DeepSeek toglie la app da Apple e Google in Italia

Dalle prime ore della mattina di ieri, la applicazione di DeepSeek, l’intelligenza artificiale generativa cinese che tanto ha fatto parlare di sé negli ultimi giorni, portando uno scossone sui mercati internazionali, ha smesso di essere disponibile negli store digitali di Apple e Google in Italia. Prima che sparisse, era la più scaricata dagli utenti. Il […] L'articolo DeepSeek toglie la app da Apple e Google in Italia proviene da Iusletter.

Gen 30, 2025 - 13:25
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DeepSeek toglie la app da Apple e Google in Italia

Dalle prime ore della mattina di ieri, la applicazione di DeepSeek, l’intelligenza artificiale generativa cinese che tanto ha fatto parlare di sé negli ultimi giorni, portando uno scossone sui mercati internazionali, ha smesso di essere disponibile negli store digitali di Apple e Google in Italia. Prima che sparisse, era la più scaricata dagli utenti.

Il sito ha invece continuato a essere accessibile. Ma zoppicante. Cosa già avvenuta nei giorni scorsi, ma che sembra essere peggiorata con blackout prolungati. Anche chi aveva scaricato in precedenza l’app sul proprio telefono è riuscito a usarla, anche se con qualche difficoltà. Che cos’è successo?

Non ci sono spiegazioni ufficiali, ma fonti a conoscenza della vicenda ci hanno confermato che è stato lo sviluppatore a rimuovere la app. Detto in altri termini: è stata Deepseek a cancellarsi dall’elenco delle app scaricabili dagli store.

Una conferma arrivata alla fine di una giornata dove era effettivamente sempre più chiara questa spiegazione, a partire dall’assenza di risposte ufficiali da parte degli attori in campo: Google, Apple e tantomeno DeepSeek.

Il fatto che le applicazioni siano sparite dagli store soltanto in Italia, poi, è molto significativo. Al punto da essere oggetto di articoli su alcuni siti internazionali come l’americano TechCrunch. Perché avviene il giorno dopo che il Garante della Privacy aveva informato di aver inviato una richiesta di informazioni a Hangzhou DeepSeek Artificial Intelligence e a Beijing DeepSeek Artificial Intelligence, le società che forniscono il servizio DeepSeek.

«L’Autorità, considerato l’eventuale alto rischio per i dati di milioni di persone in Italia, ha chiesto alle due società e alle loro affiliate di confermare quali siano i dati personali raccolti, da quali fonti, per quali finalità, quale sia la base giuridica del trattamento, e se siano conservati su server collocati in Cina», si leggeva nella nota del Garante.

Il Garante ha dato 20 giorni alle aziende per rispondere.

Ma l’indomani, l’app è sparita da App Store e Google Play Store.

L’app di DeepSeek è tra le più scaricate al mondo in questo momento. Anche negli Stati Uniti risulta la più prima sul negozio digitale di Google. Secondo la società di analisi AppFigures dal giorno del suo lancio, a metà gennaio, DeepSeek è stata scaricata oltre 1,2 milioni di volte sul Play Store e oltre 1,9 milioni di volte sull’App Store in tutto il mondo.

Lo stesso Garante per la protezione dei dati personali bloccò temporaneamente ChatGPT, il chatbot di OpenAI, in Italia il 31 marzo 2023 per violazioni del Gdpr. Il servizio era appena stato lanciato nel nostro Paese. Lo stop durò un mese.

Il chatbot tornò operativo dopo aver introdotto una serie di modifiche alla piattaforma. OpenAI fu poi sanzionata con una multa di 15 milioni di euro nel dicembre 2024 per violazioni relative al trattamento dei dati personali degli utenti da parte di ChatGPT.

Un precedente che sembra molto indicativo rispetto a quanto successo ieri. L’unica spiegazione plausibile è che le aziende proprietarie di DeepSeek, di fronte al rischio di sanzioni o grane legali, abbiano deciso di ritirare, almeno momentaneamente, l’app, in un mercato dai numeri piuttosto contenuti.

Il presidente del Garante della privacy, Pasquale Stanzione, ieri ha detto di non sapere le ragioni della sparizione delle app. E ha commentato all’agenzia Radiocor: la preoccupazione verso DeepSeek «è la stessa che avevamo maturato su Chapt-Gpt/OpenAi due anni fa: bisogna sapere quali sono le fonti che hanno alimentato il chatbot, qual è la base giuridica su cui si è mosso e soprattutto evitare o comunque sapere che non ci siano fake news e bias».

Al ricevimento delle informazioni «si aprirà l’istruttoria per vedere se queste informazioni sono corrispondenti – ha proseguito in merito al seguito della procedura che inizierà dopo i 20 giorni concessi a DeepSeek per rispondere -. Noi abbiamo il parametro di riferimento rappresentato dal Gdpr per vedere se c’è compliance con quello».

La richiesta di informazioni da parte del Garante, ha dichiarato Pasquale Stanzione, è seguita alla segnalazione di Altroconsumo. Un nodo delle verifiche da parte dell’Autorità riguarda i server in cui i dati del chatbot vengono conservati. «Questa è una cosa importantissima – ha risposto il presidente dell’Autorità – perché i dati degli italiani poi vengono trasferiti senza alcuna tutela in un Paese che non ha le medesime garanzie europee».

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