Come e perché in Germania gli industriali sbuffano contro Spd e Verdi

In piena campagna elettorale, in Germania gli imprenditori sono scesi in piazza per protestare contro il governo Scholz. Tutti i dettagli

Feb 5, 2025 - 12:18
 0
Come e perché in Germania gli industriali sbuffano contro Spd e Verdi

In piena campagna elettorale, in Germania gli imprenditori sono scesi in piazza per protestare contro il governo Scholz. Tutti i dettagli

Oscurata dalle polemiche per la convergenza dei voti AfD sulla mozione anti-immigrazione della Cdu al Bundestag, mercoledì 29 gennaio è passata sottotraccia una manifestazione di piazza insolita per la Germania: quella degli imprenditori contro il governo uscente, in particolare Spd e Verdi. Eppure i capi dell’industria avevano scelto un luogo altamente simbolico come la Porta di Brandeburgo, dove ogni giorno gruppi di manifestanti, piccoli o grandi, si radunano per far sentire la propria voce. Ma questa volta la scena che si è svolta in un ventoso mercoledì pomeriggio, proprio mentre a pochi passi nell’aula del parlamento Olaf Scholz e Friedrich Merz si strappavano i capelli per AfD, aveva qualcosa di insolito: infatti a brandire cartelloni e fischietti, non erano attivisti o studenti, bensì imprenditori e rappresentanti delle associazioni economiche.

IL GRIDO D’ALLARME DELLE IMPRESE

“Non avrei mai pensato di dover tenere un discorso incendiario qui”, ha dichiarato Wolfgang Schubert-Raab, presidente dell’associazione di settore Zdb, rivolgendosi alla folla. Eppure, la situazione economica della Germania sta spingendo sempre più categorie a scendere in piazza. L’evento faceva parte di una mobilitazione nazionale, il “Wirtschaftswarntag” (giornata di allarme sull’economia), con manifestazioni parallele a Berlino, Amburgo, Monaco e Stoccarda.

Gli organizzatori – tra cui l’associazione delle imprese familiari “Die Familienunternehmer” e quella tessile, il “Gesamtverband der deutschen Textil- und Modeindustrie” – hanno voluto lanciare un segnale forte: “L’economia tedesca è in crisi, servono riforme immediate”. Secondo i promotori, oltre 140 associazioni di settore e centinaia di aziende, in particolare piccole e medie imprese, hanno sostenuto la protesta.

BUROCRAZIA E TASSE NEL MIRINO

Le richieste delle imprese sono chiare: meno burocrazia, tasse più basse e costi energetici competitivi. “Abbiamo bisogno di una svolta economica”, hanno affermano i manifestanti, elencando un decalogo di misure urgenti. Al primo posto c’è la riduzione degli oneri burocratici, un problema cronico che secondo molti soffoca la crescita e rallenta l’innovazione.

Seguono la riduzione delle imposte per aziende e lavoratori “almeno fino alla media europea”, la reintroduzione di un tetto del 40% per i contributi sociali e una politica energetica più prevedibile. L’industria chiede inoltre che le entrate dal mercato europeo delle emissioni di CO2 vengano restituite integralmente a cittadini e imprese, per mitigare i costi della transizione ecologica.

UN PAESE A RISCHIO STAGNAZIONE

Dietro la protesta c’è un’economia che fatica a riprendersi. Anche gli ultimi dati parlano chiaro: dopo due anni consecutivi di lieve contrazione, la crescita prevista per il 2025 è stata drasticamente rivista al ribasso, con il governo che ora prevede solo un modesto +0,3% del Pil. Appena qualche mese fa si parlava di un +1,1%, ma la realtà si è rivelata ben diversa.

Ancora più pessimista è il Bundesverband der Deutschen Industrie (Bdi), la Confindustria tedesca, che nel 2025 teme addirittura una nuova recessione. Se gli Stati Uniti dovessero introdurre nuovi dazi, il calo del Pil potrebbe raggiungere lo 0,5%. “L’economia è in difficoltà e il morale delle imprese è ai minimi storici”, ha dichiarato Peter Leibinger, presidente del Bdi.

GOVERNO E IMPRENDITORIA, UN DIALOGO DIFFICILE

Nonostante gli appelli, molti imprenditori lamentano una mancanza di ascolto da parte del governo. Le quattro principali associazioni economiche tedesche – Bdi, Bda (l’associazione dei datori di lavoro), Dihk (le camere di commercio) e Zdh (artigiani) – hanno pubblicato un documento con richieste simili a quelle dei manifestanti. Il messaggio è chiaro: servono meno vincoli burocratici, meno tasse e più investimenti in infrastrutture.

Tuttavia, il sostegno politico alla manifestazione è stato selettivo. Presenti in piazza esponenti di Cdu-Csu e Fdp, tra cui Julia Klöckner e Christian Lindner, mentre i politici di Spd e Verdi, pur invitati, non si sono fatti vedere. D’altra parte, le critiche alla gestione economica del governo attuale non sono mancate. Nel mirino soprattutto il ministro dell’Economia, che a nome dei Verdi ora si candida addirittura alla cancelleria. “Robert Habeck non ha dimostrato competenza economica”, ha affermato Marie-Christine Ostermann, presidente dell’associazione delle imprese familiari. Non proprio un buon viatico per le ultime settimane di campagna elettorale.

FUTURO NEBULOSO PER LA GERMANIA, LA LOCOMOTIVA D’EUROPA

La Germania, un tempo considerata la potenza economica indiscussa dell’Europa, sta vivendo un momento di incertezza. La crescita lenta, la perdita di competitività e la pressione fiscale stanno minando la fiducia degli imprenditori. Le proteste davanti alla Porta di Brandeburgo sono un segnale che non può essere ignorato: se il futuro nuovo governo non prenderà provvedimenti concreti, il rischio di un declino prolungato diventerà sempre più reale.