Willie Peyote a Sanremo: “Torno per vivere il festival davvero. Siamo un Paese di conservatori”
Il cantante si racconta in un'intervista all'Ansa. A Sanremo con Grazie Ma No Grazie, porta critica sociale e ironia in un festival dominato da temi intimi. L'articolo Willie Peyote a Sanremo: “Torno per vivere il festival davvero. Siamo un Paese di conservatori” proviene da Globalist.it.
![Willie Peyote a Sanremo: “Torno per vivere il festival davvero. Siamo un Paese di conservatori”](http://www.globalist.it/wp-content/uploads/2025/02/Willie-Peyote.webp)
Willie Peyote torna sul palco dell’Ariston con Grazie Ma No Grazie, riportando a Sanremo quella vena sociale che quest’anno sembra meno rappresentata, a favore di temi più intimi e sentimentali. Il rapper torinese, già vincitore del Premio della Critica Mia Martini nel 2021 con Mai Dire Mai (La Locura), vuole vivere appieno l’esperienza che tre anni fa gli era sembrata “monca”, a causa della pandemia e della platea vuota.
“Nel 2021 ho partecipato a un festival dimezzato, senza quell’energia, quel caos che ne cambiano la percezione. Stavolta voglio godermi anche quegli aspetti che allora sono mancati”, racconta a Claudia Fascia dell’Ansa.
Come nella sua prima partecipazione, Willie Peyote si conferma voce critica e politica, senza timori: nel suo brano non mancano riferimenti diretti alla società e alle proteste di piazza (“Questa gente non fa un cazzo, li mantengo tutti io con le mie tasse”, “Dovresti andare a lavorare e non farti manganellare nelle piazze”). Un ruolo che sente suo, anche se non sa se sia stato lui a sceglierlo o viceversa. “Di certo non ho fatto niente per evitarlo. Alla fine, Sanremo è tutto una questione di quote: io vado a coprire quella. Viviamo in un Paese conservatore, dove si è perso il senso del dissenso”.
E lui? Ha ancora voglia di dissenso? “Io ho sempre manifestato, dai tempi dell’università fino a oggi. L’ultima volta è stato il 25 novembre scorso a Roma. Ma il problema è che oggi il conservatorismo è la norma, è diventato quasi di moda. Siamo tutti votati a un immobilismo che mi annoia: il cambiamento spaventa”.
L’Italia, secondo lui, è un Paese che si aggrappa alle tradizioni anche quando si tratta di polemiche. “Parlare di censura per il caso di Tony Effe mi sembra esagerato, considerando quello che accade nel mondo, come in Iran. Certo, gli hanno negato il Circo Massimo, ma i suoi concerti li fa comunque”. E sulla questione dell’autotune? “Che noia”, taglia corto. Lo stesso vale per il dibattito sulla presenza di pochi autori dietro la maggior parte delle canzoni in gara: “Mi stupisce lo stupore. È da anni che le classifiche sono dominate dalle stesse firme. Io preferisco scrivere i miei pezzi da solo, ma è una scelta personale. La domanda vera è: vuoi essere primo in classifica o raccontare qualcosa?”.
Anche quest’anno, in qualche modo, i Jalisse saranno presenti al festival: “E c’hai provato anche più volte dei Jalisse, ma l’insistenza non è mai così di classe”, canta in Grazie Ma No Grazie. “Non è una presa in giro a loro – anzi, ho fatto leggere il testo prima – ma una critica all’approccio generale che abbiamo all’arte e al festival. Alla fine, ci interessa più il contorno che la musica. Invitarli per la serata duetti? Sarebbe stato più un meme”.
Per il duetto, Willie Peyote ha scelto invece Federico Zampaglione e Ditonellapiaga, con cui interpreterà Un Tempo Piccolo di Franco Califano. “Trovo limitante ragionare per appartenenze geografiche. Io sono molto legato a quella canzone: è un esempio di come si possa raccontare la decadenza della vita con poesia”.
Durante la settimana del festival, il 14 febbraio, uscirà Sulla Riva del Fiume, che raccoglie la prima parte del progetto pubblicato lo scorso aprile e aggiunge quattro inediti, tra cui il brano sanremese. “Il fiume, per me che sono nato a Torino, non può che essere il Po. Con questo disco chiudo la mia trilogia sabauda, iniziata con Educazione Sabauda nel 2015 e proseguita con Sindrome di Tôret nel 2017”.
L'articolo Willie Peyote a Sanremo: “Torno per vivere il festival davvero. Siamo un Paese di conservatori” proviene da Globalist.it.