Rimborso utenze al dipendente: basta una dichiarazione
Bollette pagate dal datore di lavoro: la dichiarazione resa dal lavoratore per ottenere il rimborso delle spese domestiche non necessita di autenticazione.
L’Agenzia delle Entrate, rispondendo ad istanza di interpello, ha fornito chiarimenti in merito al rilascio della dichiarazione sostitutiva di atto di notorietà per ottenere il rimborso delle spese domestiche sostenute dai lavoratori dipendenti.
L’autocertificazione può semplicemente essere acquisita con firma originale del dipendente allegando la copia del documento di identità.
Come ha sottolineato l’Agenzia delle Entrate, infatti, nell’ambito dei fringe benefit erogati a favore dei dipendenti, non è necessario che la dichiarazione rilasciata dal lavoratore al datore di lavoro sia anche autenticata al fine di attestare i requisiti per il rimborso delle spese sostenute per le utenze domestiche.
L’autenticazione non è indispensabile: questo perché la destinataria è la stessa Amministrazione Finanziaria, incaricata di effettuare controlli per la veridicità delle dichiarazioni.
Dal punto di vista sostanziale – si legge nella risposta n. 17 del 31 gennaio 2025 -, la dichiarazione ha, infatti, come destinatario finale la pubblica amministrazione chiamata a svolgere i controlli di veridicità sul contenuto della stessa, da cui può scaturire una responsabilità penale in caso di dichiarazioni false o mendaci.
Il riferimento normativo è la Legge n. 213/2023, ossia la Manovra dello scorso anno, che aveva previsto la proroga al 2024 per l’estensione della soglia di esenzione fiscale dei fringe benefits e la possibilità di rimborso di bollette e spese per la casa fino a 1.000 euro, o fino a 2.000 euro per i lavoratori con figli.
Per lo stesso principio affermato dal Fisco, dunque, si può presumere che anche per il 2025 valgano le stesse regole, in riferimento alla medesima estensione del beneficio fiscale.