Caso Almasri: scontro in aula. Le opposizioni chiedono la presenza di Giorgia Meloni

Il caso di Osama Njeem Almasri continua ad alimentare le tensioni nel dibattito politico italiano, tra accuse incrociate, scontri istituzionali e interrogativi sulle scelte del governo. Una vicenda complessa che intreccia giustizia internazionale, sicurezza nazionale e relazioni diplomatiche, sollevando questioni ancora irrisolte su come l’esecutivo abbia gestito il dossier e sulle reali implicazioni della decisione di rimpatriare il generale libico. A una settimana dal primo appuntamento sfumato, oggi si sono tenute alla Camera e al Senato le informative dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, chiamati a chiarire la posizione del governo sull’arresto e la successiva scarcerazione di Almasri, richiesto dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra. L'assenza della premier Giorgia Meloni ha inasprito ulteriormente il confronto politico, con le opposizioni che parlano di un esecutivo che sfugge alle proprie responsabilità e una maggioranza compatta nel difendere la legittimità delle scelte compiute. Il primo a intervenire è stato il ministro della Giustizia Nordio, che ha ribadito con fermezza la posizione del governo. Ha definito il mandato della CPI “giuridicamente nullo” per la mancanza di traduzioni ufficiali e altre irregolarità formali, sostenendo che il suo ministero non poteva agire sulla base di un atto privo di requisiti legali. "Non faccio da passacarte", ha dichiarato, accusando inoltre una parte della magistratura di "sciatteria" nella gestione del caso. Le sue parole hanno scatenato la reazione dell’opposizione, che ha interrotto più volte l’intervento con proteste e accuse di insabbiamento.A seguire, il ministro dell’Interno Piantedosi ha respinto le accuse di un rapporto privilegiato tra il governo italiano e Almasri, sottolineando che il generale libico "non è mai stato un interlocutore dell’esecutivo". Ha spiegato che la sua espulsione è stata dettata da ragioni di sicurezza nazionale e che il volo di Stato utilizzato per il rimpatrio rientrava nelle procedure già adottate in casi analoghi. Il ministro ha inoltre rivelato che Almasri disponeva di un visto decennale per gli Stati Uniti e aveva viaggiato liberamente in Europa nei mesi precedenti, un dettaglio che ha alimentato ulteriori polemiche sulla gestione della vicenda a livello internazionale. L'assenza della premier Meloni è diventata il nodo centrale dello scontro politico. Giuseppe Conte ha parlato di una presidente del Consiglio che "scappa dalle proprie responsabilità", mentre la segretaria del PD Elly Schlein ha accusato il governo di aver "protetto un torturatore" invece di collaborare con la giustizia internazionale. Duro anche l’attacco di Matteo Renzi, che ha definito "imbarazzante" l’intera gestione della vicenda, mentre Nicola Fratoianni di AVS ha mostrato in Aula la foto di una bambina vittima di torture in Libia, chiedendo spiegazioni dirette al governo. La maggioranza ha difeso l’operato dell’esecutivo, respingendo le accuse di opacità. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha parlato di un dibattito "avvelenato da strumentalizzazioni politiche" e ha ribadito che il governo "ha agito nel pieno rispetto delle norme e delle procedure internazionali". Tuttavia, le spiegazioni fornite dai ministri non hanno placato le opposizioni, che chiedono ancora chiarezza su come e perché Almasri sia stato rimpatriato così rapidamente, senza attendere un’eventuale valutazione della CPI. La questione rimane aperta e continua a pesare sul quadro politico nazionale, con la prospettiva che il caso possa avere ulteriori sviluppi nelle prossime settimane.

Feb 5, 2025 - 20:50
 0
Caso Almasri: scontro in aula. Le opposizioni chiedono la presenza di Giorgia Meloni


Il caso di Osama Njeem Almasri continua ad alimentare le tensioni nel dibattito politico italiano, tra accuse incrociate, scontri istituzionali e interrogativi sulle scelte del governo. Una vicenda complessa che intreccia giustizia internazionale, sicurezza nazionale e relazioni diplomatiche, sollevando questioni ancora irrisolte su come l’esecutivo abbia gestito il dossier e sulle reali implicazioni della decisione di rimpatriare il generale libico. A una settimana dal primo appuntamento sfumato, oggi si sono tenute alla Camera e al Senato le informative dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, chiamati a chiarire la posizione del governo sull’arresto e la successiva scarcerazione di Almasri, richiesto dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra. L'assenza della premier Giorgia Meloni ha inasprito ulteriormente il confronto politico, con le opposizioni che parlano di un esecutivo che sfugge alle proprie responsabilità e una maggioranza compatta nel difendere la legittimità delle scelte compiute.

Il primo a intervenire è stato il ministro della Giustizia Nordio, che ha ribadito con fermezza la posizione del governo. Ha definito il mandato della CPI “giuridicamente nullo” per la mancanza di traduzioni ufficiali e altre irregolarità formali, sostenendo che il suo ministero non poteva agire sulla base di un atto privo di requisiti legali. "Non faccio da passacarte", ha dichiarato, accusando inoltre una parte della magistratura di "sciatteria" nella gestione del caso. Le sue parole hanno scatenato la reazione dell’opposizione, che ha interrotto più volte l’intervento con proteste e accuse di insabbiamento.

A seguire, il ministro dell’Interno Piantedosi ha respinto le accuse di un rapporto privilegiato tra il governo italiano e Almasri, sottolineando che il generale libico "non è mai stato un interlocutore dell’esecutivo". Ha spiegato che la sua espulsione è stata dettata da ragioni di sicurezza nazionale e che il volo di Stato utilizzato per il rimpatrio rientrava nelle procedure già adottate in casi analoghi. Il ministro ha inoltre rivelato che Almasri disponeva di un visto decennale per gli Stati Uniti e aveva viaggiato liberamente in Europa nei mesi precedenti, un dettaglio che ha alimentato ulteriori polemiche sulla gestione della vicenda a livello internazionale.

L'assenza della premier Meloni è diventata il nodo centrale dello scontro politico. Giuseppe Conte ha parlato di una presidente del Consiglio che "scappa dalle proprie responsabilità", mentre la segretaria del PD Elly Schlein ha accusato il governo di aver "protetto un torturatore" invece di collaborare con la giustizia internazionale. Duro anche l’attacco di Matteo Renzi, che ha definito "imbarazzante" l’intera gestione della vicenda, mentre Nicola Fratoianni di AVS ha mostrato in Aula la foto di una bambina vittima di torture in Libia, chiedendo spiegazioni dirette al governo.

La maggioranza ha difeso l’operato dell’esecutivo, respingendo le accuse di opacità. Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani ha parlato di un dibattito "avvelenato da strumentalizzazioni politiche" e ha ribadito che il governo "ha agito nel pieno rispetto delle norme e delle procedure internazionali". Tuttavia, le spiegazioni fornite dai ministri non hanno placato le opposizioni, che chiedono ancora chiarezza su come e perché Almasri sia stato rimpatriato così rapidamente, senza attendere un’eventuale valutazione della CPI.

La questione rimane aperta e continua a pesare sul quadro politico nazionale, con la prospettiva che il caso possa avere ulteriori sviluppi nelle prossime settimane.