Byd punta al nord, come potrebbe cambiare il futuro di Torino nonostante l’ombra dei dazi
BYD cerca fornitori italiani per i nuovi stabilimenti in Europa, mentre prosegue lo scontro sui dazi con Bruxelles per il futuro del mercato elettrico
Tra il 20 e il 22 febbraio Torino diventa il campo di gioco di Byd, colosso cinese dei veicoli elettrici, e delle aziende italiane che producono componenti per auto. L’obiettivo è quello di trovare fornitori con i numeri giusti per rifornire i nuovi impianti in Ungheria e Turchia. Una boccata d’aria per Torino, città segnata dalla crisi di Stellantis, che ha lasciato a piedi molte aziende dell’indotto.
Il Piemonte punta così a rilanciarsi, cercando investitori che possano ridare vita al settore auto, ormai dipendente da Stellantis. L’interesse di Byd potrebbe essere l’inizio di una rinascita, portando non solo lavoro ma anche nuova linfa industriale. Tuttavia, lo scontro sui dazi resta il banco di prova per determinare il futuro dei rapporti tra Europa e Cina, mentre il mercato dell’elettrico continua a evolversi senza sosta.
Byd: dalle batterie alle auto elettriche
Nata nel 1995 a Shenzhen, Byd ha cominciato come un piccolo produttore di batterie ricaricabili, trasformandosi in un gigante mondiale dei veicoli elettrici. Autobus, camion, mezzi speciali: il catalogo è ampio e in continua espansione. Nel 2023, Byd ha venduto oltre 120mila veicoli in Europa, di cui 3.500 solo in Italia. Con due nuovi stabilimenti, uno in Ungheria e l’altro in Turchia, punta a tagliare i costi legati ai dazi europei, arrivati al 17%.
Torino e la scia della crisi Stellantis
La situazione a Torino è da tempo critica. La produzione di Stellantis ha subito un tracollo, lasciandosi dietro una lunga scia di aziende chiuse e lavoratori in cassa integrazione. Byd potrebbe quindi rappresentare una via di fuga, offrendo a queste realtà l’opportunità di rimettersi in moto grazie alla sua ricerca di componentistica d’eccellenza.
Duello sui dazi: Byd e big player contro Bruxelles
Mentre Byd cerca fornitori, si trova anche al centro di una battaglia legale contro l’Unione Europea. Non è sola: Tesla, Bmw, Geely e Saic Motors sono al suo fianco. La posta in gioco riguarda i dazi imposti dall’Ue alle auto elettriche cinesi, che hanno portato le tariffe fino al 17%. Per Bruxelles, è una mossa per difendere i produttori europei. Per le case cinesi e non solo, è un freno alla transizione verso veicoli più sostenibili e competitivi.
Bmw lamenta che queste politiche non aiutano i produttori locali, mentre Tesla osserva in silenzio, pur essendo chiaramente colpita. Anche Audi, parte del gruppo Volkswagen, si dice contraria a una strategia difensiva, proponendo piuttosto di cedere spazi produttivi alle aziende cinesi pur di mantenere in vita le fabbriche europee, in grande sofferenza. Byd, nel frattempo, mira a bypassare i dazi aumentando la sua presenza produttiva direttamente sul suolo europeo.
Al centro del dialogo: figure chiave e strategie
Alfredo Altavilla e Alessandro Grosso, volti di spicco della divisione europea di Byd, stanno tessendo la tela delle relazioni. “Molti fornitori italiani sono già in Turchia e nell’Est Europa. Ora devono valutare se è possibile fare spazio anche in Italia, dove la maestria nella componentistica non manca”, ha dichiarato Altavilla al Sole24Ore. Per lui, incentivare la filiera industriale italiana potrebbe rendere il Paese più competitivo. “Con le giuste agevolazioni, Byd o altri costruttori potrebbero investire qui”.