Trump: “Presto dazi contro l’Ue”. In gioco ci sono 1,5 trilioni di euro

Trump all’attacco, tariffe per tutti Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, procede come un rullo compressore con le sue politiche economiche e commerciali imperniate sui dazi. riguardo all’Unione europea ha avuto toni perentori nelle ultime ore, confermando l’arrivo dei dazi: “It will definitely happen with the European Union, I can tell you that”, rivolgendosi […] The post Trump: “Presto dazi contro l’Ue”. In gioco ci sono 1,5 trilioni di euro appeared first on Key4biz.

Feb 3, 2025 - 22:56
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Trump: “Presto dazi contro l’Ue”. In gioco ci sono 1,5 trilioni di euro

Trump all’attacco, tariffe per tutti

Il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, procede come un rullo compressore con le sue politiche economiche e commerciali imperniate sui dazi. riguardo all’Unione europea ha avuto toni perentori nelle ultime ore, confermando l’arrivo dei dazi: “It will definitely happen with the European Union, I can tell you that”, rivolgendosi ai giornalisti.

Non c’è ancora una tempistica certa, sottolineando comunque che “accadrà molto presto”. Una via diplomatica è forse ancora possibile e vogliamo sperare che Bruxelles e Washington stiano lavorando a questo.

Già decise, invece, le tariffe sull’import da Canada, Messico e Cina. A causa di queste politiche particolarmente aggressive, secondo quanto riportato da qz.com, il Dow Jones Industrial Average e altri indici azionari hanno iniziato il mese di febbraio con un forte calo.

I futures legati al Dow sono scesi di 602 punti percentuali, o dell’1,33%, nelle contrattazioni di prima mattina. I futures S&P 500 sono scesi di 93 punti, o dell’1,54%, mentre i futures Nasdaq 100 sono scesi di oltre 371 punti, o dell’1,73%.

La guerra dei dazi tra Usa e Ue

Di certo in ballo c’è un pacchetto di scambi di beni e servizi del valore complessivo di 1,54 trilioni di euro.

Secondo dati ufficiale diffusi dalla Commissione europea, nel 2023 l’Unione europea ha esportato beni negli Stati Uniti per 503,8 miliardi di euro, importando beni made in Us per 347,2 miliardi di euro.

L’Ue rappresenta per gli Stati Uniti il principale partner commerciale al mondo, con una fetta del 18,6% degli scambi di beni totali (e viceversa con il 16,7% del totale).

Bruxelles e Washington vantano la più importante relazione bilaterale commerciale e di investimento e la relazione economica più integrata al mondo: rappresentano quasi il 30% del commercio mondiale di beni e servizi e il 43% del PIL mondiale.

In termini generali, l’Ue esporta negli USA principalmente medicinali, autoveicoli e motoveicoli, prodotti medicinali e farmaceutici. Al contrario, noi importiamo dagli americani oli di petrolio e greggio, gas naturale, prodotti tecnologici e ugualmente prodotti medicinali e farmaceutici.

Secondo il Sole 24Ore, ipotizzando l’introduzione di dazi generalizzati del 10%, una guerra commerciale Ue-Usa potrebbe comportare una riduzione del PIL dell’Eurozona compresa tra l’1% e l’1,6%. Paesi con economie fortemente orientate all’export, come la Germania, potrebbero subire contrazioni più marcate.

Trump soffre di deficit commerciale

Il problema, nell’ottica di Washington, è che nel tempo si va confermando un saldo negativo piuttosto evidente tra le due sponde dell’Atlantico, che è stato di 202,8 miliardi di dollari nel 2022 e di 190 miliardi di dollari nel 2023.

Discorso diverso per i servizi, dove gli Stati Uniti godono di un avanzo commerciale in crescita di 56 miliardi di dollari (+24%), a 288,2 miliardi di dollari, secondo il Bureau of Economic Analysis.

Trump non manda giù l’ampia forbice in termine di deficit commerciale con l’Europa e vuole che sul nostro mercato arrivino più auto e prodotti agricoli (e quindi alimentari) americani.

Una guerra dei dazi tra le due sfere commerciali ovviamente avrebbe conseguenze serie sul tessuto industriale ed imprenditoriale, ma soprattutto sulle tasche dei consumatori.

Trump ha anche annunciato tariffe del 10% sulle importazioni dalla Cina.

Kallas (Ue): “Non ci sono vincitori nella guerra dei dazi

Lo stesso Presidente americano ha detto pubblicamente che “gli americani potrebbero dover sopportare parte del peso economico di una nascente guerra commerciale globale”.

Un dato di fatto, che forse gli elettori americani non hanno ben considerato o che forse hanno volontariamente sottovalutato lo scorso novembre.

Sia gli Stati Uniti che l’Europa traggono vantaggio dallo scambio di beni e servizi”, ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz, arrivando al vertice Ue informale a Bruxelles. “Se i dazi rendessero tutto questo difficile, ne risentirebbero negativamente sia gli Stati Uniti che l’Europa. Una cosa è chiara – ha precisato Scholz – in quanto area economica forte, possiamo gestire autonomamente i nostri affari e rispondere ai dazi con dazi. Questo è ciò che dobbiamo fare e faremo. Ma la prospettiva e l’obiettivo dovrebbero essere che si proceda in modo tale che sia basato sulla cooperazione“.

Non ci sono vincitori nella guerra dei dazi, chi se la ride è la Cina. L’Ue e gli Usa sono legati, noi abbiamo bisogno di loro e loro di noi. I dazi non vanno bene per i posti di lavoro e per i consumatori“, ha spiegato l’Alto Rappresentante Ue per la Politica estera, Kaja Kallas.

USA contro Canada (Trump insiste sull’annessione) e Messico

Nell’attesa che Trump decida quando imporre dazi all’Unione europea e in che misura (in linea di massima la guerra dei dazi dovrebbe riguardare anche la Gran Bretagna, ma sicuramente in tono minore), di sicuro c’è che la trade war è già iniziata con il Canada e il Messico.

Oggi ci dovrebbe essere un giro di incontri tra Washington, Città del Messico e Montreal (che peraltro assieme hanno dato vita ad un’area di libero scambio del valore di 1,8 trilioni di dollari, la USMCA), ma l’annuncio è stato dato e quindi è iniziato un primo scambio di minacce tra i tre Paesi.

Il Presidente del Messico, Claudia Sheinbaum, non ha ancora sciolto le riserve sul come rispondere a Washington, probabilmente attende i colloqui di oggi. Nel frattempo si è sentita al telefono con il Premier canadese, Justin Trudeau, per un nuovo accordo bilaterale di libero scambio che in qualche modo tagli fuori gli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti hanno imposto dazi del 25% all’import da Messico e Canada (sebbene le importazioni di energia saranno tassate a un’aliquota inferiore del 10%).

Trump insiste sull’annessione del Canada

Per tutta risposta,  il Dipartimento delle Finanze canadese ha pubblicato un elenco di prodotti americani importati sui quali sarà applicata una tariffa di ritorsione del 25% a partire da martedì (tra cui tabacco, prodotti agricoli, elettrodomestici, armi da fuoco ed equipaggiamento militare).

Due i round tariffari minacciati da Montreal, uno immediato per un valore di circa 20 miliardi di dollari americani e un secondo per quasi 90 miliardi di dollari (in questo caso la lista potrebbe allargarsi a veicoli per passeggeri, camion, prodotti in acciaio e alluminio, alcuni prodotti alimentari, carne di manzo e maiale, latticini).

Sul suo social di famiglia, Trump ha poi ricordato che “il Canada dovrebbe diventare il nostro 51° Stato. Tasse molto più basse e una protezione militare di gran lunga migliore per il popolo del Canada – E NIENTE TARIFFE!“. Tanto per chiarire che l’idea di un’annessione non era per niente campata in aria, ma una reale possibilità storica.

Le conseguenze di una guerra commerciale generalizzata

Tutto questo potrebbe avere profonde ripercussioni sui mercati mondiali, che già stanno reagendo negativamente a questi colpi di dazi intercontinentali. A rischio c’è la crescita economica e la minaccia in agguato è il riaccendersi dell’inflazione.

L’introduzione di misure protezionistiche da parte di più paesi porta a una contrazione degli scambi internazionali, ostacolando la crescita economica globale. Se ne rendono conto i Governi e le maggioranze che li sostengono di quanto certe scelte impattino su imprese e consumatori? Dove porta uno scontro del genere in un momento storico così critico in termini geopolitici?

Nonostante l’ottimismo ostentato dal cancelliere tedesco (e tutti guardiamo con attenzione al voto in Germania), per l’Europa una guerra dei dazi con gli Stati Uniti non è e non sarà indolore. La nostra dipendenza, soprattutto energetica, ma anche tecnologica, da fornitori esteri (e in particolare da Washington) rende sempre più difficile ogni scelta politica. Serve più Europa. Il problema è capire su quale Europa possiamo o meno contare in questa fase storica.

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