Scoperta Quipu, la struttura più grande mai vista nell’universo
Un complesso sistema di ammassi galattici chiamato struttura Quipu batte ogni record dimensionale nell'universo osservabile, rivelando nuovi misteri sulla distribuzione della materia cosmica L'articolo Scoperta Quipu, la struttura più grande mai vista nell’universo è tratto da Futuro Prossimo.
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Un filo di galassie intrecciato nel tessuto del cosmo. La struttura Quipu si rivela agli occhi degli astronomi come una gigantesca rete di ammassi galattici che supera ogni precedente record dimensionale. Con una massa pari a 200 quadrilioni di soli e un’estensione di 1,3 miliardi di anni luce, questa scoperta riscrive i nostri libri di astronomia.
Quipu, le dimensioni del gigante cosmico
La struttura Quipu, che prende il nome dal Khipu, un antico sistema Inca di conteggio basato su nodi e corde (se vi interessa anche questa storia, ne abbiamo parlato qui), si diana su una distanza che supera di oltre 13.000 volte la lunghezza della nostra Via Lattea.
E come un Khipu è costituita da un lungo filamento principale con multiple diramazioni laterali, creando una complessa rete di ammassi galattici interconnessi.
Lo studio, in attesa di pubblicazione sulla rivista Astronomy and Astrophysics, rivela che questa struttura cosmica è così evidente da essere riconoscibile anche a occhio nudo nelle mappe celesti. Si trova a una distanza compresa tra 425 e 815 milioni di anni luce dalla Terra, relativamente vicina in termini cosmici.
Il contesto cosmico
Prima di Quipu, il primato di più grande struttura dell’universo era conteso dal Muro Hercules-Corona Borealis, una misteriosa concentrazione di materia situata a circa 10 miliardi di anni luce da noi, con un’estensione stimata di 10 miliardi di anni luce. La sua esistenza, però, rimane ancora oggetto di dibattito nella comunità scientifica.
Oltre a Quipu, i ricercatori hanno identificato altre quattro giganti strutture cosmiche: il superammasso di Shapley, la superstruttura Serpens-Corona Borealis, il superammasso di Ercole e la superstruttura Sculptor-Pegasus. Insieme, questi cinque colossi cosmici contengono il 45% degli ammassi galattici, il 30% delle galassie e il 25% della materia nell’universo osservabile, occupando il 13% del suo volume totale.
Gli effetti sul cosmo
Queste immense strutture influenzano significativamente l’ambiente cosmico circostante. I ricercatori hanno osservato che impattano sulla radiazione cosmica di fondo (CMB), le onde radio residue del Big Bang presenti uniformemente nello spazio. Inoltre, la velocità locale di questi flussi di galassie può distorcere le misurazioni dell’espansione generale dell’universo, nota come costante di Hubble.
Quipu, niente è per sempre
Nonostante le loro dimensioni colossali, queste strutture sono destinate a essere temporanee. L’espansione continua dell’universo le separerà gradualmente in unità più piccole. Come notano i ricercatori:
Nel futuro dell’evoluzione cosmica, queste superstrutture sono destinate a frammentarsi in diverse unità collassanti. Sono quindi configurazioni transitorie. Ma al momento sono entità fisiche speciali con proprietà caratteristiche e ambienti cosmici speciali che meritano particolare attenzione
La scoperta di Quipu e delle altre superstrutture apre nuove prospettive per comprendere l’evoluzione delle galassie e la distribuzione della materia nell’universo, sfidando ancora una volta i limiti della nostra comprensione del cosmo.
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