Perquisizioni e sequestri. Tre indagati per la strage. Sigilli alla fabbrica della trave

Blitz della polizia nello stabilimento di Atri dove è stato realizzato l’elemento che crollò: sotto accusa il progettista e l’amministratore dell’impresa. Indagato anche il direttore dei lavori.

Feb 6, 2025 - 07:57
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Perquisizioni e sequestri. Tre indagati per la strage. Sigilli alla fabbrica della trave

di Stefano Brogioni
FIRENZE
Quasi un anno di attesa, ma a pochi giorni dall’anniversario della strage di via Mariti, l’inchiesta sul disastro nel cantiere costata la vita di cinque operai, è giunta alla svolta.

Tre gli indagati e sigilli, ordinati dal gip Antonella Zatini allo stabilimento di Atri, in Abruzzo, della Rdb Ita Spa, la fabbrica che produsse la trave che innescò il crollo.

Resta sotto sequestro (preventivo) anche l’area di via Mariti "in quanto vi è il pericolo serio e concreto che nel cantiere si verifichino altri crolli che potrebbero provocare la morte o le lesioni delle persone eventualmente presenti nel cantiere o nelle vicinanze".

I tre indagati sono l’ingegnere Carlo Melchiorre, 59 anni, e Alfonso D’Eugenio, 79, il primo responsabile dell’ufficio calcolo e responsabile tecnico di produzione di Rdb Ita spa, il secondo legale rappresentante sempre della Rdb Ita spa.

Il terzo finito nel mirino della procura è invece il direttore dei lavori strutturali all’interno del cantiere per conto della committente La Villata, l’ingegnere Marco Passaleva, fiorentino di 70 anni. Nei confronti dei tre, i pm Alessandra Falcone e Francesco Sottosanti ipotizzano l’omicidio colposo dei cinque operai deceduti nel crollo (Luigi Coclite 60 anni, Mohamed Toukabri 54, Mohamed El Farhane, 24, Taoufik Haidar, 43, e Bouzekri Rahim, 56) e le lesioni colpose a carico dei tre muratori rumeni scampati alla tragedia. L’accusa di crollo doloso è invece limitata ai due rappresentanti della Rdb Ita.

E’ nello stabilimento abruzzese che, secondo le risultanze investigative (le indagini sono state condotte da Squadra mobile, polizia postale, Ausl, vigili del fuoco e ispettorato del lavoro dei carabinieri) corroborate da una superconsulenza dell’ingegner Stefano Podestà, che si sarebbero concentrati errori di progettazione e leggerezze produttive. In parte dettati dalla fretta imposta dai continui solleciti che avrebbe esercitato la committente per colmare i ritardi nella realizzazione del supermercato, in parte per l’inadeguatezza dell’impresa, sempre secondo gli investigatori della Squadra mobile, a progettare una struttura così complessa come il supermercato Esselunga.

La ricostruzione del crollo. La trave identificata con la sigla TL309-2P posizionata al secondo impalcato dello scheletro in costruzione, avrebbe covato un difetto di progettazione e sarebbe stata realizzata con un quantitativo di ferro dell’armatura insufficiente rispetto ai carichi che avrebbe dovuto sostenere. Tant’è che il cedimento, che il cedimento di altre cinque travi e il collasso dell’intero solaio, si verificò dopo un paio di betoniere di cemento delle “gettata“ appena iniziata la mattina del 16 febbraio dell’anno scorso.

Le accuse. Melchiorre, secondo l’accusa, avrebbe redatto il progetto e la scheda di produzione della trave omettendo di calcolare in modo adeguato i carichi che la trave avrebbe dovuto sostenere e di inserire nel progetto un quantitativo di ferro in grado di sostenere i carichi.

D’Eugenio avrebbe omesso di adottare le misure necessarie per tutelare la salute degli operai e far si che le attività di progettazione e di esecuzione degli elementi prefabbricati fossero svolte in maniera corretta e adeguata nel cantiere. Sempre secondo quanto contesta la Procura i due avrebbero realizzato il progetto senza poter dedicare persone e tempo adeguato per stare dietro alle sollecitazioni che sarebbero arrivate dai committenti e dall’appaltatore Aep. Ancora Passaleva avrebbe omesso di rilevare gli errori e le carenze presenti nel progetto predisposto da Melchiorre.