Investimenti e intelligenza artificiale: le implicazioni di DeepSeek sui portafogli
Sin da quando il boom dell’intelligenza artificiale ha fatto decollare l’azionario statunitense, ci sono state alcune assunzioni su come questa tecnologia si sarebbe sviluppata che tutti hanno dato per certe. La prima di queste era il fabbisogno di una grandissima capacità di calcolo computazionale al fine di “addestrare” gli algoritmi. La seconda era il grande... Leggi tutto
Sin da quando il boom dell’intelligenza artificiale ha fatto decollare l’azionario statunitense, ci sono state alcune assunzioni su come questa tecnologia si sarebbe sviluppata che tutti hanno dato per certe.
La prima di queste era il fabbisogno di una grandissima capacità di calcolo computazionale al fine di “addestrare” gli algoritmi. La seconda era il grande impiego di risorse finanziarie per sviluppare la suddetta potenza di calcolo e la terza era che sarebbero stati gli Stati Uniti a tracciare il percorso, poiché nessun altro paese avrebbe mai potuto competere con il portafoglio e i talenti offerti dalla Silicon Valley.
Queste tre conclusioni sono state improvvisamente messe in dubbio quando DeepSeek, società cinese nel campo dell’AI, ha lanciato il suo modello denominato R1 (il più recente di una gamma di modelli di “ragionamento” in grado di svolgere i compiti più complessi), che non solo tiene testa a o1 di OpenAI in termini di performance, ma è anche molto meno costoso: 0,14 dollari per milioni di token (intesi come porzioni di una frase) contro 7,50.
Ma i vantaggi non sembrano esaurirsi qui. R1 esplicita il suo processo di ragionamento, il cosiddetto Chain-of-Thoughs, in un modo che gli utenti giudicano utile, il team relativamente ridotto di DeepSeek ha pubblicato il codice sorgente infiammando gli entusiasmi dei ricercatori e, soprattutto, la società ha dichiarato che i costi sostenuti sono stati molto inferiori rispetto a quelli necessari per i maggiori modelli di AI; appena sei milioni di dollari.
In questo contesto, ecco di seguito la view degli esperti di Legal & General AM.
Il mercato inizia a soffrire di vertigini?
Questa prepotente affermazione di DeepSeek ha fatto provare all’azionario Usa un senso di vertigine, dopo aver toccato vette sempre più elevate negli ultimi quattro anni. Il motivo principale sta nel fatto che DeepSeek ha affermato di aver sviluppato il suo prodotto senza fare un uso estensivo di GPU all’avanguardia e questo ha fatto crollare i titoli dei produttori di chip, come la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company e Nvidia. Inoltre, con il business dell’AI in rapida espansione, le imprese a maggiore capitalizzazione avevano previsto di acquistare ingenti quantità di questi chip all’avanguardia.
La domanda adesso è se la società cinese minaccia le assunzioni fatte finora e, in caso di risposta affermativa, se rappresenta un pericolo per l’intero comparto dell’AI americana. È possibile che si assista nuovamente a una replica della bolla del dot.com? Leader di mercato quali Oracle e Circle hanno visto aumentare il loro valore fino a quando ci si è accorti che il loro monopolio sui server di fascia alta era troppo costoso per l’utente medio, innescando così un crollo di mercato rovinoso; Nvidia rischia di fare la stessa fine?
Dubbi sulla ricetta segreta di DeepSeek
Alla luce della straordinaria impresa ingegneristica di DeepSeek, i ricercatori hanno analizzato attentamente il rapporto tecnico dell’azienda per cercare di spiegare come abbia ottenuto risultati così incredibili a un costo così basso. Attraverso questa analisi, sono però emersi anche elementi di scetticismo, che si basano principalmente su tre fattori.
Il primo di questi riguarda proprio quello che appare il punto di maggiore forza del modello R1, ovvero i costi. Infatti, alcuni ricercatori sono giunti alla conclusione che i dichiarati 5,5 milioni di dollari si riferiscano solamente alle risorse spese per sviluppare il modello e non includano le risorse necessarie per lo sviluppo della potenza di calcolo, per la gestione e per altri elementi di primaria importanza (risorse potrebbero essere state fornite anche dal governo di Pechino).
Il secondo riguarda i chip. Indagini in merito hanno rivelato che, nonostante sotto l’amministrazione Biden ci fossero dei controlli sugli accessi della Cina ai chip per lo sviluppo dell’AI, diverse migliaia di GPU potrebbero comunque aver valicato i confini del Dragone asiatico. Ciò farebbe sorgere dei dubbi circa l’effettiva capacità di non ricorrere eccessivamente a queste unità informatiche.
Infine, il terzo dubbio riguarda il design. I modelli precedenti di DeepSeek (come il suo modello V3) hanno fatto riferimento esplicitamente a OpenAI quando gli sono state poste alcune domande, portando gli utenti a pensare che il modello R1 dell’azienda si basi sulla tecnologia di OpenAI e che non sviluppi veramente nuove capacità di ragionamento.
In conclusione, sebbene i numerosi sforzi abbiano indubbiamente eliminato sostanziali inefficienze, non è chiaro quanto del successo ottenuto sia attribuibile a questi fattori.
Come reagirà l’America?
Con le relazioni già molto tese tra Stati Uniti e Cina, in molti hanno subito ricordato il periodo della Guerra Fredda e della corsa allo spazio tra Washington e Mosca, tanto che il luminare della Silicon Valley, Mark Andresson, ha paragonato il lancio del modello R1 al lancio del satellite Sputnik.
Chi si ricorda quegli anni saprà che quell’episodio spinse la NASA a intensificare gli sforzi per mandare l’uomo sulla Luna, ma fece anche sorgere la paura che esistesse un gap tecnologico (missile gap) tra i razzi impiegati da Usa e Urss. Oggi, in un contesto non dissimile, è possibile che la nuova amministrazione Trump consideri più importanti gli obiettivi di sicurezza nazionale che quelli economici e che possa iniziare a considerare ogni vantaggio tecnologico nelle mani di Pechino come un potenziale pericolo. Ciò potrebbe innescare lo spostamento di molte risorse per vincere la gara dell’AI, creando potenziali risvolti positivi per quelle imprese attive nel settore operanti negli States.
Implicazioni per i portafogli
Lasciando da parte i sospetti descritti in precedenza, noi di L&G Asset Management riteniamo che il metodo innovativo messo appunto da DeepSeek per accrescere le prestazioni dei modelli di AI rappresenti in realtà un episodio positivo per la loro diffusione. Un prodotto più economico potrebbe allargare la platea di player di mercato che lo utilizzano per conseguire un profitto, anche se nel breve periodo determinate società potrebbero registrare perdite anche considerevoli.
Infatti, qualora una tecnologia in grado di aumentare la produttività diventasse improvvisamente disponibile a un prezzo più conveniente, tutto il comparto corporate ne trarrebbe dei vantaggi e il mercato potrebbe essersene già reso conto, dato che lo scorso 27 gennaio, gli indici MSCI EAFE e persino l’S&P equipesato hanno fatto registrare leggeri miglioramenti, segnalando che questa notizia potenzialmente rivoluzionaria potrebbe iniziare a essere lentamente digerita.
Dall’altro lato, però, per l’indice azionario statunitense, che si ritrova così fortemente esposto all’AI, il cambiamento nelle valutazioni e l’improvvisa impennata dell’incertezza potrebbero rappresentare un problema. Pertanto, oggi più che mai riteniamo sia importante concentrarsi sulla diversificazione e ciò ci ha spinto a detenere un numero inferiore di megacap Usa, a differenza di quanto farebbe chi segue un approccio basato solamente sulla capitalizzazione.