Disastri ambientali: quella marea nera nel Mar Nero di cui nessuno parla

Da oltre un mese, migliaia di tonnellate di mazut, un olio combustibile pesante, inquinano le acque a seguito dello scontro tra due petroliere russe nello stretto di Kerch, in Russia. L’incidente, avvenuto il 15 dicembre 2024, ha visto coinvolte la Volgoneft-212, affondata dopo essersi spezzata in due, e la Volgoneft-239, arenatasi vicino al porto di...

Gen 30, 2025 - 13:51
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Disastri ambientali: quella marea nera nel Mar Nero di cui nessuno parla

Da oltre un mese, migliaia di tonnellate di mazut, un olio combustibile pesante, inquinano le acque a seguito dello scontro tra due petroliere russe nello stretto di Kerch, in Russia.

L’incidente, avvenuto il 15 dicembre 2024, ha visto coinvolte la Volgoneft-212, affondata dopo essersi spezzata in due, e la Volgoneft-239, arenatasi vicino al porto di Taman. Entrambe le navi trasportavano M100, un derivato del petrolio di bassa qualità.

“È la prima volta che si verifica una fuoriuscita di tali quantità di olio combustibile”, ha dichiarato al giornale russo RBC, Viktor Danilov-Danilyan, responsabile scientifico dell’Accademia russa delle scienze (RAS), che ha definito l’evento la “peggiore catastrofe ambientale in Russia dall’inizio del XXI secolo“.

Tuttavia, lo stato di emergenza federale è stato dichiarato quasi due settimane dopo l’incidente, e le operazioni di bonifica sono state finora insufficienti a contenere il disastro.

Un disastro annunciato?

Le due navi coinvolte nell’incidente erano obsolete, costruite tra il 1969 e il 1973. Questo ha sollevato dubbi sulla loro idoneità alla navigazione e alimentato le accuse di alcuni attivisti ucraini, secondo cui le petroliere farebbero parte della “flotta ombra” russa, utilizzata per eludere le sanzioni internazionali.

Dmitry Lisitsyn, Executive Fellow presso la Facoltà di Ambiente dell’Università di Yale, ha evidenziato come a questo tipo di petroliere sia vietato lasciare i fiumi in inverno a causa della loro vulnerabilità in mare aperto.

Un ecosistema in ginocchio

L’M100, a differenza del petrolio greggio, è più pesante dell’acqua e tende ad affondare, rendendo la bonifica estremamente complessa. “Una volta sott’acqua, è ‘tecnicamente impossibile neutralizzarlo'”, ha affermato un portavoce di Greenpeace, aggiungendo che possono volerci decenni prima che venga biodegradato.