Scandalo-Milano, danni per tutti tra mala-giustizia e mala-politica
Quel che sta succedendo a Milano ha dell’incredibile, è oltre l’inciviltà, non porta vantaggi a nessun, non tutela nessun valore e rivela quanto siano ormai incancreniti i problemi istituzionali del Paese. Partiamo dall’inizio. La Procura di Milano, certamente dando seguito a un qualche tipo di esposto o denuncia raccolto dal sistema – e quindi correttamente, […] L'articolo Scandalo-Milano, danni per tutti tra mala-giustizia e mala-politica proviene da Economy Magazine.
Quel che sta succedendo a Milano ha dell’incredibile, è oltre l’inciviltà, non porta vantaggi a nessun, non tutela nessun valore e rivela quanto siano ormai incancreniti i problemi istituzionali del Paese.
Partiamo dall’inizio. La Procura di Milano, certamente dando seguito a un qualche tipo di esposto o denuncia raccolto dal sistema – e quindi correttamente, sul piano formale – decide dopo oltre dieci anni di tacito avallo che l’edilizia milanese è praticamente fuori legge.
Decide cioè di censurare una prassi consolidata e vastamente accettata (peraltro, non solo a Milano) per la quale determinate opere di rigenerazione urbana – con demolizione e ricostruzione di immobili – venivano tranquillamente autorizzate sulla base di una “Scia”, una procedura semplificata, anche quando il nuovo immobile di cui si autorizzava l’edificazione fosse destinato ad avere una cubatura e un numero di piani molto maggiore di quello demolito. Ovviamente, attivando un cantiere, si attivano anche i pagamenti degli oneri tributari connessi: soldi nelle casse dei Comuni. Che hanno smesso di affluire.
In che modo la Procura “dà seguito” alle denunce? Bloccando i cantieri. Prima uno, poi un altro, ad oggi un totale di sedici. Con un effetto collaterale ancora peggiore: ulteriori 150 cantieri (ma c’è chi ne calcola 200) che sarebbero stati aperti da un paio d’anni in qua, non lo sono più stati, per evitare di incappare in un blocco analogo, paralizzando capitali e attivando costi senza certezza di recupero. Stiamo parlando di un danno economico di almeno 1 miliardo di euro, con una conseguente paralisi dell’occupazione edilizia come non la si vedeva da decenni. Grazie, Procura!
Però, attenzione: le toghe scelgono di intervenire con la sega di Milei anziché optare per qualcuna delle numerose altre strade istituzionalmente praticabili a causa della loro consueta assoluta indifferenza agli effetti specifici e sistemici di misure cautelari potentissime – in questo caso hanno arrestato cantieri, per ora, e non ancora persone fisiche; eppure va detto che non si sono del tutto “inventate” il pretesto, come pure fanno spesso.
Lo spunto gliel’ha dato la politica. Già: perché l’inghippo gudiziario ha un presupposto legislativo ossia un conflitto tra quanto prescrive la legge nazionale in vigore sull’edilizia (attualissima: è del ’42!) e quanto di prassi adottato dai Comuni italiani.
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