Debito pubbico: cosa vendere per liberare nuove risorse
I primi dati del 2024 certificano una crescita dello 0,5%, oltre 330 mila nuovi occupati (oltre i 2/3 con contratti stabili) e la disoccupazione al 6,4%, con la domanda di beni e servizi che permane rallentata. La nostra economia regge meglio di Germania e Francia in Eurolandia, ma è gravata da molteplici fattori di lungo corso, a partire dal debito pubblico che ha superato i 3 trilioni, e che nel 2024 è costato attorno ai 100 miliardi di euro in interessi da pagare. Nonostante il PNRR, gli investimenti pubblici tardano a prendere una nuova via, quelli privati sono al lumicino, e il capitalismo italiano guarda molto di più all’estero che da noi. Difficile pensare a ricette finanziarie che possano contribuire a migliorare i conti per liberare risorse pubbliche per gli investimenti. Tra le poche componenti che possono aiutare, c’è il riutilizzo dell’immenso patrimonio edilizio di proprietà pubblica. Soprattutto nelle grandi città, ospedali, scuole e caserme, spesso collocate in zone ad elevato valore immobiliare, da decenni giacciono in abbandono, inutilizzate o sotto utilizzate. Metterli sul mercato potrebbe garantire anche un sostegno all’edilizia, che non vive certo momenti di entusiasmo. Sarebbe interessante che il Governo quantificasse l’esatta consistenza catastale del beni pubblici non utilizzati e quali potrebbero essere gli introiti nel caso venissero collocati sul mercato immobiliare. È ragionevole ritenere che il loro valore patrimoniale risulti di limitata entità finanziaria a causa delle dismissioni: situazione che si potrebbe recuperare facilmente recuperabile, modificando le destinazioni d’uso per renderle compatibili con le esigenze dei singoli territori.
I primi dati del 2024 certificano una crescita dello 0,5%, oltre 330 mila nuovi occupati (oltre i 2/3 con contratti stabili) e la disoccupazione al 6,4%, con la domanda di beni e servizi che permane rallentata. La nostra economia regge meglio di Germania e Francia in Eurolandia, ma è gravata da molteplici fattori di lungo corso, a partire dal debito pubblico che ha superato i 3 trilioni, e che nel 2024 è costato attorno ai 100 miliardi di euro in interessi da pagare. Nonostante il PNRR, gli investimenti pubblici tardano a prendere una nuova via, quelli privati sono al lumicino, e il capitalismo italiano guarda molto di più all’estero che da noi. Difficile pensare a ricette finanziarie che possano contribuire a migliorare i conti per liberare risorse pubbliche per gli investimenti.
Tra le poche componenti che possono aiutare, c’è il riutilizzo dell’immenso patrimonio edilizio di proprietà pubblica. Soprattutto nelle grandi città, ospedali, scuole e caserme, spesso collocate in zone ad elevato valore immobiliare, da decenni giacciono in abbandono, inutilizzate o sotto utilizzate. Metterli sul mercato potrebbe garantire anche un sostegno all’edilizia, che non vive certo momenti di entusiasmo. Sarebbe interessante che il Governo quantificasse l’esatta consistenza catastale del beni pubblici non utilizzati e quali potrebbero essere gli introiti nel caso venissero collocati sul mercato immobiliare.
È ragionevole ritenere che il loro valore patrimoniale risulti di limitata entità finanziaria a causa delle dismissioni: situazione che si potrebbe recuperare facilmente recuperabile, modificando le destinazioni d’uso per renderle compatibili con le esigenze dei singoli territori.