Novelli (Lemanik): “In via di esaurimento il rally e di Wall Street”
La narrativa prevalente che dipinge la Cina come una nazione in crisi e gli Stati Uniti come il faro di un ciclo virtuoso potrebbe dover essere rivista alla luce di recenti sviluppi. In particolare, la scoperta della società cinese DeepSeek, che sembra avere una tecnologia di intelligenza artificiale (IA) in grado di colmare il divario... Leggi tutto
La narrativa prevalente che dipinge la Cina come una nazione in crisi e gli Stati Uniti come il faro di un ciclo virtuoso potrebbe dover essere rivista alla luce di recenti sviluppi. In particolare, la scoperta della società cinese DeepSeek, che sembra avere una tecnologia di intelligenza artificiale (IA) in grado di colmare il divario tecnologico con gli Stati Uniti, ha scosso questa convinzione. Un aspetto che ha colpito in modo particolare Maurizio Novelli, gestore del fondo Lemanik Global Strategy di Lemanik, il quale commenta: “La cosa che mi ha convinto che la notizia abbia un impatto reale e significativo è il fatto che Microsoft ha immediatamente cancellato tre miliardi di nuovi investimenti in Data Center, che sono il fulcro della domanda di chips Nvidia e sono la struttura portante della capacità di calcolo”.
Questo gesto da parte di Microsoft non è da sottovalutare, poiché indica un cambio di rotta nella strategia delle principali aziende tecnologiche statunitensi. La riflessione di Novelli, infatti, va oltre il semplice ripensamento degli investimenti da parte di Microsoft, suggerendo che potrebbe esserci un tentativo da parte degli Stati Uniti di “gonfiare artificialmente i prezzi dei microprocessori sul mercato mondiale”. Secondo lui, questa manovra avrebbe lo scopo di alzare il “break even point” per i concorrenti esteri nel settore dell’IA e ostacolare l’ingresso di nuovi attori nel mercato.
Novelli continua a spiegare che, se ciò fosse vero, l’intero sistema basato sulla supremazia dell’IA “made in USA”, costruito su elevate barriere all’ingresso, potrebbe essere un “colossale bluff”. Un bluff che, secondo l’analisi del gestore, potrebbe essere stato svelato dalla Cina, in particolare dalla società DeepSeek. La speculazione crescente attorno ai chip Nvidia non è l’unico elemento preoccupante; Novelli osserva anche che “i microprocessori Nvidia sono al centro di una intensa attività speculativa di trading da parte di sconosciuti intermediari che sostengono i prezzi con operazioni a leva tramite finanziamenti di importanti banche americane”.
L’embargo sui microprocessori, quindi, non sarebbe tanto un modo per impedire alla Cina di accedere alla tecnologia, ma un tentativo di sostenere artificialmente i prezzi di componenti cruciali per l’industria dell’IA. Come conclude Novelli, “L’intera impalcatura costruita sul monopolio dell’AI made in USA sarebbe un bluff e i cinesi lo avrebbero rivelato”.
Parallelamente, la crescente enfasi sugli Stati Uniti e sulla loro politica “America First” sembra indicare l’inizio di una nuova era di “repressione finanziaria”. Le politiche fiscali espansive e i controlli sui flussi di capitale stanno creando squilibri evidenti. In Europa, il governo britannico sta valutando leggi per obbligare i fondi pensione a investire esclusivamente in asset finanziari domestici, mentre negli Stati Uniti il “Patriotic Investment Act” mira a incentivare il rimpatrio dei capitali e penalizzare i profitti derivanti dalle operazioni in Cina. Novelli sottolinea come questo scenario si stia traducendo in una vera e propria guerra sui flussi di capitale: “Si sta aprendo la fase due dell’American First e proprio sui flussi di capitale si accentuerà lo scontro globale”.
Un altro aspetto critico è la crescente disincentivazione degli investimenti esteri in Cina, alimentata dalla paura di sanzioni americane. Ciò ha portato a una drastica riduzione dei flussi di capitale verso la Cina, la cui economia potrebbe trovarsi ad affrontare una fase di stagnazione. Tuttavia, Novelli è convinto che la Cina abbia una strategia diversa, più paziente e riflessiva. Come afferma: “La Cina aspetta di vedere cosa faranno gli Stati Uniti sui dazi, su ulteriori freni all’export di tecnologia e sulle politiche interne. Infatti, la Cina può aspettare mentre Trump non può farlo”. In altre parole, la Cina sta osservando attentamente gli sviluppi e si prepara a rispondere al momento opportuno, quando gli squilibri negli Stati Uniti saranno più evidenti e difficili da gestire.
L’era dell’oro e la fine del dollaro forte
Un aspetto fondamentale da considerare è la divergenza tra le strategie economiche di Cina e Stati Uniti. Mentre gli Stati Uniti continuano a sostenere la loro crescita con politiche fiscali dispendiose e un ciclo finanziario fortemente espansivo, la Cina adotta un approccio più prudente, focalizzandosi sul deleverage del settore immobiliare e contenendo gli stimoli fiscali. Questo contrasto rende la Cina più preparata a affrontare le sfide future, con la probabilità di emergere più forte dalla competizione globale con gli Stati Uniti.
In un mondo segnato dall’instabilità, Novelli osserva che la crescente pressione sul dollaro potrebbe portare a una crisi valutaria che danneggerà l’economia globale, mettendo a rischio anche la posizione dominante di Wall Street. Per Novelli, l’“American First” potrebbe ben presto trasformarsi in un boomerang per gli Stati Uniti. Infatti, se gli Stati Uniti non riusciranno a mantenere il controllo sui flussi di capitale e sul dollaro, ciò potrebbe danneggiare Wall Street e amplificare i problemi economici interni. Come afferma Novelli, “L’American First rischia di trasformarsi in un boomerang sia per il Dollaro che per Wall Street, accentuando i problemi americani e fornendo alla Cina l’opportunità di proporsi come alternativa, stimolando i consumi interni e ampliando l’interscambio commerciale con gli emergenti”.
Un mondo in trasformazione
La geopolitica economica sta attraversando una fase di profonda trasformazione. Gli sviluppi tecnologici e i cambiamenti nei flussi di capitale stanno ridisegnando gli equilibri globali. Se la Cina saprà gestire con astuzia la competizione con gli Stati Uniti, potrebbe emergere come un attore chiave nella nuova architettura economica internazionale. Gli Stati Uniti, nel frattempo, dovranno affrontare i costi della loro politica interna aggressiva e le difficoltà legate all’instabilità finanziaria crescente. Come osserva Maurizio Novelli, “L’American First rischia di trasformarsi in un boomerang”, ma la Cina potrebbe cogliere l’opportunità di ridefinire gli equilibri economici globali, grazie alla sua pazienza strategica e alle politiche mirate sui consumi interni.