti la retorica che ha segnato la sua campagna elettorale: nelle prime settimane del suo mandato, Trump ha firmato una serie di ordini esecutivi repressivi che mettono in pericolo i diritti umani di milioni di persone, negli USA come all’estero

Già nel giorno dell’inaugurazione del suo mandato, Amnesty International aveva chiesto al presidente degli USA Donald Trump e alla sua amministrazione di rispettare gli obblighi relativi ai diritti umani in tutte le politiche e gli orientamenti del governo. «Di fronte a tutte le sfide e ai mali che l’umanità ha di fronte, basarsi sui diritti umani per tutte e per tutti, senza distinzioni, è sempre la soluzione migliore, importante oggi più che mai, aveva dichiarato ha dichiarato Paul O’Brien, direttore generale di Amnesty International USA. Ciò nonostante, durante la campagna elettorale, il presidente Trump ha sistematicamente preso di mira, con una retorica crudele e pericolosa, le comunità più vulnerabili come le persone migranti e le giovani persone trans. Ispirandosi direttamente al manuale dei leader autoritari, ha anche promesso rappresaglie contro i suoi oppositori politici e singoli giornalisti». A poche settimane dall’insediamento del nuovo presidente, le preoccupazioni si confermano fondate: le prime misure adottate da Trump mettono in pericolo proprio i diritti.

Diversità e inclusione, «illegali» tutti i programmi che puntano all’equità

In materia di DEI (diversità, equità e inclusione) Trump ha le idee chiare e, come preannunciato in campagna elettorale, fra i suoi primi provvedimenti il neo-presidente degli Stati Uniti ha smantellato tutti i programmi da lui stesso definiti “illegali” partendo proprio da quelli del governo federale. L’ordine esecutivo emesso in occasione del suo insediamento, come riporta la Casa Bianca riguardo le priorità del presidente, mette fine alla «discriminazione “diversità, equità e inclusione” (DEI) nella forza lavoro federale e nella contrattazione e spesa federali».

Così facendo, riporta la Casa Bianca in relazione al provvedimento, «Assunzioni federali, promozioni e revisioni delle prestazioni premieranno l’iniziativa individuale, le competenze, le prestazioni e il duro lavoro e non, in nessun caso, i fattori, gli obiettivi, le politiche, i mandati o i requisiti relativi ai DEI»

Diverse azioni esecutive delle amministrazioni precedenti sono state revocate, tra cui l’iniziativa dell’ex presidente Lyndon B. Johnson che richiedeva agli appaltatori governativi di adottare pratiche non discriminatorie nell’assunzione e nell’occupazione

Tutte le pagine web delle istituzioni governative dedicate a diversità e inclusione sono scomparse. I dipendenti federali statunitensi che lavorano negli uffici di diversità e inclusione devono essere messi in congedo retribuito entro questa sera – aveva confermato tramite X la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt su X – poiché la nuova amministrazione di Donald Trump ha ordinato la chiusura dei programmi. L’intervento non si limita alla sfera istituzionale: anche scuole e aziende private sono nel mirino.

La Casa Bianca accusa i programmi DEI (Diversity, Equity, Inclusion) di favorire pratiche di selezione e assunzione discriminatorie, sostenendo che, invece di ridurre i pregiudizi, contribuiscano ad acuire le tensioni sociali

Secondo questa visione, ogni anno vengono investite ingenti risorse in iniziative che non promuovono l’inclusione, ma accentuano divisioni e conflitti.

L’abolizione delle affirmative action – politiche adottate in vari settori, soprattutto nell’istruzione e nel mondo del lavoro, per promuovere l’uguaglianza di opportunità tra gruppi storicamente svantaggiati – non cancella la realtà. Se i bianchi rappresentano il 61% degli americani, va ricordato che i programmi DEI riguardano anche le donne, che sono oltre la metà della popolazione, oltre a persone con disabilità, comunità LGBTQ+ e altri gruppi. Un bacino di popolazione ben lontana dall’idea di una minoranza marginale.

Maschio e femmina, unici due generi riconosciuti

Il provvedimento sull’abolizione dei programmi DEI si affianca a un altro ordine esecutivo firmato da Trump, dal titolo “Difendere le donne dall’ideologia gender estremista e ristabilire la verità biologica nel governo federale”, che stabilisce il riconoscimento esclusivo del sesso maschile e femminile. Oltre a proporre controverse definizioni di “maschio” e “femmina” – confondendo il sesso con il genere – la norma impone la revisione di leggi, documenti e regolamenti federali per eliminare qualsiasi riferimento al genere o all’identità di genere. Il provvedimento elimina il riconoscimento delle identità transgender e non binarie a livello federale, impedendo alle persone di aggiornare il genere sui passaporti e su altri documenti federali che attualmente consentono i contrassegni di genere “X”.

Biden aveva consentito questi atti, considerandoli fondamentali per l’uguaglianza delle persone non binarie. L’ordine di Trump ha un impatto su circa 1,6 milioni di americani che si identificano come transgender, secondo i dati dell’Ucla

Inoltre, vieta il finanziamento di iniziative che diffondano o sostengano quella che viene definita “ideologia gender”. Questo intervento avrà conseguenze rilevanti, in particolare con la cancellazione di programmi volti a contrastare l’omofobia e la transfobia nelle scuole, come indicato nell’elenco di documenti che verranno modificati secondo le nuove direttive.

Assalto ai diritti delle donne e accesso limitato ai servizi sanitari

I diritti sessuali e riproduttivi di milioni di donne e ragazze nel mondo sono in pericolo con la presidenza Trump: l’ordine esecutivo che reintroduce la cosiddetta “Global gag rule” (o Mexico City Policy), impedisce alle organizzazioni internazionali non governative impegnate nel fornire servizi alle donne che decidono di abortire, che chiedono la decriminalizzazione dell’aborto o l’ampiamento dei servizi per l’interruzione di gravidanza, di ricevere finanziamenti dal governo degli Stati Uniti (anche se gli USA non finanziano questi servizi direttamente).

In America Latina e nei Caraibi, dove in sette paesi l’aborto è vietato completamente anche se la salute o la vita della donna ne dipendono, questa presa di posizione di Trump costerà molte vite

Anche in alcuni paesi in cui l’aborto è legale, l’accesso dipende in gran parte dal finanziamento statunitense: anche qui a causa della “gag rule” delle vite sono in pericolo.

La reintroduzione della “Global gag rule” avrà delle importanti conseguenze sulla salute riproduttiva, sul benessere sessuale e sull’accesso alla sanità in generale: molte organizzazioni toccate dagli importanti tagli forniscono anche cure per l’HIV/AIDS, contraccezione d’emergenza e altri servizi sanitari legati alla riproduzione oltre alle informazioni sull’interruzione di gravidanza e interventi in questo senso, in particolare in Africa e in America Latina. La versione di Trump della “Global gag rule”, applicata l’ultima volta dall’amministrazione di George W Bush, è molto più ampia delle versioni precedenti e si applica ai finanziamenti globali nel sanitario da parte degli Stati Uniti.

Nessuna accoglienza per i rifugiati

A una settimana dal suo giuramento, Trump ha sospeso il programma di accoglienza di rifugiati del paese per 120 giorni, messo in atto un blocco a tempo indeterminato per i profughi siriani e introdotto un limite annuale di 50.000 rifugiati accolti nel paese.

Il provvedimento messo in atto da Trump è in linea con quanto delineato nel Project 2025, il documento programmatico stilato dall’Heritage Foundation, un gruppo di esperti repubblicani, insieme ad altre organizzazioni conservatrici

Tra le principali misure in ambito immigrazione ci sono proprio lo smantellamento del Dipartimento dell’Educazione e l’accorpamento del Dipartimento della sicurezza interna con altri uffici di controllo dell’immigrazione. Il piano prevede l’espansione dei finanziamenti per il muro al confine con il Messico, il potenziamento della polizia di frontiera, l’eliminazione dei visti per le vittime della tratta e l’aumento delle tasse per gli immigrati.

«Quando il mondo sta vivendo una crisi globale dei rifugiati nella quale 21 milioni di persone sono state costrette a lasciare le proprie case a causa di guerre o persecuzioni, una tale decisione da parte di una delle più importanti potenze mondiali, nonché uno dei paesi più ricchi del mondo, è semplicemente scioccante – sottolinea Amnesty International – Trump impedisce a uomini, donne e bambini rifugiati di fuggire dallo stesso terrore che afferma di voler combattere».

Con la nuova amministrazione Trump, i diritti in America sono in pericolo. In particolare quelli di minoranze e donne che, sebbene insieme non possano essere considerabili come “margine”, è lì che sono relegate. Costrette a scontrarsi contro le istituzioni che invece dovrebbero garantire loro libertà e sicurezza.

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