Cisgiordania: 70 palestinesi uccisi in un mese, mentre i coloni assaltano una sede ONU
Sono più di 70 i palestinesi uccisi in Cisgiordania dall’inizio dell’anno, in quella che l’Autorità Nazionale Palestinese ha definito una «guerra totale» di Israele contro la popolazione locale, portata avanti per realizzare piani di «pulizia etnica». In particolare, secondo i dati forniti ieri, lunedì 3 febbraio, dall’ANP, Israele avrebbe ucciso 38 persone a Jenin, 15 […] The post Cisgiordania: 70 palestinesi uccisi in un mese, mentre i coloni assaltano una sede ONU appeared first on L'INDIPENDENTE.
Sono più di 70 i palestinesi uccisi in Cisgiordania dall’inizio dell’anno, in quella che l’Autorità Nazionale Palestinese ha definito una «guerra totale» di Israele contro la popolazione locale, portata avanti per realizzare piani di «pulizia etnica». In particolare, secondo i dati forniti ieri, lunedì 3 febbraio, dall’ANP, Israele avrebbe ucciso 38 persone a Jenin, 15 a Tubas, 6 a Nablus, 5 a Tulkarem, 3 a Hebron, 2 a Betlemme e 1 nella Gerusalemme Est occupata; di questi, 10 erano bambini, 1 una donna e 2 anziani. Il numero di vittime viaggia in parallelo con i continui arresti, la distruzione delle abitazioni e i raid dell’esercito israeliano e dei coloni contro palestinesi, edifici e sedi umanitarie. Ieri stesso, a soli 3 giorni dalla chiusura delle attività ordinata da Israele, un gruppo di coloni ha preso d’assalto la sede dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati Palestinesi (UNRWA) nel quartiere di Gerusalemme Est di Sheikh Jarrah, issandovi bandiere israeliane ed esponendo striscioni all’interno dell’ufficio.
Dall’inizio della cosiddetta operazione “Muro di Ferro”, lanciata il 21 gennaio contro le brigate di Jenin, l’esercito israeliano ha condotto svariati attacchi nella medesima città cisgiordana, spesso affiancato dai coloni e, nelle operazioni di arresto, dalla stessa ANP. Elicotteri e droni dell’occupazione continuano a sorvolare la città, talvolta chiedendo ai residenti di evacuare i quartieri tramite altoparlanti. Due giorni fa, l’esercito ha demolito un intero blocco residenziale, causando diverse esplosioni che hanno danneggiato l’ospedale governativo di Jenin. Stando agli ultimi dati, oltre 150 case sono state completamente distrutte nel campo di Jenin e nei suoi dintorni, diverse strade e infrastrutture sono state danneggiate, quattro ospedali sono senza acqua, e la città si trova ad affrontare una grave crisi umanitaria a causa di un blocco dei rifornimenti: l’ANP riporta che il 50% di Jenin risulta senza acqua, cibo ed elettricità. Oltre 20.000 palestinesi sono stati sfollati con la forza da Jenin, e altri 15.000 dal campo e dal quartiere di Al-Hadaf.
Malgrado, secondo la linea ufficiale, “Muro di Ferro” sia stata lanciata contro le brigate di Jenin, a venire colpiti non sono solo persone e aree civili della stessa città, ma anche altre località cisgiordane. A Tulkarem, gli scontri e le aggressioni aumentano di giorno in giorno a causa di un assedio che stringe la città da una settimana; l’esercito prende di mira strade, abitazioni e infrastrutture, e ha circondato gli ospedali di Thabet e Israa; gli sfollati sono circa 6.000. Nel Governatorato di Tubas, solo ieri, i bulldozer militari hanno fatto irruzione nel mercato del campo di Al-Far’a, distruggendolo, mentre i soldati di fanteria hanno preso di mira le case dei civili. Secondo l’ufficio media governativo, l’esercito ha dispiegato per la prima volta in 25 anni veicoli corazzati pesanti durante i propri raid su Tammun. Il governatore ha dichiarato che le forze israeliane hanno evacuato 15 edifici e che a Tammun stanno impedendo l’entrata di medicinali. Analoghe operazioni, seppur per ora in scala più ridotta, vengono condotte a Nablus, Al-Khalil e Gerusalemme. L’agenzia di stampa statale palestinese Wafa ha condiviso un’immagine che ritrae l’assalto alla sede dell’UNRWA nella capitale palestinese.
Mentre l’assedio della Cisgiordania si fa ogni giorno più violento e distruttivo, sembrano essere in procinto di iniziare i colloqui per la seconda fase dell’accordo di cessate il fuoco a Gaza. Dopo un primo momento di incertezza, sia Hamas che Israele hanno infatti dichiarato di essere pronti a sedersi al tavolo per discutere della fine della guerra. In questo momento, Netanyahu si trova ancora negli Stati Uniti per incontrare Trump, in quello che risulta il primo ricevimento del tycoon da presidente eletto. Lo stesso Trump, riporta il Wall Street Journal, starebbe preparando un trasferimento di armi verso Israele dal valore di un miliardo di dollari. Le vendite previste includerebbero 4.700 bombe da 1.000 libbre, per un valore di oltre 700 milioni di dollari, e bulldozer corazzati costruiti da Caterpillar, per un valore di oltre 300 milioni di dollari.
[di Dario Lucisano]
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