Industria in rosso nel 2024: ricavi in calo di 42 miliardi
Prometeia e Intesa Sanpaolo. Per la manifattura il fatturato è sceso del 2,5% a prezzi costanti (-3,6% in valori correnti). Male in particolare auto e moda, anche se i comparti in sofferenza sono 10 su 15 L’ipotesi è il ritorno alla crescita. La certezza è il terreno perso, oltre 100 milioni di ricavi al giorno. […] L'articolo Industria in rosso nel 2024: ricavi in calo di 42 miliardi proviene da Iusletter.
![Industria in rosso nel 2024: ricavi in calo di 42 miliardi](https://iusletter.com/wp-content/themes/iusletter_fdg/images/icon/printer.png)
Prometeia e Intesa Sanpaolo. Per la manifattura il fatturato è sceso del 2,5% a prezzi costanti (-3,6% in valori correnti). Male in particolare auto e moda, anche se i comparti in sofferenza sono 10 su 15
L’ipotesi è il ritorno alla crescita.
La certezza è il terreno perso, oltre 100 milioni di ricavi al giorno.
L’industria italiana, nelle stime di Prometeia e Intesa Sanpaolo, rimane in bilico all’interno di uno scenario complesso e i progressi stimati per il 2025 si devono comunque confrontare con un quadro internazionale ancora improntato all’incertezza.
Un primo punto di partenza è però chiaro e riguarda la frenata degli incassi nel corso del 2024: la stima per i primi 11 mesi, rivista al ribasso rispetto alle indicazioni dello scorso novembre, vede per la manifattura una riduzione del fatturato del 2,5% a prezzi costanti, che diventa -3,6% in valori correnti, tenendo conto della discesa dei prezzi alla produzione. In termini di incassi in euro, la manifattura arriva così a sviluppare 1121 miliardi di valore: ben oltre i livelli pre-Covid ma comunque 42 miliardi al di sotto rispetto al livello record del 2023. Emorragia che vale 115 milioni di euro al giorno, sabati e domeniche inclusi.
A zavorrare le medie, nell’analisi dei settori industriali realizzata da Prometeia e Intesa Sanpaolo, in particolare sono auto e moda, anche se i comparti in “rosso” in generale sono comunque la maggioranza (10 su 15), a fronte di poche crescite significative, tra cui la farmaceutica.
La contrazione del fatturato a valori costanti è più intensa in generale per la componente interna del giro d’affari, superiore al 3% nei primi 11 mesi del 2024, a fronte di un calo meno marcato della componente estera (-1,7%), visibile anche in un quadro di relativa tenuta del nostro export.
Momento di difficoltà per l’industria ben visibile anche nei numeri della produzione, in calo su base tendenziale da 22 mesi consecutivi, con un utilizzo di capacità produttiva (74,8%) sceso ai livelli minimi dal Covid, mentre ai massimi da allora è la quota di aziende (25,9%) che vede nell’insufficienza della domanda il maggiore ostacolo a produrre.
Frenata che colpisce l’Italia (-2,2% nel complesso dei primi 11 mesi) ma in misura più marcata Francia (-3,2%) e soprattutto Germania (-4,8%), al momento l’anello più debole dell’industria europea. Pur viaggiando su livelli inferiori alla fase pre-Covid, soltanto la Spagna (+0,7%) è in controtendenza rispetto alla media europea.
Se questo è il quadro del 2024, non brillante, le prospettive evidenziate nell’analisi paiono in parte indicare una schiarita.
L’indice di fiducia delle imprese è ad esempio in risalita nella rilevazione di gennaio, indicando un miglioramento delle attese su ordini e produzione. Mentre dalla risalita della domanda europea ci si attende un recupero delle esportazioni, sentiero di moderata crescita visibile nei numeri del quadrimestre luglio-ottobre. Altro segnale evidenziato è quello relativo agli scambi di beni intermedi, che sembra preludere a una ripartenza del ciclo di accumulo di scorte dei principali partner industriali dell’Eurozona. Altro fattore di spinta è quello legato ai consumi, con l’ipotesi concreta di una ripresa del potere d’acquisto delle famiglie italiane ed europee, di pari passo con il proseguimento del percorso deflattivo e di allentamento monetario.
Rientro dall’inflazione che unito all’allargamento del monte salari legato al miglioramento dell’occupazione e agli effetti positivi dei rinnovi contrattuali spingerà alcune tipologie di consumo, in particolare alimentare e servizi. Mentre si prospetta una debolezza ancora diffusa dei consumi di beni del sistema moda e di beni durevoli, soprattutto di autoveicoli.
La discesa dei tassi, spiegano gli analisti, renderà anche più favorevoli le condizioni di investimento delle imprese, che potranno beneficiare anche delle semplificazioni ai decreti attuativi del piano Transizione 5.0, con il risultato di sostenere gli acquisti di macchinari e attrezzature, dopo lo stallo del 2024.
Qualche accelerazione ora è in effetti visibile, con il portale Gse ad aggiungere ogni giorno una decina di milioni di crediti prenotati, ora a quota 373 milioni. Se il passo è diverso è più spedito rispetto al passato, il ricorso allo strumento è però ancora limitato al 6% del totale.
Conferme nel senso di un riavvio del ciclo di investimenti arrivano dalle indagini di fiducia, in particolare dalla risalita dell’indice relativo al comparto dei beni strumentali, che dovrebbe anticipare le ricadute positive sulla filiera metalmeccanica, penalizzata dall’attesa dei bonus per l’intero 2024.
Il ciclo delle costruzioni, inoltre, continuerà a ricevere la spinta in arrivo dalle opere pubbliche, grazie ai fondi del Pnrr, sostenendo gli ordini dei prodotti maggiormente impiegati nei progetti infrastrutturali, soprattutto cemento, calcestruzzo e prodotti da costruzione in metallo. A fronte di questi elementi, che inducono ad un moderato ottimismo,si segnala però uno scenario che resta sfidante, pieno di rischi al ribasso che potrebbero protrarsi per buona parte dell’anno.
A partire dai dazi minacciati da Trump, che andrebbero a colpire il nostro secondo mercato estero di sbocco, in media pari al 10,3% del nostro export totale, con punte però ben superiori per aree strategiche della manifattura tricolore come alimentare, meccanica, sistema moda. Nel complesso 67 miliardi di ricavi, su cui ora, rispetto al passato, pesa qualche ombra in più.
L'articolo Industria in rosso nel 2024: ricavi in calo di 42 miliardi proviene da Iusletter.