Gazzelle racconta i sentimenti attraverso la musica INDI che no, non è mai morta

Gazzelle INDI, la recensione del nuovo album. Flavio Bruno Pardini è un uomo di 35 anni nato a Roma che ha vissuto, come tutti quanti noi, le infinite sfaccettature delle emozioni umane, specialmente quelle legate all’amore. Gazzelle, il suo alter ego, è nato con lo scopo, anzi la missione, di mettere in fila queste emozioni […] L'articolo Gazzelle racconta i sentimenti attraverso la musica INDI che no, non è mai morta proviene da All Music Italia.

Gen 27, 2025 - 23:22
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Gazzelle racconta i sentimenti attraverso la musica INDI che no, non è mai morta

Gazzelle INDI, la recensione del nuovo album.

Flavio Bruno Pardini è un uomo di 35 anni nato a Roma che ha vissuto, come tutti quanti noi, le infinite sfaccettature delle emozioni umane, specialmente quelle legate all’amore.

Gazzelle, il suo alter ego, è nato con lo scopo, anzi la missione, di mettere in fila queste emozioni e raccontarle alla gente. Condensa, dall’ormai lontano 2016, i momenti belli e brutti di una relazione a volte con immagini vivide, facilmente ricreabili nella mente del suo ascoltatore, a volte attraverso metafore sempre contestualizzate.

Come detto, una missione. E non una di quelle a termine, perché non esiste una data di scadenza quando si tratta di rapporti umani e ciò che possono creare come naturale conseguenza.

Nel 2017 l’obiettivo era ricreare quel ‘Superbattito‘ classico delle relazioni quando nascono e quando muoiono. Oggi, dopo quasi dieci anni, appare palese che quella missione sia più viva che mai ma con quel tocco di maturità in più giusto e necessario.

GAZZELLE, INDI, LA RECENSIONE

INDI nasconde già nel nome tutto ciò che serve. Un album nuovo ma legato alla più recente tradizione indipendente italiana ma anche quel sempreverde fastidio del cantautore di darsi e vedersi appioppare delle etichette.

Nell’anno della rivoluzione musicale italiana, quel 2017 di cui lui stesso parla in uno degli 11 brani contenuti in questo nuovo album, Gazzelle è stato tra i chiudifila. Nessuno, o quasi, dopo di lui ha potuto assaporare il piacere di essere ‘vincente’ nel mondo di quelli che, per il popolino, erano sconosciuti, poveri e pazzi quasi: i cosiddetti loser.

C’era già Calcutta, c’era Frah Quintale, c’era Coez e anche Tommaso Paradiso con i suoi Thegiornalisti. Gazzelle ha completato, insieme a pochi altri nomi, questo quadretto che sembra quasi familiare per un millennial, oggi.

L’album della maturità non poteva non ricominciare e poggiare le proprie basi, testuali e musicali, su quella famiglia rassicurante per le orecchie e la vita di molti.

INDI nasce con lo scopo di farti riassaporare quel mondo fatto di amori finiti ma mai dimenticati, anzi ricordati con quella lucida nostalgia senza rimpianti (Stammi Bene). C’è anche spazio per la presa di coscienza di un 35enne senza certezze sentimentali ma con la piena consapevolezza di non volere una vita fatta di matrimonio, figli, stabilità che molto spesso si traduce in noia (Il Mio Amico Si Sposa), oppure ancora trovare la forza di ricominciare con una nuova vita solitaria facendosi ogni tanto delle domande sul passato. Quel classico ‘what if…’ di quando si tenta di aggrapparsi a qualcosa (Non Lo Sapevo).

INDI è un percorso, un enorme percorso, che viene raffigurato perfettamente dalla metafora della formica in copertina. Le formiche costruiscono strade con basi solide e durature ma, per farlo, hanno bisogno di tempo. Tanto tempo.

Gazzelle è quella formichina che ha già costruito le proprie basi e che sembra pienamente cosciente di tutto ciò che ha vissuto.

Uno sguardo al passato con radici nel presente

Un album che, in altri contesti e periodi storici, non avrebbe avuto rivali e forse è proprio questa la pecca per un orecchio esterno: INDI sembra troppo bloccato nel tempo.

Le sonorità, il modo di scrivere, i guizzi musicali come per esempio la marcia nuziale in Il Mio Amico Si Sposa, sono stati costruiti per seguire quel modello musicale figlio di quasi un decennio fa.

Ai tempi c’era voglia vera di scoprire questo mondo, di modificare il precedente e raderlo al suolo per avviare l’opera di ricostruzione che, oggi, chiamiamo itpop.

Oggi si avverte la stessa voglia e sensazione, con la musica italiana messa alle strette da Spotify, dai talenti apparsi in programmi televisivi post-prodotti e poco veri o anche, ancor di più, dall’influenza che i numeri spiattellati su tutti i social e le piattaforme streaming hanno avuto, hanno e avranno sugli artisti.

INDI è, di certo, il primo album del 2025 ad affondare le radici nei sentimenti ma non è un album immobile. Non è uno di quegli album che salta indietro nel tempo e ci rimane, giocando solo con la nostalgia. INDI è anche riflessione sulla direzione della musica italiana, è un continuo ping pong tra passato, presente e, chissà, futuro.

Ultimamente sono stati in tanti a tornare con canzoni legate a questo mondo, non solo Gazzelle. Coez, Frah Quintale, Fulminacci e molti altri hanno posto (di nuovo?) le basi per affrontare un nuovo cambiamento? Staremo a vedere ma una cosa è certa: l’INDI non è morto.

 

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