Mediobanca rigetta l’Ops di Mps: “ostile” e “contraria ai propri interessi”
Secondo Piazzetta Cuccia l’operazione è ostile, non concordata e non ha valenza industriale, oltre che contraria ai suoi interessi.
C’è chi dice no all’Offerta Pubblica di Sottoscrizione (Ops) di Banca Monte dei Paschi di Siena. Con un comunicato approvato a maggioranza (due astenuti), il consiglio di amministrazione di Mediobanca rigetta l’offerta di Siena, definendola “non concordata”, “ostile” e “contraria” ai suoi interessi. Inoltre, il board ritiene l’Offerta “priva di razionale industriale e finanziario e dunque distruttiva di valore per Mediobanca”.
L’annuncio è stato fatto tramite un comunicato diffuso a metà giornata, nel quale si specificano le ragioni del no, fermo restando che l’istituto “si esprimerà sull’offerta con le tempistiche, gli strumenti e secondo modalità previste dalla legge”.
A Piazza Affari, intanto, le azioni Mediobanca continuano a scambiare in rosso, con una perdita del 2% a 16,11 euro, le peggiori tra le blu chip del FTSE MIB. Male anche le azioni Mps, in calo di oltre l’1% e un minimo intraday toccato a 6,156 euro.
Il cda ritiene che l’Offerta di Mps non abbia valenza industriale ma che pregiudichi l’identità e il profilo di business del gruppo che invece resta focalizzato su segmenti di attività a elevato valore aggiunto. L’Ops, inoltre, “distrugge valore per gli azionisti di Mediobanca e di Mps”, aggiunge il board, prevedendo una “copiosa perdita di clienti (quali il Wealth Management e l’Investment Banking) che presuppongono l’indipendenza, la reputazione e la professionalità dei professionisti”. A questi elementi il cda aggiunge che l’operazione è “negativamente caratterizzata dalla difficoltà a determinare il valore intrinseco dell’azione Mps”.
Dal punto di vista industriale, secondo il cda l’operazione “manca di razionale”, in quanto comporta un forte indebolimento del modello di business di Mediobanca, con possibili perdite di ricavi e clienti, dal venir meno delle migliori risorse umane del gruppo e dall’assenza di apprezzabili sinergie di costo non avendo i due gruppi sovrapposizioni di reti distributive.
Infine, manca di un razionale finanziario: forte pregiudizio al profilo reddituale di Mediobanca, diluizione dei multipli valutativi di Piazzetta Cuccia e il calo del titolo Mps dopo l’annuncia ne testimonia la fragilità del corso di borsa che rende “improbabile” il buon esito dell’operazione.
L’ultimo capitolo su cui si concentrano le valutazioni del board di Mediobanca è quello degli intrecci azionari di Delfin e Caltagirone. I due sono soci sono sia in Mediobanca, rispettivamente con il 20% e il 7%, che in Mps, con la holding prima azionista di Siena con il 10% e l’imprenditore al 5%, (oltre a detenere il 5% di Anima Holding che a sua volta possiede il 4% di Mps). Inoltre, in Generali Delfin detiene il 10% e Caltagirone il 7%.
"La presenza degli stessi azionisti in Mps, Mediobanca e Generali nell'ambito di un'offerta esclusivamente in azioni, configura una potenziale disomogeneità negli interessi rispetto al resto della compagine azionaria", conclude il cda.
Nel frattempo, proseguono i commenti degli analisti sull’operazione e Citi oggi ha ridotto da ‘buy’ a ‘neutral’ il giudizio sulla banca senese con prezzo obiettivo che passa da 6 a 6,35 euro. Per gli analisti il titolo ai prezzi attuali è "correttamente valutato data l'incertezza connessa all'inattesa offerta per Mediobanca" e di conseguenza gli esperti hanno abbassato il rating.
Gli esperti, che apprezzano il turnaround messo a segno dal management di Mps, faticano a "capire il beneficio del potenziale deal con Mediobanca (sia industrialmente, sia finanziariamente, qual è la logica?)".
Tre per il broker le principali implicazioni per gli azionisti di Mps dal lancio dell'offerta su Mediobanca: la rimozione del potenziale per un premio M&A (almeno nel breve termine); la crescente incertezza sulla strategia di medio termine; un'aggiunta di complessità alla lista di cose da fare del management, con esito incerto.