La nuova Anm parte già spaccata: la “destra” di Mi vuole presidente il procuratore di Messina. Ma gli altri gruppi dicono no: verso lo stallo

La corrente di maggioranza relativa, quella più vicina al governo, proporrà come frontman il 64enne Antonio D'Amato, già membro del Csm. Che però la maggior parte delle toghe considera non adatto L'articolo La nuova Anm parte già spaccata: la “destra” di Mi vuole presidente il procuratore di Messina. Ma gli altri gruppi dicono no: verso lo stallo proviene da Il Fatto Quotidiano.

Feb 7, 2025 - 10:14
 0
La nuova Anm parte già spaccata: la “destra” di Mi vuole presidente il procuratore di Messina. Ma gli altri gruppi dicono no: verso lo stallo

Tra la separazione delle carriere in arrivo, lo sciopero già proclamato e i virulenti attacchi della politica, il momento richiederebbe una guida forte e unitaria. Eppure i vertici dell’Associazione nazionale magistrati rischiano di inaugurare il mandato con una vistosa spaccatura. Sabato si riunisce per la prima volta il nuovo Comitato direttivo centrale, il parlamentino eletto a fine gennaio: dovrà scegliere al suo interno la nuova giunta e in particolare il presidente, cioè l’uomo (o la donna) che per quattro anni sarà il principale portavoce della magistratura italiana, sostituendo l’uscente Giuseppe Santalucia. L’indicazione del nome, da prassi, spetta al gruppo di maggioranza relativa, in questo caso i conservatori di Magistratura indipendente (Mi). Che però vogliono proporre un candidato molto divisivo: il procuratore di Messina Antonio D’Amato, 64 anni, già membro del Consiglio superiore della magistratura e, prima ancora, a lungo al ministero della Giustizia sotto i governi Berlusconi. D’Amato è un esponente storico di Mi, la corrente più vicina al governo, e ha attraversato la stagione della leadership di Cosimo Ferri, potente ex sottosegretario coinvolto nello scandalo Palamara. Insomma, secondo la maggioranza delle toghe non è lui il frontman adatto a dare l’immagine di una magistratura rinnovata e credibile, in una fase di necessario contrasto con l’esecutivo e in vista del referendum sulla riforma costituzionale. Senza contare che, in caso di nomina, dovrebbe coniugare il ruolo di presidente dell’Anm con quello di capo di una grande Procura, peraltro assai lontana da Roma.

Per questi motivi, alla vigilia del voto, quasi nessuno degli altri gruppi dell’Anm sembra disposto a sostenere una giunta guidata da D’Amato. Dicono di no, con accenti diversi, i progressisti di Area, la sinistra di Magistratura democratica e i moderati di UniCost, mentre non chiudono del tutto solo gli “anti-correnti” Articolo 101, che dicono di voler ascoltare prima le linee programmatiche. Per l’elezione però serve la maggioranza assoluta, cioè almeno 19 voti: Mi ne ha 11, i 101 solo due. È quasi certo, quindi, che la prima seduta del parlamentino partirà con un lungo stallo e la candidatura del procuratore di Messina alla fine salterà. E nell’ambiente in molti speculano sulle ragioni di questa mossa, tanto più che D’Amato è arrivato secondo in termini di preferenze: il più votato della lista di Mi, infatti, è il giudice palermitano Giuseppe Tango, 43 anni, un profilo più fresco e meno politicizzato, su cui anche gli altri gruppi sarebbero pronti a convergere. Perché non proporre direttamente lui? Qualcuno sostiene che il senso di mandare avanti D’Amato sia proprio quello di farlo bocciare, per regolare equilibri interni alla corrente prima di arrivare alla nomina di Tango. Altri ipotizzano che Mi punti in realtà su un altro nome ancora: Chiara Salvatori, giudice del Tribunale di Roma, terza più votata in lista. In ogni caso, l’esordio del nuovo Comitato direttivo sarà all’insegna della divisione, l’ultima cosa di cui la magistratura avrebbe bisogno in questo momento. E non c’è nemmeno il tempo per intavolare lunghe trattative: la nuova giunta infatti dovrà essere eletta il prima possibile per organizzare lo sciopero contro la riforma, in programma per il 27 febbraio.

L'articolo La nuova Anm parte già spaccata: la “destra” di Mi vuole presidente il procuratore di Messina. Ma gli altri gruppi dicono no: verso lo stallo proviene da Il Fatto Quotidiano.