Giustizia, la riforma e i tempi cambiati | L’analisi di Angelo Panebianco

Secondo Angelo Panebianco, ci sono due ragioni per le quali il governo ha buone probabilità di uscire vincitore nel braccio di ferro ingaggiato con i vertici della magistratura. La prima riguarda il grado di compattezza/coesione della coalizione di governo nel difendere la riforma. La seconda ragione ha a che fare con la natura di tale […] L'articolo Giustizia, la riforma e i tempi cambiati | L’analisi di Angelo Panebianco proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Feb 6, 2025 - 10:37
 0
Giustizia, la riforma e i tempi cambiati | L’analisi di Angelo Panebianco

Secondo Angelo Panebianco, ci sono due ragioni per le quali il governo ha buone probabilità di uscire vincitore nel braccio di ferro ingaggiato con i vertici della magistratura.

La prima riguarda il grado di compattezza/coesione della coalizione di governo nel difendere la riforma. La seconda ragione ha a che fare con la natura di tale progetto.

Perché delle tre riforme istituzionali proposte dal governo Meloni (premierato, autonomia differenziata, separazione delle carriere) l’ultima ha buone chance di vedere davvero la luce e le prime due no?

Come mai il premierato è già ora su un binario morto? Come mai l’autonomia differenziata può facilmente fare la stessa fine? Come mai, invece, la separazione delle carriere è l’unica riforma, diciamo così, in salute?

Sul premierato si è visto e capito tutto: il governo non era in grado di fare una proposta solida e coerente (cosa, almeno in teoria, possibile).

Non era in grado perché nella maggioranza c’erano aspre divisioni. Nemmeno l’autonomia differenziata versa in buone condizioni. Anche in questo caso ci sono divisioni nella maggioranza.

La separazione delle carriere è tutt’altra cosa. Qui non ci sono divisioni di fondo. La maggioranza è compatta nella difesa della riforma.

Ed è precisamente a causa di questa circostanza che, forse per la prima volta da trent’anni a questa parte, i rapporti di forza fra politica e magistratura sono cambiati.

La seconda ragione per cui la separazione delle carriere sembra avere il vento in poppa ha a che fare con la natura della riforma.

La separazione delle carriere è ispirata a un principio squisitamente liberale. È l’attuale assetto della magistratura a violare quel principio.

Anche la tesi secondo cui l’esito sarebbe il controllo politico sui pubblici ministeri è assai debole: è precisamente nell’altro Paese in cui vige l’unità delle carriere (la Francia) che c’è sempre stato quel controllo. Ciò dimostra che fra separazione e controllo dei pm non c’è alcuna necessaria relazione.

E non insistiamo troppo, per carità di patria, sul folklore: Licio Gelli voleva la separazione delle carriere? Anche, guarda un po’, Giovanni Falcone. Non risulta che fosse iscritto alla P2.

L'articolo Giustizia, la riforma e i tempi cambiati | L’analisi di Angelo Panebianco proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.