Londra si sfila sui dazi, Parigi pronta a rispondere | Lo scenario
In una guerra commerciale con gli Stati Uniti, l’Ue dovrà muoversi senza un alleato economicamente cruciale, la Gran Bretagna. Non è bastata la prima partecipazione di un premier britannico a un vertice Ue dalla Brexit a convincere Keir Starmer ad armarsi assieme all’Europa contro i dazi di Donald Trump. Downing Street, pur in un contesto […] L'articolo Londra si sfila sui dazi, Parigi pronta a rispondere | Lo scenario proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.
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In una guerra commerciale con gli Stati Uniti, l’Ue dovrà muoversi senza un alleato economicamente cruciale, la Gran Bretagna.
Non è bastata la prima partecipazione di un premier britannico a un vertice Ue dalla Brexit a convincere Keir Starmer ad armarsi assieme all’Europa contro i dazi di Donald Trump.
Downing Street, pur in un contesto generale di riavvicinamento con l’Unione, ha scelto di restare ancorata alla storica alleanza con Washington, posizionandosi così sulla sponda opposta alla parabola che ha imboccato la Francia, paladina della linea della fermezza con il presidente americano.
A poche ore dal summit informale dei leader, a Bruxelles il grande timore di trovarsi travolti dai dazi americani resta palpabile. Ed è un timore che va oltre i confini dell’Ue.
Secondo il Times, nel corso della cena con i 27 di lunedì sera, Starmer ha chiarito che non seguirà Bruxelles in eventuali ritorsioni commerciali anti-Usa.
La Norvegia, che non è membro dell’Ue ma dello Spazio Economico europeo, ha arruolato l’ex segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per il ministero delle Finanze.
Una mossa a sorpresa, quella del primo ministro Jonas Gahr Støre, dettata da una priorità: non rimanere schiacciati tra i dazi americani e i contro dazi americani.
Stoltenberg – in passato già premier in Norvegia – è stato per due mandati alla guida della Nato, conosce Trump e ha dimestichezza con le vicende americane.
Ad Oslo avrà più di una gatta da pelare dopo la crisi di governo causata dallo strappo tra centristi e laburisti, a causa di politiche energetiche considerate dai primi troppo accondiscendenti nei confronti dell’Ue.
Chi non ha intenzione di abdicare dalla linea dura sui dazi è la Francia. A Trump non vanno fatte “concessioni” nella trattativa, bisogna prepararsi ad “una ritorsione”, hanno avvertito i ministri dell’Industria e del Commercio, Marc Ferracci e Laurent Saint-Martin, nel corso del Consiglio informale sulla Competitività organizzato a Varsavia.
La linea di Parigi fa asse con quella di Berlino ma non certo con quella italiana. E, alla riunione, Adolfo Urso ha ribadito un concetto che, al summit Ue, aveva sottolineato la stessa Giorgia Meloni.
“Con Trump bisogna dialogare, occorre evitare una guerra commerciale, sarebbe devastante per ciascuno di noi”, ha sottolineato il titolare del Mimit.
È in questo contesto che è chiamata a muoversi la presidente della Commissione. Alla Conferenza degli ambasciatori Ue, von der Leyen ha fatto un netto richiamo a guardare con realismo a un mondo che non è più iperglobalizzato, dove la competizione è tornata ad essere dura. Dove non vanno date più per scontate le regole che ci hanno governato per 70 anni.
Ha ribadito la volontà a negoziare con gli Usa e superare le controversie “tutelando sempre i nostri interessi come e quando sarà necessario. Questa – ha avvertito – sarà sempre la via europea”.
Von der Leyen, e l’intera Commissione, il 27 e 28 febbraio saranno in India. Poi seguirà il summit con il Sudafrica, altra tappa della strategia delle partnership anti-Trump messa in campo da Palazzo Berlymont.
E, anche con la Cina, pur nell’ambito della politica di de-risking e di rapporti più equi, “è possibile trovare accordi”, ha avvertito von der Leyen smorzando nettamente i toni nei confronti di Pechino. A lei, al momento opportuno, decidere come rispondere ai possibili dazi di Trump.
A chiarirlo è stato anche il governatore della Banca di Finlandia e membro del Board della Bce, Olli Rehn. Se Trump colpisce “la risposta sarà politica. E la Commissione ha forti prerogative in materia di politica commerciale”, ha chiarito il finlandese.
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