La notte dei record. Mai così in 200 anni

Negli atti dell’inchiesta che ha portato ad indagare per falso due dirigenti del Consorzio di bonifica 3 compare un muro di 30 metri che per la procura non ci sarebbe mai stato al contrario di quanto dichiarato.

Feb 6, 2025 - 07:57
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La notte dei record. Mai così in 200 anni

PRATO
Diventa un giallo il muro d’argine di 30 metri lungo il torrente Bagnolo. Nelle carte dell’inchiesta chiusa dalla procura di Prato sull’alluvione del 2 e 3 novembre che ha portato alla notifica di un avviso di garanzia per 15 persone tra amministratori e tecnici, accusati di omicidio colposo e disastro colposo c’è anche un giallo legato all’esistenza di un muro di argine. La partita si gioca anche sulla presenza o meno dell’argine: per il Consorzio di bonifica 3 Medio Valdarno il parapetto esisteva prima di quella maledetta notte di acqua e fango, per la Procura guidata da Luca Tescaroli, invece non c’era. E proprio questo avrebbe favorito l’esondazione del torrente Bagnolo, l’allagamento dell’abitato lungo via Riva e di conseguenza la morte di Alfio Ciolini, l’anziano deceduto nel salotto della sua abitazione invaso dall’acqua. L’uomo che camminava con un deambulatore cadde a terra e non riuscì più a rialzarsi, morendo annegato.

Un fatto questo che ha convinto la procura ad emettere un avviso di garanzia per Iacopo Manetti, direttore generale e Nicola Giusti direttore dei lavori di somma urgenza del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno, accusati di falso ideologico in atto pubblico. Secondo la Procura i tecnici avrebbero certificato lungo il torrente Bagnolo la presenza di un tratto di argine murato lungo 30 metri e distrutto dalla piena, che in realtà non ci sarebbe mai stato. "Con riguardo all’abitato di Bagnolo di Sotto classificato in classe di pericolosità P2-P3, e in particolare, all’insediamento urbano di via Riva omettevano di redigere ed approvare progetti di sistemazione idraulica finalizzati alla realizzazione di idonee opere di difesa strutturale", si legge negli atti dell’inchiesta coordinata dai pm Valentina Cosci e Alessia La Placa. Tra gli elementi che la procura prende in considerazione ci sono il ponte ad arco di via Monteferrato e la presenza di abitazioni a ridosso degli argini ma soprattutto fa riferimento "all’interruzione delle difese arginali in destra idraulica in prossimità del civico 88 di via Riva dove risultava mancante un muro d’argine per una lunghezza di circa 30 metri a fronte della presenza già dal civico 46 di muri d’argine più alti".

Un elemento non banale sul quale si gioca parte dell’inchiesta. L’assenza dell’argine è stata una della cause che, secondo gli atti, ha "cagionato l’inondazione dell’abitato di Bagnolo di Sotto ed il decesso per annegamento di Alfio Ciolini, che, al momento della esondazione del Torrente Bagnolo si trovava da solo al piano terra della propria abitazione".

Il Consorzio di bonifica precisa che " quanto contestato attiene i lavori di riparazione post evento e la relativa documentazione formale necessaria a far partire le lavorazioni in urgenza. In particolare al Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno viene contestata una inesatta descrizione dell’opera oggetto di ricostruzione contenuta all’interno della perizia giustificativa descrittiva dei lavori da realizzare".

"Piena fiducia nell’operato del direttore e dei tecnici del Consorzio che tanto si sono spesi all’indomani dell’evento mettendosi a disposizione e collaborando con la Regione e gli enti locali – è il commento del presidente del Consorzio di Bonifica Paolo Masetti – Abbiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura e siamo certi che alla fine saremo chiamati estranei anche a questo tipo di contestazione, a nostro avviso più formale che altro, che vede coinvolto l’ente".

Silvia Bini