Un’Italia più competitiva passa da costi più bassi dell’energia
Non esiste competitività della manifattura italiana senza costi energetici più bassi rispetto a quelli che impone la filiera mondiale del gas fossile con le sue speculazioni. È quanto si legge in uno dei passaggi principali della “Bussola per la competitività” per rilanciare l’economia italiana (link in basso), presentata ieri, 29 gennaio, da Legambiente. Ridurre i […] The post Un’Italia più competitiva passa da costi più bassi dell’energia first appeared on QualEnergia.it.
Non esiste competitività della manifattura italiana senza costi energetici più bassi rispetto a quelli che impone la filiera mondiale del gas fossile con le sue speculazioni.
È quanto si legge in uno dei passaggi principali della “Bussola per la competitività” per rilanciare l’economia italiana (link in basso), presentata ieri, 29 gennaio, da Legambiente.
Ridurre i costi dell’energia, puntando su fonti rinnovabili, efficienza dei processi produttivi ed economia circolare, è una delle priorità evidenziate dall’associazione ambientalista, che non risparmia le critiche al governo Meloni.
L’esecutivo italiano, infatti, “sta paradossalmente lavorando per aumentare la dipendenza dall’estero, potenziando i gasdotti, moltiplicando le vie di ingresso del gas con i nuovi rigassificatori, investendo nel continente africano con il Piano Mattei”, mentre “il Consiglio dei ministri sta per varare un disegno di legge delega per un antistorico e improbabile ritorno al nucleare”.
Sempre ieri, ricordiamo, Bruxelles ha presentato una nuova comunicazione con una “Bussola per la competitività” incentrata su innovazione, decarbonizzazione e sicurezza, sulla scia delle indicazioni del rapporto Draghi uscito lo scorso settembre.
In particolare, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha espresso “apprezzamento” per l’inserimento in questa bussola “della revisione del regolamento Cbam [la tassa Ue alla frontiera sulla CO2 incorporata in determinati beni e prodotti importati], un passo essenziale per salvaguardare le industrie energivore, a partire dalla siderurgia, come previsto nel nostro non-paper”.
Urso ha anche ribadito al commissario Ue per l’Azione per il Clima, Wopke Hoekstra, incontrato ieri a Bruxelles, la necessità di rivedere il regolamento europeo sulle emissioni di CO2 delle auto; ricordiamo che l’Italia preme per una maggiore neutralità tecnologica che includa i biocombustibili ed è contraria alla scelta del “solo elettrico” dal 2035.
Tornando a Legambiente, il rapporto ricorda che nel 2024 in Italia la produzione di elettricità da rinnovabili ha raggiunto il record storico del 41,2% di copertura del fabbisogno annuale (dati Terna), “nonostante i tanti ostacoli non tecnologici”.
Tra questi ultimi, sottolinea l’associazione, “pesano le bollette esorbitanti causate dall’eccessiva dipendenza energetica dall’estero e dalle speculazioni dei produttori di gas, gli iter troppo lenti delle autorizzazioni degli impianti a fonti rinnovabili o dell’economia circolare”.
Senza dimenticare “il problema irrisolto dei pareri delle Sovrintendenze e del ministero della Cultura, […] il DL agricoltura e il decreto aree idonee che rispettivamente vieta in modo indiscriminato il fotovoltaico a terra nelle aree agricole e delega totalmente le Regioni a individuare le aree idonee allo sviluppo delle rinnovabili con criteri a volte incomprensibilmente restrittivi, come nel caso della Sardegna”.
Il documento contiene poi 14 proposte: in particolare, per quanto riguarda gli iter autorizzativi, secondo Legambiente occorre completare l’organico della Commissione Pnrr-Pniec e rafforzare il personale degli uffici regionali e comunali preposti alle autorizzazioni.
Tra le altre proposte specifiche in tema di rinnovabili:
- rivedere il decreto sulle aree idonee;
- accorciare i tempi del regime transitorio per l’entrata in vigore del prezzo zonale al posto del Pun;
- snellire gli iter autorizzativi per i progetti di repowering dei parchi eolici esistenti;
- estendere alle aree agricole all’interno dei Siti di interesse nazionale (SIN) e regionale (SIR) da bonificare la possibilità di realizzare impianti fotovoltaici a terra;
- rendere obbligatoria l’installazione di impianti fotovoltaici nei parcheggi di superficie superiore a 1.500 mq;
- garantire il completamento dei percorsi avviati con gli accordi tra Gse e i principali settori industriali energivori.
Come ha commentato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, “al governo Meloni chiediamo di archiviare la stagione delle scelte energetiche miopi basate su gas e nucleare, e dei decreti che frenano lo sviluppo delle rinnovabili, come il decreto agricoltura e quello sulle aree idonee. L’Italia ha bisogno di un vero piano industriale per la competitività sui mercati globali basato su semplificazioni, autorizzazioni più veloci, controlli più adeguati, innovazione tecnologica, fonti rinnovabili e circolarità delle produzioni”.
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