Le Repubbliche Baltiche si staccano da rete energetica russa

I paesi baltici si apprestano a tagliare definitivamente il cordone ombelicale energetico con la Russia, un legame che risale all’era sovietica e che ora sta per dissolversi per sempre.

Feb 8, 2025 - 08:37
 0
Le Repubbliche Baltiche si staccano da rete energetica russa

I paesi baltici si apprestano a tagliare definitivamente il cordone ombelicale energetico con la Russia, un legame che risale all’era sovietica e che ora sta per dissolversi per sempre.
A Vilnius, capitale lituana, un orologio posizionato di fronte al museo dell’energia e della tecnologia ha iniziato il conto alla rovescia: questo fine settimana si compirà un evento storico. Estonia, Lettonia e Lituania si apprestano a tagliare definitivamente il cordone ombelicale energetico con la Russia, un legame che risale all’era sovietica e che ora sta per dissolversi per sempre. Per l’occasione sono volati a Vilnius i vertici dell’Unione europea, grande sponsor del progetto: la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il commissario per l’Energia e l’Edilizia abitativa Dan Jørgensen e quello per la Difesa e lo Spazio Andrius Kubilius, che da lituano gioca in casa.

Un distacco che è molto più di una semplice disconnessione elettrica. È un atto di sovranità nazionale, un gesto geopolitico carico di simbolismo che segna la definitiva emancipazione di questi tre Paesi baltici dall’influenza russa. Dal febbraio 2022, dopo l’invasione dell’Ucraina, questi Stati non ricevono più elettricità da Mosca o Minsk, in Bielorussia. Un primo passo cui ora però segue quello decisivo: staccarsi completamente dal sistema elettrico Brell.

Il processo, iniziato oltre 15 anni fa, si concluderà nel giro di pochi giorni. Domenica 9 febbraio, questi Paesi entreranno ufficialmente nella rete elettrica europea, completando un percorso di indipendenza che va ben oltre i semplici cavi e le infrastrutture. Come ha sottolineato il ministro lettone Kaspars Melnis, l’obiettivo è “assicurarsi il pieno controllo della propria rete energetica, garantendo stabilità e autonomia”.

I preparativi sono stati accurati e lungimiranti. Gli Stati baltici hanno smantellato le vecchie linee verso Russia e Bielorussia, costruendo una nuova rete che include persino cavi sottomarini attraverso il Mar Baltico. Un’operazione complessa, non priva di rischi, considerando i ripetuti attacchi alle infrastrutture critiche dell’area che si sono moltiplicati negli ultimi mesi.

Lo “switchover” avverrà in tre fasi: prima lo spegnimento dei cavi rimanenti, poi 24 ore di “modalità isola” per testare la tenuta dei sistemi, infine il collegamento con le reti di Polonia, Svezia e Finlandia. I fornitori energetici rassicurano: per i consumatori cambierà poco o nulla. Nessun distacco improvviso, nessun contratto da rifare, solo qualche minima oscillazione nei prezzi.

Kalle Kilk, amministratore delegato della società energetica statale estone Elering, ha sottolineato la scorsa settimana: “Se tutto va secondo i piani, nessuno si accorgerà di nulla”. Valdemar Fiodorovic, amministratore delegato del fornitore di energia elettrica Enefit in Lituania, ha sottolineato come il disaccoppiamento sia un “momento storico”. “Per anni la rete di Brell è stata una sorta di cordone ombelicale che la Russia ha usato per ricattare il settore energetico”, ha spiegato Fiodorovic, “a differenza del petrolio e del gas, la connessione elettrica era una delle ultime catene che impedivano alla Lituania di ottenere il pieno controllo del proprio sistema energetico”.

Dietro questa transizione c’è molto di più. È la risposta dei Paesi baltici all’aggressione russa, un messaggio chiaro di indipendenza e integrazione europea. Kaliningrad, l’exclave russa, resterà isolata, simbolo di una frattura che va molto oltre l’energia.

Le autorità sono vigili. Il presidente lettone Edgars Rinkevics ammette la possibilità di “provocazioni”, e le forze di sicurezza sono in massimo stato di allerta. I timori di sabotaggi e attacchi informatici aleggiano, ma la determinazione resta salda per celebrare questo momento storico: tre Paesi che chiudono definitivamente un capitolo della loro storia e ne aprono uno nuovo, completamente europeo.