Oggi la decisione Fed sui tassi: le previsioni degli analisti

Sembra esserci unanimità su una pausa nell’allentamento monetario da parte dell’istituto centrale e molti ritengono che l’attenzione dei mercati si rivolgerà soprattutto verso le parole del Presidente Jerome Powell che pronuncerà nella conferenza stampa successiva alla decisione.

Gen 29, 2025 - 14:22
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Oggi la decisione Fed sui tassi: le previsioni degli analisti

Arrivato il giorno della decisione sui tassi della Federal Reserve, la prima del 2025 e successiva all’insediamento ufficiale del nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.

Il mercato non si attende novità dalle scelte odierne di politica monetaria, con i tassi che dovrebbero rimanere fermi nell’intervallo 4,25-4,5%, e sta valutando circa il 25% di possibilità di un taglio dei tassi a marzo, mentre c’è molta incertezza su un’altra riduzione fino a giugno.

Il grafico dei ‘dots’, ovvero i punti con cui vengono riassunti le previsioni dei singoli componenti del Comitato di politica monetaria (il FOMC, Federal open market committee), esprime infatti una mediana del 3,75-4% per fine anno, pari a soli due altri tagli nel corso del 2025.

La decisione arriverà in un contesto di attesa per i provvedimenti di Trump: finora il presidente USA non ha toccato leve che possano influire sull’inflazione (tranne aver imposto tariffe al 25% su Canada e Messico) ma il primo febbraio potrebbe dare il primo colpo di dazi all’Europa.

"Non prevediamo cambiamenti nei tassi di interesse sui fondi federali”, scrive Geoff Yu, Market Strategist di BNY EMEA. Della stessa opinione Francois Rimeu Senior Strategist di Credit Mutuel Asset Management, indicando che questa decisione rifletterà “l'attuale performance dell'economia USA e dell'inflazione, che resta sopra l'obiettivo del 2%”.

“L'economia americana è risultata molto forte nel quarto trimestre e a quanto sento dai leader delle aziende sarà solida anche nel primo trimestre di questo anno. Quindi la Fed potrebbe fermarsi per qualche mese e poi magari abbassare ancora un po' il costo del denaro”, spiega Laurence Fink, Ceo di BlackRock, intervenendo al World Economic Forum a Davos a un panel sull'outlook dell'economia, prevedendo che “a un certo punto, alla luce della forza dell'economia, la Fed potrebbe alzare i tassi".

Paolo Zanghieri, senior economist di Generali Investments, ricorda che nelle ultime settimane la Fed ha segnalato una pausa per valutare come i cambiamenti passati nel tasso dei fed funds abbiano influenzato il mercato del lavoro e l'inflazione. A suo avviso, la Fed vorrà anche essere cauta poiché non ha una stima precisa del livello del tasso neutrale e si aspetta che la banca centrale lasci invariato l'intervallo obiettivo per il tasso sui Fed funds.

Secondo Zanghieri la Fed sembra disposta ad aspettare un quadro più chiaro di come saranno le cose dopo che il tetto del debito sarà affrontato a seguito della sua reintroduzione all'inizio di gennaio. "Tuttavia, l’istituto potrebbe rallentare il ritmo complessivo del disimpegno terminandolo per i Treasury, lasciando invariato il disimpegno dei titoli garantiti da ipoteca," ipotizza l'esperto.

Con un nulla di fatto dal fronte dei tassi praticamente sicuro, l’attenzione si concentrerà alle ore 20 italiane quando parlerà il boss dell’istituto centrale, Jerome Powell, atteso dalla consueta conferenza stampa post meeting.

Powell cercherà di mantenersi equilibrato sul futuro dei tassi USA senza doversi rimangiare i due tagli che ancora il mercato si attende nel 2025. “Non volendo anticipare l'effettiva attuazione delle politiche di Trump, Powell sarà probabilmente piuttosto riservato, cercando di ottenere più tempo per esprimere giudizi definivi”, prevede Erik Weisman, Chief Economist di MFS Investment Management.

Per Geoff Yu, Market Strategist di BNY EMEA “il mercato si concentrerà molto di più sulle prime impressioni del FOMC (Federal Open Market Committe) riguardo l'amministrazione Trump. Questo aspetto sarà sicuramente al centro delle domande durante la conferenza stampa del presidente Powell. Sul fronte macro, vediamo pochi cambiamenti nell'Outlook rispetto a dicembre e la Fed probabilmente riconoscerà che un ulteriore allentamento sarà graduale ma rimarrà dipendente dai dati”.

"Pensiamo che la dichiarazione e la conferenza stampa post-riunione saranno un po' più accomodanti rispetto alle aspettative, dato che le ultime stampe del CPI hanno mostrato notizie migliori sull'inflazione", spiega Zanghieri. Secondo l'esperto, alcuni funzionari della Fed hanno già considerato i dazi nelle loro previsioni, ma non è chiaro se gli ordini esecutivi o i commenti del Presidente Donald Trump cambieranno le loro ipotesi sul tempismo o l'entità dei dazi e l'equilibrio dei rischi.

“Sulla base dei verbali della passata riunione di dicembre e dei commenti del Governatore Christopher Waller del 16 gennaio, è probabile che Powell manterrà aperta la possibilità di ridurre i tassi quest'anno, poiché la Fed prevede ancora un ritorno dell'inflazione al target del 2% nel medio termine. Una mossa che i mercati finanziari considereranno moderatamente positiva”, secondo Francois Rimeu, Senior Strategist di Credit Mutuel Asset Management

Tuttavia, conclude l’espero, “il Presidente dovrebbe rimarcare che il FOMC, che segue un approccio dipendente dai dati (in particolare riguardo all'inflazione e al mercato del lavoro), non si è impegnato in nessuna tempistica specifica per i futuri tagli dei tassi. La traiettoria dei tassi d'interesse USA sarà più chiara durante la riunione di marzo, nel momento in cui la Fed aggiornerà le proiezioni economiche che terranno conto dei possibili effetti delle politiche economiche di Trump: se i dati sull'inflazione fossero allineati alle attese formulate dalla Fed, allora Powell potrebbe considerare una riduzione”.