La Spagna taglia la settimana lavorativa: si passa da 40 a 37,5 ore

La Spagna taglia l'orario di lavoro. Luce verde alla proposta di legge che porta la settimana lavorativa da 40 a 37,5 ore. Un cambiamento, una volta approvato dal Parlamento, che porterà benefici soprattutto a lavoratori part-time e donne. Ma con un impatto diverso nei vari settori economici. E la situazione in Europa è tuttaltro che uniforme: si va dalle 32,4 ore in media dei Paesi Bassi alle oltre 42 di Turchia, Montenegro e Serbia.Il taglio dell’orario in Spagna interesserà, secondo le stime della ministra del lavoro Yolanda Diaz, 12 milioni di lavoratori. Saranno quelli part-time a guadagnarci maggiormente, perché saranno quelli che potranno mantenere lo stesso numero di ore lavorate, ma queste rappresenteranno una quota maggiore dell'orario totale, garantendo loro un aumento salariale proporzionale. Questo beneficio interesserà soprattutto le donne, che sono il 75% dei due milioni di contratti part-time coinvolti nella riforma. A risentire maggiormente della riduzione dell'orario saranno quattro settori. Sicuramente quello alberghiero e della ristorazione dove si avrà una riduzione media di quasi due ore a settimana. Seguono informazione e comunicazione (meno 109 minuti settimanali), il commercio (98 minuti in meno a settimana) e infine agricoltura, allevamento e pesca (riduzione di 97 minuti settimanali). Il nuovo orario lavorativo non si farà sentire invece nei settori dove l'orario lavorativo medio è già inferiore alle 37,5 ore settimanali: istruzione (oggi 34,3 ore), pubblica amministrazione (oggi 35,9 ore) e settore bancario e assicurativo. E ci saranno anche differenze a seconda di dove si abita in Spagna. Per esempio, i lavoratori dei Paesi Bassi hanno già un contratto con meno di 37,5 ore settimanali, L’impatto si sentirà soprattutto nelle regioni meridionali e insulari, dove settori come il turismo e la ristorazione sono predominanti e le ore medie di lavoro sono più elevate. Meno ore di lavoro ma salari intoccati, dicono i sostenitori del progetto spagnolo. Le ore eccedenti saranno considerate e straordinari (massimo 80 ore annue) e pagate come tali. I contratti esistenti non cambieranno automaticamente, ma la riduzione sarà regolata dalla contrattazione collettiva. È previsto dopo l’approvazione del Parlamento un periodo di transizione per l'adattamento delle aziende, con sanzioni fino a 10mila euro per violazioni.E in Europa come funziona? Secondo i dati Eurostat del 2022, la media europea per i lavoratori tra i 20 e i 64 anni è di 36,2 ore settimanali (41,3 ore se si tiene conto dei soli lavoratori full time). Ma la situazione varia notevolmente tra i diversi Paesi. Guardando agli Stati dove si “lavora meno” sul podio ci sono Paesi Bassi con 32,4 ore a settimana, Austria 33,7 ore e Norvegia 34,1 ore. Dall’altra parte della classifica ci sono Turchia con un orario medio settimanale è di 42,9 ore, seguita da Montenegro con 42,8 ore, Serbia con 42,3 ore e Grecia e Romania con 39,7 ore. L'Italia dove si colloca? Leggermente al di sotto della media europea, con 36,2 ore settimanali. Esistono poi differenze di genere: gli uomini lavorano mediamente più delle donne (38,7 contro 33,6 ore in Europa), con l’Italia in linea con questo trend (39 ore per gli uomini, 32,2 per le donne). Inoltre, il 7,4% dei lavoratori europei supera le 49 ore settimanali, con picchi in Grecia (12,6%) e Turchia (28,1%).Aldilà delle differenze dentro l’Unione Europea quello che emerge è una tendenza generale negli ultimi anni alla riduzione dell’orario di lavoro. Rispetto al pre-pandemia la media orario di lavoro in Europa è calata di 24 minuti. A influenzare il trend è stata l’introduzione di forme di lavoro più flessibili, come lo smart working e la settimana lavorativa corta a quattro giorni. E in questo contesto si inserisce la decisione di Madrid di ridurre l'orario lavorativo settimanale a 37,5 ore. Decisione che arriva appena dopo l’aumento del salario minimo del 4,4% per il 2025, la registrazione del tasso di disoccupazione tra i più bassi degli ultimi anni e una previsione di crescita economica del 2,6% per quest’anno.

Feb 5, 2025 - 20:50
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La Spagna taglia la settimana lavorativa: si passa da 40 a 37,5 ore


La Spagna taglia l'orario di lavoro. Luce verde alla proposta di legge che porta la settimana lavorativa da 40 a 37,5 ore. Un cambiamento, una volta approvato dal Parlamento, che porterà benefici soprattutto a lavoratori part-time e donne. Ma con un impatto diverso nei vari settori economici. E la situazione in Europa è tuttaltro che uniforme: si va dalle 32,4 ore in media dei Paesi Bassi alle oltre 42 di Turchia, Montenegro e Serbia.

Il taglio dell’orario in Spagna interesserà, secondo le stime della ministra del lavoro Yolanda Diaz, 12 milioni di lavoratori. Saranno quelli part-time a guadagnarci maggiormente, perché saranno quelli che potranno mantenere lo stesso numero di ore lavorate, ma queste rappresenteranno una quota maggiore dell'orario totale, garantendo loro un aumento salariale proporzionale. Questo beneficio interesserà soprattutto le donne, che sono il 75% dei due milioni di contratti part-time coinvolti nella riforma.

A risentire maggiormente della riduzione dell'orario saranno quattro settori. Sicuramente quello alberghiero e della ristorazione dove si avrà una riduzione media di quasi due ore a settimana. Seguono informazione e comunicazione (meno 109 minuti settimanali), il commercio (98 minuti in meno a settimana) e infine agricoltura, allevamento e pesca (riduzione di 97 minuti settimanali). Il nuovo orario lavorativo non si farà sentire invece nei settori dove l'orario lavorativo medio è già inferiore alle 37,5 ore settimanali: istruzione (oggi 34,3 ore), pubblica amministrazione (oggi 35,9 ore) e settore bancario e assicurativo. E ci saranno anche differenze a seconda di dove si abita in Spagna. Per esempio, i lavoratori dei Paesi Bassi hanno già un contratto con meno di 37,5 ore settimanali, L’impatto si sentirà soprattutto nelle regioni meridionali e insulari, dove settori come il turismo e la ristorazione sono predominanti e le ore medie di lavoro sono più elevate.

Meno ore di lavoro ma salari intoccati, dicono i sostenitori del progetto spagnolo. Le ore eccedenti saranno considerate e straordinari (massimo 80 ore annue) e pagate come tali. I contratti esistenti non cambieranno automaticamente, ma la riduzione sarà regolata dalla contrattazione collettiva. È previsto dopo l’approvazione del Parlamento un periodo di transizione per l'adattamento delle aziende, con sanzioni fino a 10mila euro per violazioni.

E in Europa come funziona? Secondo i dati Eurostat del 2022, la media europea per i lavoratori tra i 20 e i 64 anni è di 36,2 ore settimanali (41,3 ore se si tiene conto dei soli lavoratori full time). Ma la situazione varia notevolmente tra i diversi Paesi. Guardando agli Stati dove si “lavora meno” sul podio ci sono Paesi Bassi con 32,4 ore a settimana, Austria 33,7 ore e Norvegia 34,1 ore. Dall’altra parte della classifica ci sono Turchia con un orario medio settimanale è di 42,9 ore, seguita da Montenegro con 42,8 ore, Serbia con 42,3 ore e Grecia e Romania con 39,7 ore. L'Italia dove si colloca? Leggermente al di sotto della media europea, con 36,2 ore settimanali. Esistono poi differenze di genere: gli uomini lavorano mediamente più delle donne (38,7 contro 33,6 ore in Europa), con l’Italia in linea con questo trend (39 ore per gli uomini, 32,2 per le donne). Inoltre, il 7,4% dei lavoratori europei supera le 49 ore settimanali, con picchi in Grecia (12,6%) e Turchia (28,1%).

Aldilà delle differenze dentro l’Unione Europea quello che emerge è una tendenza generale negli ultimi anni alla riduzione dell’orario di lavoro. Rispetto al pre-pandemia la media orario di lavoro in Europa è calata di 24 minuti. A influenzare il trend è stata l’introduzione di forme di lavoro più flessibili, come lo smart working e la settimana lavorativa corta a quattro giorni. E in questo contesto si inserisce la decisione di Madrid di ridurre l'orario lavorativo settimanale a 37,5 ore. Decisione che arriva appena dopo l’aumento del salario minimo del 4,4% per il 2025, la registrazione del tasso di disoccupazione tra i più bassi degli ultimi anni e una previsione di crescita economica del 2,6% per quest’anno.