Oro verso i 3mila dollari: le banche centrali e gli investitori spingono la corsa al bene rifugio

Quest’anno l’oro potrebbe continuare a salire verso livelli di circa 2.900-3.000 dollari per oncia, spinto da una serie di fattori. Rispetto al 2022, gli acquisti di oro fisico da parte delle banche centrali sono più che raddoppiati. La decisione dei Paesi occidentali di porre sanzioni sulle riserve della banca centrale russa ha rappresentato un punto […] L'articolo Oro verso i 3mila dollari: le banche centrali e gli investitori spingono la corsa al bene rifugio proviene da Economy Magazine.

Feb 4, 2025 - 14:04
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Oro verso i 3mila dollari: le banche centrali e gli investitori spingono la corsa al bene rifugio

Quest’anno l’oro potrebbe continuare a salire verso livelli di circa 2.900-3.000 dollari per oncia, spinto da una serie di fattori.

Rispetto al 2022, gli acquisti di oro fisico da parte delle banche centrali sono più che raddoppiati. La decisione dei Paesi occidentali di porre sanzioni sulle riserve della banca centrale russa ha rappresentato un punto di non ritorno, e suggerisce che, in futuro, qualsiasi paese che si dovesse trovare in forte disaccordo politico con l’Occidente potrebbe implicitamente correre il rischio di vedere i propri asset confiscati.

Di conseguenza, le banche centrali di tutto il mondo hanno incrementato le riserve di oro e questa tendenza è destinata a continuare nel 2025. Anche se la guerra in Ucraina sembra avviarsi verso una soluzione negoziata, è probabile che le prospettive geopolitiche restino piuttosto incerte. In altre parole, l’oro dovrebbe beneficiare di un forte incremento delle riserve da parte delle banche centrali di tutto il mondo. Il World Gold Council (WGC) stima che gli acquisti di oro da parte delle banche centrali abbiano spinto il prezzo al rialzo di circa il 15%.

Il processo disinflazionistico post-2022 ha subito una pausa negli ultimi mesi e i dati recenti relativi agli Stati Uniti e all’Eurozona indicano una modesta ripresa delle pressioni inflazionistiche. Questo fenomeno dovrebbe diventare sempre più evidente nella seconda metà del 2025 e, nel tempo, gli effetti cumulativi dell’inflazione dovrebbero favorire i prezzi dell’oro.

L’oro potrebbe anche beneficiare dell’aumento dei rendimenti obbligazionari a lungo termine. In generale, l’aumento dei rendimenti tende a far scendere il prezzo del metallo giallo, ma dal 2022 abbiamo osservato una netta interruzione della correlazione tra l’oro e le aspettative sui tassi di interesse reali. A questo proposito, va notato che la causalità è essenziale nella misura in cui l’aumento dei rendimenti a lungo termine riflette anche il ritorno di premi a termine positivi sui mercati obbligazionari. I premi a termine rappresentano la remunerazione aggiuntiva richiesta dagli investitori obbligazionari per compensare i livelli di rischio più elevati (legati all’inflazione o all’insolvenza, ad esempio). L’aumento della spesa pubblica in deficit dovrebbe tradursi in un aumento del rapporto debito/PIL e l’oro potrebbe rappresentare un’ottima protezione in questa situazione.

La solidità della domanda da parte degli investitori asiatici dovrebbe continuare anche nel 2025. La decisione dell’India di ridurre le tasse sulle importazioni di oro e argento ne ha stimolato la domanda. La domanda al dettaglio della Cina dovrebbe rimanere robusta e i futures locali sull’oro sono scambiati con un premio rispetto ai benchmark globali. Ciò significa probabilmente che i consumatori locali si stanno rivolgendo al metallo giallo per proteggere i loro risparmi in valuta nazionale (CNY).

In occidente, gli investitori retail hanno iniziato ad aumentare i loro investimenti in etf sull’oro. La prospettiva di una riduzione dei tassi di interesse in molte delle principali economie sta portando a un calo del costo opportunità di detenere oro. Di conseguenza, la domanda retail in occidente dovrebbe spingere il metallo giallo a livelli più alti.

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