Le scelte di Trump sono mosse da un ‘delirio messianico, bellicista ed espansionista’: noi seguiamo a ruota
La Piattaforma internazionale per i diritti umani, che raccoglie varie organizzazioni per i diritti umani attive in America Latina, Africa ed Europa, della quale fa parte anche il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (Cred) ha recentemente pubblicato un’importante Dichiarazione con la quale sottopone a penetrante analisi e mette sotto accusa talune scelte […] L'articolo Le scelte di Trump sono mosse da un ‘delirio messianico, bellicista ed espansionista’: noi seguiamo a ruota proviene da Il Fatto Quotidiano.
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La Piattaforma internazionale per i diritti umani, che raccoglie varie organizzazioni per i diritti umani attive in America Latina, Africa ed Europa, della quale fa parte anche il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (Cred) ha recentemente pubblicato un’importante Dichiarazione con la quale sottopone a penetrante analisi e mette sotto accusa talune scelte perpetrate subito dopo il suo insediamento dal presidente statunitense Donald Trump.
La Dichiarazione si sofferma sul “delirio messianico, bellicista ed espansionista” che caratterizza tali scelte, che riflette in modo autentico e genuino la politica imperialista degli Stati Uniti, che costituisce una grave minaccia per la pace e i diritti umani nel mondo. Si tratta, nell’ordine, della decisione di abbandonare importanti organizzazioni internazionali, quali l’Organizzazione mondiale della sanità e il Consiglio dei diritti umani, del demenziale progetto di deportare la popolazione palestinese da Gaza per trasformarla in resort turistico di lusso, della guerra tariffaria destinata a produrre gravi conseguenze nell’economia mondiale e delle selvagge e disumane campagne contro i migranti, sui quali pure grava buona parte del peso delle economie occidentali e infine dagli altrettanto demenziali propositi annessionistici manifestati nei confronti di Canada, Panama e Groenlandia.
Si aggiunga l’attacco forsennato alla Corte penale internazionale, contro la quale Trump ha adottato dure sanzioni che ne colpiscono anche personalmente i giudici.
Certo, tali politiche trovano dei precedenti, come correttamente sottolineato a proposito dei migranti dal Fatto quotidiano, in quelle delle amministrazioni precedenti. E’ tuttavia innegabile che ci troviamo di fronte a un nuovo e molto inquietante salto di qualità, che segna un’ulteriore rovinosa fase dell’irrefrenabile declino dell’Occidente del quale indubbiamente gli Stati Uniti continuano a costituire lo Stato guida all’insegna del neoliberismo più sfrenato.
Degno di nota anche il fatto che Trump abbina esemplarmente roboanti dichiarazioni di principio con un certo innegabile pragmatismo in fase di attuazione. Tanto è vero che appare più risoluto e contundente cogli amici (o meglio coi servi, vedi soprattutto Canada, Panama, Danimarca e Unione europea in genere) e invece tattico ed attento coi “nemici” ovvero cogli Stati che mantengono la schiena diritta e non si fanno intimidire (vedi il sorprendente incontro tra il suo inviato e il presidente venezolano Nicolas Maduro, nonché i negoziati con la Cina).
Sbocciano nel frattempo, come osserva la Dichiarazione, gli aspiranti imitatori dello zazzeruto e variopinto presidente yankee. Personaggi di indiscutibile impronta autoritaria e fascioliberista come l’argentino Milei e il salvadoregno Bukele.
Anche da noi la palma del miglior seguace di Trump è contesa dalla premier Giorgia Meloni, indubbiamente in pole position, e da personaggi minori oramai in decadenza conclamata, come Salvini. Ma l’ispirazione delle destre è nel suo complesso decisamente trumpiana, come dimostrato dall’ostilità dimostrata nei confronti della Corte penale internazionale a seguito della vicenda Almasri. Ed è purtroppo tutto lo schieramento mainstream italiano, comprese larghe fette del Pd che continua ad ogni pié sospinto la sua irriducibile fedeltà all’Impero, al punto di appoggiare senza riserve le richieste di maggiori spese in armamenti e le fallimentari e pericolosissime crociate antirusse dell’attuale dirigenza baltico-prussiana (coll’appoggio esterno britannico) dell’Unione europea.
Tale deplorevole sudditanza nei confronti di Washington spiega, insieme alla non trascurabile questione morale, l’assoluta incapacità del cosiddetto centrosinistra di esprimere un’alternativa unitaria e credibile all’attuale regime delle destre. Non è infatti pensabile un programma alternativo che non preveda un rilancio del ruolo autonomo dell’Europa contro i venti di guerra in Ucraina e in Medio Oriente. Né l’alternativa potrà mai dispiegarsi e acquisire la necessaria credibilità agli occhi del popolo italiano, limitandosi a questioni che, pur se importanti, costituiscono in fondo che dei dettagli di fronte al rapido e tumultuoso evolvere della situazione internazionale contrassegnata dall’emergere di nuovi equilibri multipolari. Non è più tempo di ciechi e biechi atlantismi, come sottolineato paradossalmente proprio dal nuovo e per certi aspetti “rivoluzionario” atteggiamento del geniale Donald. Fuori discussione che riesca a capirlo il ceto politico italiano subalterno e decotto nel suo complesso, sia pure coll’importante eccezione costituita dai Cinquestelle.
Occorre quindi auspicare che emerga una nuova classe dirigente politica e intellettuale che sia fedele non a questo o quel padrone esterno, ma alle aspirazioni e alle esigenze del popolo italiano nella prospettiva di un ruolo autenticamente efficace dell’Italia nel mondo. Dato anche che il nostro Paese, in quanto terra di antica civiltà e culla del diritto, ha tutto da perdere da un nuovo ordine mondiale basato sull’arbitrio e la legge della giungla, pur fomentato nel loro piccolo in modo a volte tragicomico dai nostri attuali inadeguati governanti.
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