Asset allocation, dollaro sotto la lente di JP Morgan AM
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha iniziato il suo mandato mentre il dollaro viaggiava vicino ai massimi pluriennali. Gli esperti di JP Morgan AM esaminiamo di seguito i fattori che determinano questa forza e le ragioni per cui, in prospettiva, il mercato dei cambi potrebbe invertire rotta. I fondamentali Alla base della forza... Leggi tutto
Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha iniziato il suo mandato mentre il dollaro viaggiava vicino ai massimi pluriennali. Gli esperti di JP Morgan AM esaminiamo di seguito i fattori che determinano questa forza e le ragioni per cui, in prospettiva, il mercato dei cambi potrebbe invertire rotta.
I fondamentali
Alla base della forza del dollaro troviamo motivi sia positivi che negativi. Negli Stati Uniti, la crescita – spinta soprattutto dai consumi – è stata vigorosa e ha portato a un rialzo del tasso “neutrale” della Federal Reserve. Da un lato, questa forza economica ha attratto maggiori investimenti in attivi statunitensi, specialmente in titoli azionari, aumentando la domanda di dollari. Dall’altro, il biglietto verde incorpora oggi un premio al rischio aggiuntivo in quanto i mercati stanno scontando le politiche di Trump, soprattutto per quanto riguarda i dazi e ulteriori stimoli fi scali. Le prospettive per il biglietto verde potrebbero essere notevolmente diverse a seconda dell’obiettivo che Trump vuole raggiungere in questa sfida sui dazi: finanziare i tagli fiscali avrebbe effetti positivi sul dollaro, ma tentare di risolvere gli squilibri globali lo penalizzerebbe molto. Intanto, le aspettative di crescita per Cina ed Europa sono basse, al livello del 2016. Ciò significa che il rischio di sorprese al rialzo dei dati congiunturali è modesto, il che creerebbe pressioni sulle posizioni lunghe di consenso nel dollaro.
Valutazioni quantitative
Il biglietto verde ha continuato la sua ascesa sia prima che dopo le elezioni statunitensi: i mercati non solo hanno scontato l’eccezionalismo degli Stati Uniti, ma anche i rischi inflazionistici che potrebbero scaturire dai dazi globali. La conseguenza è che Trump inizia il suo mandato con una moneta nazionale che non è mai stata così forte negli ultimi decenni. Ad esempio, in termini reali, il Dollar Index ponderato per gli scambi ha toccato il livello più alto dagli anni Ottanta del secolo scorso. Secondo parametri di valutazione a lungo termine – come la parità del potere di acquisto – ciò significa che le quotazioni del biglietto verde sono molto elevate. Ciò è particolarmente vero rispetto a valute come lo Yen, che ha risentito dei differenziali dei tassi d’interesse, e dell’euro e del renminbi cinese anch’essi spinti al ribasso dal rischio dei dazi. Considerato che il dollaro viene scambiato a livelli così elevati, riteniamo che in prospettiva i rischi di ribasso siano maggiori ora che Trump è al potere e che la volatilità sui mercati si attenuerà.
Fattori tecnici
Sia le indagini sul clima di fiducia che quelle sul posizionamento indicano che gli investitori continuano a scontare un rafforzamento del dollaro statunitense. Nei Mercati Sviluppati, il posizionamento delle opzioni sul Dollar Index è estremamente lungo, soprattutto rispetto a valute quali l’euro e il dollaro canadese che sono esposte a maggiori rischi sul fronte dei dazi. Le nostre indagini proprietarie sui posizionamenti indicano andamenti simili, il che suggerisce che le posizioni lunghe sul Dollaro statunitense si sono avvicinate ai livelli dello scorso ottobre quando – alla soglia delle elezioni – le dichiarazioni di Trump sulle relazioni commerciali erano al culmine.
Secondo il Risk Appetite Index delle valute emergenti di J.P. Morgan, nei Paesi Emergenti la fiducia è crollata sulla scia dell’aumento dei rendimenti e dei maggiori rischi connessi ai dazi. Pertanto, a prescindere che si guardi ai mercati valutari dei Paesi Emergenti o Sviluppati, notiamo che le tendenze in termini di posizionamento e fiducia sono sostanzialmente simili alle posizioni lunghe quasi estreme sul dollaro, evidenziando il rischio che il mercato possa invertire rotta se il dollaro statunitense si deprezza.
Cosa significa per gli investitori obbligazionari?
Alla luce delle valutazioni eccessive e dei posizionamenti che segnalano un contesto di dollaro statunitense ipercomprato, sembra che sia arrivato il momento opportuno per gli investitori di considerare la possibilità di coprirsi dal rischio associato al biglietto verde. Il dollaro è scambiato a un livello che non si registrava dagli anni Ottanta. Anche gli indicatori di posizionamento suggeriscono che il mercato è eccessivamente lungo sul dollaro statunitense, rendendolo così più esposto a un potenziale ribasso. Sebbene la maggior parte degli indicatori economici segnalino un persistente rafforzamento del biglietto verde, siamo convinti che i dazi ricopriranno un ruolo primario e che il dollaro potrebbe indebolirsi sulla scia delle politiche di Trump tese a espandere la domanda globale di beni e servizi statunitensi.